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Ave Mou, mourituri te salutant!

Un romanista appassionato e disincantato come Giancarlo Dotto mette la sua penna al servizio della narrazione dell’allenatore José Mourinho, ma soprattutto dell’uomo. Il suo libro s’intitola “Ave Mou”

Ave Mou, mourituri te salutant!

Barcellona, Camp Nou, 28 aprile 2010. L’arbitro belga Frank De Bleeckere ha appena fischiato tre volte e scritto così la parola fine su Barcellona-Inter, semifinale di ritorno della Champions League. All’andata a Milano i blaugrana hanno perso 3 a 1, complice il viaggio in pullman dalla Catalogna alla Lombardia, opzione obbligatoria per l’eruzione del vulcano islandese Eyjafjallajokull che ha lasciato gli aerei a terra in tutta Europa. E forse anche una madornale sottovalutazione dell’avversario. Gli interisti nel Camp Nou che bolle di tifo e di nervi subiscono al 28° del primo tempo il gol di Piqué e al 39° l’espulsione per doppia ammonizione di Thiago Motta. Un uno-due micidiale che lascia presagire un secondo tempo a tinte fosche per l’Inter. Che invece resiste, vola in finale a Madrid e scrive uno dei capitoli più avvincenti del calcio italiano, il Triplete, scudetto, Coppa dei Campioni e Coppa Italia. L’allenatore José Mourinho corre verso le tribune del Camp Nou per salutare i tifosi interisti sistemati nell’ultimo anello, così in alto che non osano nemmeno le aquile arrivarci. Esulta con il dito alzato al cielo e continua a farlo anche quando il portiere del Barcellona Valdes gli mette le mani in faccia per farlo smettere, inutilmente. Non ce n’è per lui e per nessuno. Lo “Special One” ha violato la casa degli invincibili del Barsa e li ha mandati fuori dall’Europa calcistica.

17 agosto 2011, ancora Barcellona, ancora il Camp Nou. È appena finita la finale di ritorno della Supercoppa di Spagna. El Clàsico, Barcellona-Real Madrid la sfida per eccellenza, finisce 3 a 2 per i catalani. In panchina siedono due mostri sacri che si detestano poco cordialmente: Mourinho per i blancos e Pep Guardiola per i blaugrana. Alla fine di una battaglia con 3 espulsi, si scatena la bagarre tra le panchine. Lo “Special One” infila un dito nell’occhio di Tito Vilanova, vice di Guardiola. Polemiche a non finire, la giustizia sportiva spagnola grazia Mou.

7 novembre 2018, Torino, Juventus Stadium. Si conclude 2 a 1 per il Manchester United la sfida della fase a gironi della Champions League. Gli inglesi hanno ribaltato lo svantaggio nei minuti finali, segnando 2 gol tra l’86° e l’89°. Mourinho si porta la mano all’orecchio rivolto ai tifosi juventini sulle tribune, come a dire “non vi sento più”. Gli si fa sotto Leonardo Bonucci chiedendogli a modo suo conto di quella provocazione, ma l’allenatore portoghese lo allontana infastidito.

Tre istantanee che dicono molto di un personaggio unico nel panorama del calcio contemporaneo. Il 5 maggio 2021 la Gazzetta dello Sport titola a tutta pagina: Ave Mou, salutando il nuovo imperatore giallorosso. José Mourinho il giorno prima ha firmato un contratto che lo lega all’AS Roma per i prossimi tre anni. Un colpo di mercato assoluto che fa impazzire la Capitale e tutto il pianeta calcio. E che non poteva lasciare indifferente un romanista appassionato e disincantato (le due cose si combinano) come Giancarlo Dotto. Che mette la sua penna al servizio della narrazione dell’allenatore José Mourinho, ma soprattutto dell’uomo, prendendo le mosse proprio dal titolo della Gazza. Infatti il libro s’intitola “Ave Mou”, edito dalla Rizzoli, 154 pagine.

Oltre a molti particolari che il grande giornalista ci svela su una personalità della quale pensavamo di conoscere molto, le pagine restituiscono il senso di una miscela potenzialmente esplosiva: quella tra l’ambiente romanista e lo Special One. Che non avrà detto “daje” come disse “pirla” quando atterrò a Milano sponda interista il 3 giugno 2008. Ma sembra già un “romano de Roma”, anche al di là del pur azzeccatissimo murales che gli ha dedicato Greb al Testaccio: Mou compare in sella a una Vespa, sguardo che sfida l’orizzonte e sciarpa giallorossa al vento. Una fascinazione che poi si è realizzata davvero, perché l’allenatore degli allenatori gira spesso in Vespa per i viali del centro sportivo di Trigoria.

Dotto impreziosisce le sue pagine con gemme di cultura varia, dalla storia contemporanea alle serie televisive, dalla religione alla politica alta, dall’Antica Roma agli aneddoti calcistici più gustosi, dal mito al calembour fulminante. E lo fa con quella levità, con quell’apparente casualità che ne fanno un delizioso narratore e un coinvolgente divulgatore. Dotto, come scrive egli stesso, entra nel pigiama di Mourinho e ne studia i punti di forza, le ferite, le costruzioni mentali. E resta in equilibrio, dato non scontato, tra il tifoso romanista e il cronista sportivo.

Oggi non sappiamo se la Roma di Mou farà piovere sul Tevere giallorosso qualche trofeo. Né se l’arrivo del portoghese in Italia e il ritorno del “partito degli allenatori” con Allegri, Spalletti, Sarri darà al calcio italiano una scossa salutare.

Ma foss’anche solo per questo libro di Dotto, sarebbe ben valsa la pena di vedere lo Special One protagonista allo stadio Olimpico con le note di Antonello Venditti a fargli da cornice.

Ave Mou

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