Cultura e Spettacoli

La vita romanzesca di Andrea G. Pinketts in una Milano letteraria e reale

Due anni fa scompariva lo scrittore Andrea G. Pinketts: un'associazione fortemente voluta dalla madre sta cercando di preservare e ri-diffondere l'enorme corpus dei suoi scritti

La vita romanzesca di Andrea G. Pinketts in una Milano letteraria e reale

Sono passati due anni da quando Andrea G. Pinketts è scomparso. Eppure è ancora qui, ancora presente per la sua vasta comunità dei fan. E anche grazie a un’associazione molto speciale che porta il suo nome. Si tratta dell’associazione “Andrea G. Pinketts”, presieduta dalla madre dello scrittore Mirella Marabese. Il sodalizio associativo nasce proprio il 20 dicembre di due anni fa, il giorno in cui Pinketts è venuto a mancare.

“Dovevamo eliminare l’assenza di Pinketts - dice a ilGiornale.it Andrea Carlo Cappi, che si occupa dei testi e dell’editing, è uno scrittore e amico di Pinketts di lunga data - L’unico modo per sentirla meno era continuare ad averlo presente con le opere e gli scritti, sia quelli già pubblicati sia quel mare di racconti, articoli apparsi su riviste, prefazioni per libri altrui, tantissimo materiale disperso. Abbiamo un enorme lavoro davanti, ma come diceva lui ci siamo messi di buzzo buono e ci siamo posti due obiettivi: recuperare il materiale pubblicato su riviste e giornali e rendere disponibili testi di romanzi già pubblicati e non più in commercio. Il compito ci impegnerà parecchi anni”.

La riedizione di “Lazzaro vieni fuori”

L'esordio letterario di Pinketts, “Lazzaro vieni fuori”, uscì per la prima volta nel 1991. Nelle scorse settimane è uscita invece una nuova edizione filologicamente corretta - che rispecchia la volontà dello scrittore - e arricchita con materiale inedito. “In quanto editor di Pinketts - racconta Cappi - ho lavorato per restaurarlo completamente, in modo che ridiventasse com’era stato scritto. Un esempio su tutti: il nome di Lazzaro Santandrea era scritto in maniera errata, con un apostrofo. In appendice abbiamo inserito alcuni articoli che si collegavano ai temi trattati nel romanzo: delle specie di contenuti speciali, come nei dvd, in cui Pinketts parla di serial killer e del suo libro. Intendiamo rieditare un libro all’anno”.

Gli ebook gratis

Di concerto con l’associazione “Andrea G. Pinketts” la Biblioteca Sormani di Milano sta diffondendo inoltre materiali inediti attraverso e-book scaricabili gratuitamente. I volumetti digitali si intitolano “Ah sì? E io lo dico a Pinketts vol. 1” e “Ah sì? E io lo dico a Pinketts vol.2”: sono usciti i primi due e-book, mentre un terzo è atteso per il 20 dicembre, l’anniversario della scomparsa dello scrittore.

Il libro postumo

Pinketts è scomparso appunto il 20 dicembre 2018 e non ha potuto vedere l’uscita del suo volume postumo “E dopo tanta notte strizzami le occhiaie” (Mondadori), in libreria a partire da aprile 2019. Il libro, che contiene anche le immagini della pittrice Alexia Solazzo, è ritenuto da alcuni forse l’opera più intima dello scrittore, che tratta diversi “fantasmi” della società.

Scrive Pinketts nella prefazione, dalla sua stanza all’Ospedale Niguarda: “C’è la scrittura. C'è la pittura. Ci sono talmente tante suggestioni ingorde che non bastandosi da solo da sole si autosuggestionano ulteriormente, moltiplicandosi. La paura che sperava di introdursi subdolamente nella vostra intimità si è presentata in intimo, un po’ zoccolesco, a quello che ormai è a tutti gli effetti un rave party. Per fortuna abbiamo fallito: i nostri fantasmi ci rendono meno soli”.

I filoni narrativi

Gli scritti di Andrea G. Pinketts sono tantissimi. Oltre ai romanzi, ai racconti e al fumetto “Laida Odius” disegnato da Maurizio Rosenweig - all’interno del quale c’è anche un personaggio ispirato allo scrittore - Pinketts è autore di una quantità di materiale letterario inimmaginabile. Che nell’originale era vergato rigorosamente a mano con la sua immancabile Montblanc.

Il filone narrativo principale può essere considerato quello relativo alle avventure di Lazzaro Santandrea, alter ego letterario di Pinketts, che come lui era stato un giornalista investigativo e un pugile. Per il racconto “Sangue di yogurt” - scritto su "commissione" per Blitz e poi ripubblicato da Mondadori in una raccolta che portava il titolo di quella storia breve - Pinketts inventò invece il personaggio di Lazarus Saint-André, ex asso degli assi dell’investigazione internazionale, alle prese con avventure ancor più sexy e pericolose dell’originale Lazzaro.

Nelle storie di Pinketts ci sono sempre dei temi e delle situazioni ricorrenti. C’è molta psicanalisi - come in effetti sottolinea l’antologia “Io, non io, neanche lui” - tantissimo sangue, dato che in queste narrazioni si parla di omicidi e serial killer e non manca “Il senso della frase”. Che dà il titolo al terzo romanzo di Pinketts e che era una caratteristica dello stesso autore. Pinketts scrive appunto nell'incipit: “Non so sciare, non so giocare a tennis, nuoto così così, ma ho il senso della frase”.

