Cultura e società

Obama contro la censura dei libri. Ma l'ex presidente rovescia la realtà

L'ex presidente Usa condanna la censura dei libri, mettendo sullo stesso piano conservatori e progressisti. Ma cancel culture e ideologia woke sono stati sposati dal "mainstream"

Obama contro la censura dei libri. Ma l'ex presidente rovescia la realtà

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L'ultimo intervento dell'ex presidente Barack Obama sui social entra a gamba tesa nel dibattito sulle culture war. Abbandonata la classe operaia, la sinistra liberal si è infatti concentrata sui diritti delle minoranze, polarizzando sempre più l'opinione pubblica, ora divisa in "tribù" in competizione tra loro, e sposando quella che Robert Hughes ha magistralmente descritto come la "cultura del piagnisteo". Questo ha contribuito a generare delle vere e proprie "guerre culturali" tra conservatori e progressisti, con radicalismi ed estremismi da ambo le parti, che hanno portato alla censura di libri nelle scuole o in altri luoghi.

Sui social, Obama afferma che oggi, "alcuni dei libri che hanno plasmato la mia vita - e quelle di così tante altre persone - sono contestati da persone che disapprovano certe idee o prospettive". Non è una coincidenza, spiega, che "tali "libri vietati" siano spesso scritti da, o abbiano come protagonisti, persone di colore, popolazioni indigene e membri della comunità Lgbtq+ - però ci sono stati anche casi spiacevoli in cui libri di autori conservatori o libri contenenti parole oscene che scaldano gli animi sono diventati bersaglio della censura". In entrambi i casi, afferma, "l'impulso pare essere quello di imbavagliare piuttosto che coinvolgere, controbattere, imparare da o cercare di capire opinioni che non coincidono con le nostre".

Cosa dimentica Obama

L'ex presidente è costretto ad ammettere che ci sono stati dei casi in cui libri di autori conservatori sono diventati bersaglio di censura. Ha ragione, in questo senso: la guerra culturale negli Stati Uniti ha provocato estremismi a destra come a sinistra, e questo rappresenta un problema per la tenuta della democrazia statunitense. Non poteva che essere così: è un dibattito figlio della "politica dell'identità". Ma Obama rovescia il principio di causa-effetto: l'estremismo di alcuni gruppi ultra-conservatori rappresenta infatti una reazione - sbagliata - all'ossessione della sinistra per le minoranze degli ultimi anni, e non il contrario, e soprattutto tale fenomeno non può essere minimanente paragonato per rilevanza e portata all'ideologia "woke" e alla cancel culture. Che non riguarda gruppi ristretti di fanatici, ma il "mainstream", le grandi case editrici e le multinazioni dell'intrattenimento.

Basti pensare al dibattito odierno su Biancaneve, un classico stravolto dal fanatismo "woke". Il live action vedrà infatti l’attrice di origini colombiane Rachel Zegler come protagonista e Gal Gadot nei panni della matrigna strega, ma la novità, nel nome del politically correct, riguarda invece i nani, che non sono in realtà nani ma “creature magiche”. Oltre al fatto che sono stati inseriti generi diversi e ben sette etnie differenti. Questo rappresenta solo l'ultimo episodio di una serie infinita di film e personaggi stravolti dalla follia del politicamente corretto.

Il problema della sinistra americana

Come ha rilevato, in tempi non sospetti - era il il 2018 - il politologo Francis Fukuyama nel saggio Identità. La ricerca della dignità e i nuovi populismi (Utet), il problema con la sinistra odierna sta nelle particolari "forme di identità che questa ha deciso sempre di più di esaltare". Anziché costruire solidarietà attorno a vaste collettività come la classe operaia o gli economicamente sfruttati, si è concentrata su gruppi sempre più ristretti che si trovano emarginati secondo specifiche modalità. Questo, spiega Fukuyama, "fa parte di una più ampia vicenda riguardante la sorte del liberalismo moderno, in cui il principio di riconoscimento universale e paritario si è mutato nello specifico riconoscimento di gruppi particolari".

Obama dovrebbe quindi in primo luogo rivolgersi alla sinistra liberal e fare un po' di autocritica, perché la deriva ideologica degli ultra-progressisti, nell'ultimo decennio, ha portato a ciò che descrive Obama nel suo post. Cosa ne pensa, inoltre, l'ex presidente del fatto che Shakespeare o altri classici della letteratura siano stati censurati in ossequio all'ideologia woke e accusati di razzismo, misoginia o altre amenità? No caro, ex presidente: l'idiozia di qualche gruppo conservatore e di qualche fanatico, non cambia il quadro generale. I primi censori, stanno a sinistra.

E ora gridare al lupo è un po' fuori tempo massimo.

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