
Un’annata “delicata e affascinante”, parola di Anselmo Guerrieri Gonzaga. Così si presenta il San Leonardo 2020, ultimo capitolo – sul mercato dallo scorso marzo - della lunga storia della tenuta trentina che da secoli custodisce, sotto la sigla nobiliare dei Guerrieri Gonzaga, un modo antico e raffinato di fare vino. Un vino che non alza la voce, non ostenta gradi alcolici (12,5 per cento) e si affida piuttosto alla misura, alla freschezza, all’eleganza. La grande tradizione bordolese del nord Italia, si potrebbe dire, ma sussurrata con garbo.
Il merito è anche di un microclima fuori dall’ordinario: il famoso respiro dell’Ora del Garda, che ogni giorno sale dal lago mitigando il freddo invernale, e d’estate garantisce un’ottimale ventilazione ai vigneti, mai esposti a un sole eccessivo grazie all’ombra naturale dei rilievi circostanti. “Le nostre viti – spiega Anselmo Guerrieri Gonzaga – ricevono la luce giusta per la fotosintesi ma sono protette dal calore eccessivo. Questo garantisce maturazioni lente, buoni equilibri acidi e aromi preservati”. A questo si aggiunge l’allevamento a pergola trentina, che protegge i grappoli senza soffocarli, e una notevole escursione termica tra il giorno e la notte: fino a 20 gradi di differenza, decisivi per la complessità aromatica.
In cantina, invece, si continua a fare come si faceva: fermentazione spontanea in vasche di cemento, senza lieviti selezionati, rimontaggi quotidiani, qualche sporadico délestage. Poi 24 mesi in barrique e tonneaux, con legno nuovo usato con parsimonia, e altri 24 mesi in bottiglia. Ne esce un vino che cammina con passo sicuro sul crinale tra struttura e finezza, senza mai inciampare nella retorica della potenza. “È un vino che emoziona oggi – dice ancora Guerrieri Gonzaga – e che saprà sorprendere negli anni”.
E per chi pensa che l’arte sia strettamente legata al vino, c’è anche l’edizione limitata da collezione: 999 bottiglie vestite con un’etichetta firmata da Linda Fregni Nagler, ispirata a una delle opere più enigmatiche del Museo di San Leonardo: il Colmatore attribuito a Leonardo da Vinci. Un disegno nei toni del bianco, grigio e argento, che richiama l’estetica dei vecchi negativi fotografici. Le bottiglie, in cassetta da tre, saranno disponibili dal 27 marzo sul sito ufficiale della tenuta.
L’etichetta d’artista rientra nel progetto Arte a San Leonardo, giunto alla terza edizione, ideato da Anselmo Guerrieri Gonzaga e Ilaria Tronchetti Provera, con la curatela di Giovanna Amadasi. Ogni anno un artista è invitato a vivere la tenuta, entrare in relazione con le persone, la natura, il paesaggio, e realizzare un’opera che si traduce nell’etichetta della nuova annata. Dopo Simone Berti (2023) e Marzia Migliora (2024), tocca a Fregni Nagler con un lavoro che riflette sul legame tra arte e vino, tra tempo e creazione. Perché in fondo, come ogni grande vino, anche un’opera d’arte è un pezzo irripetibile di tempo e di materia.
Oggi San Leonardo è una tenuta di 300 ettari, di cui 30 a vigneto condotto in biologico, ai piedi delle montagne trentine. Un tempo fu un monastero, da tre secoli è casa dei Marchesi Guerrieri Gonzaga.
È “Cantina dell’anno 2025” per il Gambero Rosso, è certificata Equalitas per la sostenibilità, ed è riconosciuta come “Friend of Biodiversity”. Ma soprattutto è un luogo dove si lavora ancora a mano, lentamente, con la consapevolezza che il vino – come l’arte – richiede tempo, attenzione e un certo pudore. Non serve dire troppo. Basta assaggiare.