In Turchia, i gatti non sono solo animali domestici, ma vere e proprie icone culturali. Sono simboli di libertà, spiritualità e convivenza urbana: vivono tra le strade, nei cortili, nei negozi e nelle moschee, accuditi da cittadini e istituzioni. In un Paese dove si stima che oltre 5 milioni di felini vivano liberi ma foraggiati dalla popolazione e dalle municipalità, non sorprende che un tribunale di Istanbul abbia emesso una sentenza senza precedenti: un assegno di mantenimento per due gatti di famiglia in seguito a un divorzio.
Il caso: un divorzio e due gatti al centro dell’accordo
La vicenda riguarda una coppia di Istanbul che ha deciso di separarsi dopo due anni di matrimonio. Il divorzio, consensuale e motivato da “manifeste ragioni di incompatibilità”, si è concluso con un accordo economico complessivo di circa 13 mila euro a favore dell’ex moglie. Ma a rendere il caso unico è stata una clausola aggiuntiva: il mantenimento dei due gatti di casa, rimasti con la donna.
L’ex marito dovrà versare ogni tre mesi circa 240 euro per le spese dei due felini, una cifra che verrà aggiornata in base all’inflazione e che proseguirà per i prossimi dieci anni, un periodo calcolato sull’aspettativa di vita media dei gatti domestici. La decisione, riportata dai media turchi, è destinata a creare un precedente legale nel Paese.
Una legge che tutela gli animali anche dopo il matrimonio
La legge turca definisce ancora formalmente gli animali come “beni mobili”, ma negli ultimi anni il Parlamento ha introdotto emendamenti significativi alla normativa sulla protezione degli animali, riconoscendo loro diritti specifici e una tutela crescente. Tra queste modifiche vi è la possibilità di includere negli accordi di separazione e divorzio patti riguardanti la custodia, la cura e il sostegno finanziario degli animali domestici.
Fino ad oggi tali clausole si limitavano a stabilire con chi dovesse restare l’animale o a prevedere piccole spese di mantenimento condivise. Il caso di Istanbul, invece, porta l’asticella molto più in alto: l’assegno per i gatti è stato riconosciuto come voce autonoma, parametrata nel tempo e strutturata come un vero sostegno continuativo.
Un Paese dove i gatti sono parte dell’identità collettiva
L’amore dei turchi per i gatti è noto in tutto il mondo. In ogni città, da Istanbul a Izmir, da Ankara ad Antalya, i felini vivono liberi ma protetti: ricevono cibo, cure veterinarie e rifugi da parte delle amministrazioni locali. La loro presenza è così radicata da essere diventata parte del paesaggio urbano e dell’immaginario culturale turco.
Celebre è la storia di Gli, il gatto di Santa Sofia, vissuto per 16 anni all’interno dell’antica basilica, diventando una star internazionale dopo le carezze dell’ex presidente americano Barack Obama. Altrettanto famoso è Tombili, il “gatto filosofo” del quartiere asiatico di Kadıköy, immortalato in una posa rilassata che è diventata virale sui social. Dopo la sua morte, i cittadini gli hanno dedicato una statua, oggi meta di pellegrinaggi per amanti dei gatti da tutto il mondo.
Episodi come questi dimostrano quanto profondo sia il legame tra la popolazione turca e i felini: un sentimento che va oltre la semplice affezione, radicato in una visione quasi spirituale del rapporto con gli animali.
Un precedente che parla di civiltà e sensibilità
Il caso del divorzio di Istanbul è destinato a entrare nei manuali di diritto familiare e a influenzare future sentenze. Stabilire un assegno di mantenimento per gli animali domestici significa riconoscere che essi non sono oggetti, ma esseri viventi con esigenze e diritti. Un passo avanti non solo giuridico ma anche culturale, che rispecchia la profonda empatia della società turca verso i gatti.
La stessa sensibilità che, nel 2019, portò
all’espulsione di un cittadino giapponese colpevole di aver catturato e ucciso dei gatti a Istanbul: una decisione presa anche grazie alla mobilitazione popolare e alle migliaia di firme raccolte per chiedere giustizia.