La noia. La noia andrebbe calpestata con scarpe con la para. Diventerebbe paranoia, una malattia mentale meno pericolosa. Andrea G. Pinketts

Pubblicato da Associazione Andrea G. Pinketts su Mercoledì 5 agosto 2020

Il “senso della frase” di Pinketts era quella capacità di guardare la realtà con occhi profondi, di descriverla svelandola al lettore per la prima volta. Consisteva di aforismi inseriti qui e là, secondo i quali “sono i gesti immotivati quelli per cui si cercano mille motivazioni”, “gli amici sono coperte pulite sulle parole sporche” e “la vita è un cortometraggio, hai voglia di fare un kolossal ma non basta la pellicola”. E inseriti nel loro contesto facevano l'effetto di un ricco e perfetto puzzle.

Uno dei topos più interessanti è la metafora religiosa che ricorre in titoli e narrazioni. A partire dal primo romanzo, “Lazzaro vieni fuori”. Come Lazzaro, l’amico di Gesù, risorge dalla tomba per un atto divino, così Lazzaro Santandrea emerge dalla mente di Andrea Pinketts per riempire e deliziare l’immaginario del lettore. La metafora religiosa è contenuta in uno dei suoi romanzi più belli, “Il conto dell’ultima cena”, che ebbe un grande successo anche in Francia, dove fu pubblicato con il titolo de “La Madone Assassine”. Ne “Il conto dell’ultima cena”, ogni capitolo viene introdotto dalla storia vera di un’apparizione mariana: è l’escamotage letterario per trattare l’argomento di un serial killer che appare alle vittime vestito come una Madonna.

La “sua” Milano letteraria

A proposito di Madonna, anzi di Madonnina, gran parte delle narrazioni di Pinketts si svolgono nel centro di Milano, il luogo in cui lo scrittore viveva, incontrava diverse umanità e faceva sognare. Tra i posti più ricorrenti e riconoscibili di questa narrazione ci sono naturalmente i Navigli e un ristorante chiamato Le Trottoir, dove lo si poteva trovare da una certa ora in poi, moltissime sere. Le strade di Milano diventano qualcosa di reale e tangibile anche a distanza per il lettore, che le vede attraverso gli occhi di Lazzaro Santandrea, che si spostava rigorosamente a piedi o su un taxi davvero molto speciale.

I personaggi tra realtà e invenzione

Nei romanzi del filone di Lazzaro Santandrea, ci sono alcuni personaggi ricorrenti. Due appartengono all’ambito famigliare: sono la madre e la nonna. Quest’ultima, com’è accaduto alla nonna di Pinketts, è venuta a mancare e lui l’ha salutata con una toccante dedica in uno dei suoi libri. È venuto a mancare nelle scorse settimane anche un altro personaggio reale, che ha ispirato un personaggio letterario di Pinketts, cioè Fabio Pogliaghi, che nei libri diventava Duilio Pogliaghi, alias Pogo il Dritto, mitico architetto, tassista e migliore amico di Pinketts/Santandrea.

Gli amici sono coperte. Coperte termiche d'inverno e fresche lenzuola d'estate. Senza amici sei nudo. E chi ti vuole bene comincia a coprirti. Ti copre per tutta la vita. Andrea G. Pinketts

Pubblicato da Associazione Andrea G. Pinketts su Martedì 28 luglio 2020

“È uno di quei casi - aggiunge Cappi - in cui si dimostra che Pinketts non inventava quasi nulla di alcuni suoi personaggi stravaganti. Pogo il Dritto era una persona che lui chiamava così nella vita reale, il compagno di scuola Fabio Pogliaghi, il cui nome fu cambiato in Duilio nei romanzi. Era un architetto e un tassista anche nella realtà. Lo ha fatto per tantissimi personaggi curiosi: Pinketts definiva se stesso calamita per calamità. In tanti lo seguivano e lui prendeva ispirazione dai molti esseri umani, come avesse una personale corte dei miracoli”.

L’eredità giornalistica e collettiva

Pinketts è stato anche un giornalista investigativo: entrava nei panni delle persone per scriverne. “Per indagare sui senzatetto, è diventato senzatetto per raccontarlo con cognizione di causa - prosegue Cappi - Si è messo a girare per Milano su una sedia a rotelle per avere esperienza diretta delle difficoltà di un disabile con le barriere architettoniche. Si è travestito da musicista rock satanico per entrare nella setta dei Bambini di Satana e scoprire che erano meno pericolosi di quello che volevano far credere, il che ha aiutato gli inquirenti”.

Il giornalismo investigativo riusciva bene a Pinketts, non solo per la sua intelligenza unica e la sua cultura enciclopedica, ma anche perché era un uomo d’azione, essendo stato esperto di arti marziali, maestro di kendo e aver praticato il pugilato. E poi è diventato uno “sceriffo comunale”, aiutando il Comune di Cattolica a indagare sulle infiltrazioni del crimine organizzato. “Andava a cercare la notizia dove questa si genera - spiega Cappi - Viveva una vita quasi più romanzesca dei personaggi dei suoi romanzi”.

Andrea G. Pinketts manca. Manca nella sua "G" di genio. Manca nelle pieghe di quella Milano cosmopolita e letteraria che l’ha ispirato, come Los Angeles è per Bret Easton Ellis o New York per Paul Auster. “Manca la convivialità - conclude Cappi - il poter stare al bar con lui a parlare di arte, filosofia, tv spazzatura e naturalmente libri. Avevamo un rapporto diretto: ci sentivamo tutti i giorni e ci vedevamo 3 o 4 volte alla settimana. Quest’anno sarebbe mancato anche il bar come luogo sociale, quel luogo in cui, secondo Pinketts, ci si siede a leggere, si lavora, si ricevono tutti coloro che vogliono scambiare una parola. Quest’anno l’assenza di Pinketts è abbinata all’assenza dell’universo della sua socialità.

Speriamo che lui sia in un luogo in cui bar sono aperti e si stia facendo una birra con Pogo il Dritto”.

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