
“Dal 10 al 15 giugno, gli attivisti del centro GenderDoc-M organizzeranno una serie di eventi Pride a Chișinău, un appuntamento annuale che rappresenta non solo una celebrazione della diversità, ma anche una forte rivendicazione di diritti civili in un contesto ancora segnato da forti resistenze e discriminazioni.
Il 15 maggio, il Consiglio Comunale della capitale moldava ha approvato una controversa decisione che vieta la cosiddetta “propaganda LGBTQ”, includendo il divieto di esibire simboli della comunità e di organizzare marce pubbliche. Durante il voto, i consiglieri affiliati al partito di governo PAS (Partito Azione e Solidarietà) di centrodestra, guidato dalla Presidente Sandu hanno abbandonato l’aula in segno di protesta.
Questa misura ha immediatamente sollevato l’allarme tra i difensori dei diritti umani e presso le istituzioni europee. Il rispetto dei diritti delle persone LGBTQ non è una questione simbolica: è una condizione imprescindibile e non negoziabile per l’adesione all’Unione Europea, come i vertici europei hanno più volte sottolineato. L’UE non può accettare tra le sue fila paesi che tollerano o promuovono l’omofobia, né come pratica sociale, né come strumento politico.
In questo contesto, la posizione della Moldova desta preoccupazione. La crescente resistenza all’inclusività, alla diversità e alla piena uguaglianza dei diritti rischia di compromettere seriamente le aspirazioni europee del Paese. Il contrasto tra le forze politiche è netto: la presidente Maia Sandu e il partito PAS – formazione di centrodestra e membro osservatore del Partito Popolare Europeo (PPE) – restano l’unica forza liberale decisa a sostenere pubblicamente i valori dell’inclusione. La loro amministrazione ha investito nella sensibilizzazione pubblica e nell’educazione civica, ma secondo gli esperti è ora necessario un passo ulteriore verso la tutela dei diritti.
Il sostegno dichiarato del PAS agli eventi del Pride di quest’anno rappresenta un chiaro segnale di allineamento ai valori democratici europei. Al contrario, le voci dell’opposizione continuano a politicizzare le questioni LGBTQ, alimentando la divisione sociale con retoriche populiste e tentativi di stigmatizzazione pubblica delle minoranze, con l’obiettivo di ostacolare il percorso europeista della Moldova.
La decisione del Consiglio Comunale di vietare la marcia LGBTQ ha attirato anche la condanna dell’Avvocato del Popolo, Ceslav Panico, che ha ricordato come simili provvedimenti violino diritti fondamentali come la libertà di espressione e di riunione pacifica, tutelati sia dalla legislazione nazionale che dagli standard internazionali sui diritti umani.
Uno degli organizzatori degli eventi, Vasile Mikleușanu, ha dichiarato in un’intervista a Nokta: «La marcia LGBT non è una “parata gay”, ma una forma di protesta civica». Secondo Mikleușanu, si tratta di una battaglia per il futuro democratico del Paese, in cui i diritti e le libertà fondamentali siano garantiti a tutti, indipendentemente dall’identità.
Il Pride 2025 a Chișinău non sarà dunque solo una manifestazione colorata: sarà un indicatore
decisivo dello stato della democrazia moldava e della reale volontà del Paese di condividere e rispettare i valori plurali alla base dell’Unione Europea.”Così in un’analisi Daniele Priori, Segretario nazionale di GayLib.