MOGO, cambi di atmosfera

Ha aperto da poco in via Bernina in zona Farini, a Milano, un locale polifunzionale che propone una bella drink list nello scenografico bancone bar, uno spazio di ascolto di musica prodotta da un impianto Hi-Fi artigianale, un design elegante e ricco di dettagli e soprattutto la cucina ricca di contaminazioni di Yoji Tokuyoshi, lo chef che ha rinunciato alla stella

MOGO, Yoji Tokuyoshi
MOGO, Yoji Tokuyoshi
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Ha aperto poche settimane fa ed è già diventato un punto di riferimento in una zona di Milano in grande fermento, Scalo Farini, che sta diventando un prolungamento di Isola. Ha tanti punti di interessa MOGO, in via Bernina 1C, un Hi-Fi Bar & Dining che unisce cucina di qualità, buoni cocktail, un ambiente elettrico e un’esperienza musicale curata nei minimi dettagli. Non a caso il locale si inserisce nella nuova onda dei “listening bar”, che si ispirano ai Jazz Kissa giapponesi, nei quali la musica è un ingrediente altrettanto importante del cibo e dei drink.

MOGO, la sala ascolto
MOGO, la sala d'ascolto


MOGO in particolare vanta un’estetica moderna e industriale. La prima curiosità riguarda il nome? Dicono che tragga ispirazione dalla parola “Mmogo” che, nella lingua sudafricana Sotho, significa “insieme” o “unito” e che vuole incoraggiare il senso di aggregazione tra le persone. Io l’ho visitato con l’idea di cenare, incoraggiato dal fatto che la cucina è curata dallo chef Yoji Tokuyoshi, nome che a Milano è garanzia di qualità fuori degli schemi.


Anni fa Tokuyoshi, già sous- chef di Massimo Bottura all’Osteria Francescana, aveva un suo ristorante eponimo in via di San Calocero che aveva preso una stella Michelin con una cucina che attingeva al Giappone, all’Italia e a qualsiasi posto gli venisse in mente. Quasi da un giorno all’altro decise di cambiare e il fine dining Tokuyoshi divenne un bistrot giapponese, Bentoteca. Niente più stella (si sa che ai soloni francesi della guida rossa manca quella cosa che in Italia per brevità chiamiamo coraggio) ma stesso divertimento, stessa voglia di stupire. Bentoteca è sempre piena, nel gennaio del 2024 è stata anche selezionata tra i 50 Best Discovery di Milano, e nel frattempo si sono aggiunti nuovi progetti come Katsusanderia e il forno Pan.

MOGO, la preparazione di un cocktail
MOGO, la preparazione di un cocktail


In via Bernina chef Tokuyoshi ha selezionato tutti gli elementi della brigata e pensato a un menu agile, contaminato e accessibile realizzato con gli ingredienti dei suoi fornitori abituali. La carta che mi è stata presentata comprende una quindicina di piatti “fluidi”, nel senso che sfuggono alla normale categorizzazione di un menu all’italiana. Io e la mia accompagnatrice abbiamo scelto quattro piatti da condividere e poi ne abbiamo ordinato un quinto perché se voglio trovare un difetto a MOGO è che i piatti sono notevoli ma di misuratissima quantità. Diciamo che qui non si viene per spanzarsi, basta saperlo.

MOGO, il bar
MOGO, il bar


Ma la Tartare di fassona condita e con aglio orsino si bea di una materia prima di suprema qualità, gli Asparagi goma- tofu hanno un insospettabile carattere, del Pollo teriyaki con coscia di pollo Moncucco marinata nel miso, nella salsa teriyaki, con broccolo, lime e yuzukosho ne avremmo mangiate tre porzioni, l’Hamachi crudo è un carpaccio di ricciola con estratto di cetriolo e mela verde, sedano croccante ed erba cipollina di tagliente freschezza e la “bonus track”, il Petto d’anatra con patata soffiata, un piccolo prodigio di struttura e sapore. I piatti costano tutti tra i 10 e i 24 euro ed è possibile costruire un buon percorso con 50 euro a persona. A pranzo la formula è differente.

MOGO, gli interni
MOGO, gli interni


Tre piatti unici: Hambagu Teishoku è un hamburger di wagyu; il Salmone Saikyoyaki è marinato nel miso e cotto sulla griglia; l’Aspara-Tama Seishoku sono asparagi cotti sulla griglia con uovo morbido. Tutti sono serviti con riso bianco al vapore, insalata giapponese di patate e verdure condite di stagione. Nel weekend c’è un brunch. Ma parlare solo di cibo non si farebbe un buon servizio a un locale che vive anche grazie al bar con uno scenografico bancone a 360 gradi, epicentro del locale, con una proposta che spazia tra cocktail classici e signature creativi, accompagnati da una selezione di vini naturali e biologici e da una collezione esclusiva di whisky giapponesi, Scotch, mezcal, gin e sake. E grazie alla musica prodotta in uno spazio di ascolto da un impianto Hi-Fi artigianale che garantisce un’esperienza sonora impeccabile.

La curatela musicale è affidata a Polifonic – uno dei festival più apprezzati in Italia e all’estero – e a BSR, etichetta indipendente e branch musicale di Burro Studio, che porterà artisti italiani e internazionali per performance esclusive.

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