Dai salami alle supercazzole. Le avventure di Tognazzi

Cremona celebra il suo grande attore con mostre e iniziative. Viaggio semiserio nei luoghi della giovinezza e del debutto di Ugo Tognazzi

Dai salami alle supercazzole. Le avventure di Tognazzi

Se arrivate a Cremona in treno, incamminandovi verso il Torrazzo potreste trovarvi a passeggiare per via Antica Porta Tintoria, un tempo via Cantarane. Il 23 marzo 1922 al numero 6 nacque Ottavio Ugo Tognazzi. Suo padre Gildo era un ispettore delle assicurazioni proveniente da Milano ma fermatosi in città per amore della incantevole Alba. Proseguite e presto arriverete in Piazza Roma. Siete a due passi dal Duomo ma dirigetevi verso la Galleria Vittorio Emanuele e immaginate che sia la fine del 1943. Proprio lì, Ugo Tognazzi racconta all'amico Bill di aver scritto una commedia. Il momento non è dei migliori, in tutti i sensi. Tognazzi sogna di fare l'attore di varietà. Per ora si è dovuto accontentare del palco del dopolavoro, al salumificio Negroni. È stato assunto quattordicenne. Nel 1940, parte per la guerra. Non finisce al fronte, lo spediscono al comando superiore della marina a La Spezia. Per fortuna non lo mandano per mare, aveva già rischiato di morire annegato nel Po. Lo mettono a fare di conto, ma grazie all'incontro con Lucio Ardenzi, cantante e futuro impresario, si esibisce per i soldati.

Dopo l'8 settembre rientra a Cremona e torna al salumificio Negroni ma continua ad assentarsi per fare il varietà nelle caserme della Rsi. Alla fine viene ripreso dal capoufficio. Lui lo fissa sorridendo, e canticchia: «La sua bocca è tanto bella / salamino e mortadella / il suo sguardo par divino / mortadella e salamino». Grandi risate. Seguite dal licenziamento.Quindi, e torniamo alla fine del 1943, quando Bill, davanti alla Galleria, gli offre il teatro Ponchielli a patto che l'incasso sia «pro armi alla patria», Tognazzi mette subito assieme la compagnia. I finanziatori sono un impresario di pompe funebri, un rampollo di famiglia benestante, un funzionario del consorzio agricolo. Il 4 maggio 1944 debutta Una nuvola in vacanza. Lo spettacolo si direbbe innocuo ma in un palco c'è il gerarca Roberto Farinacci. Racconta Tognazzi: «Rischiai di essere impacchettato per la Germania perché mentre cantavo la canzoncina satirica Lassa pur lè, che in cremonese vuol dire piantala, pare indicassi con il braccio il palco in cui era seduto Farinacci». Tognazzi nega, fa notare che l'incasso è «pro armi alla patria». Beh, incasso è una parola grossa: «Terminammo con un deficit di lire sessantaquattromila. Calcolando il valore della moneta di allora, ritengo di aver contribuito a sottrarre quattro mitra alla Repubblica sociale italiana». Nel 1944, in città, c'è un altro teatro capace di tener testa al Ponchielli, il Politeama Verdi, vicinissimo alla Galleria, in via Cesare Battisti. Oggi è un condominio. Tognazzi si esibisce nel varietà Invece del cenone. È un fiasco. Forse in quel momento Tognazzi decide di trasferirsi a Milano. Non lo accompagneremo nella sua scalata al successo nel varietà e in televisione. Ci soffermiamo invece sul ruolo decisivo per il decollo nel mondo del cinema, lo zelante graduato delle Brigate nere protagonista de Il federale di Luciano Salce (1961). Si chiama Primo Arcovazzi.

Per capire dove sia cresciuto basta ascoltare l'accento ma in un dialogo rivela di provenire da Azzanello, minuscolo paese a un tiro di schioppo dal Torrazzo.Gli anni Sessanta sono un trionfo. Bastano i titoli per accendere la memoria collettiva: La voglia matta, La marcia su Roma, L'ape regina, I mostri, La vita agra, Io la conoscevo bene. E siamo solo al 1965... Tognazzi lavorerà con tutti i grandi registi, vincerà la Palma d'oro a Cannes (nel 1981 con La tragedia di un uomo ridicolo di Bernardo Bertolucci), incarnerà maschere entrate nel costume come il Conte Mascetti di Amici miei con la sua supercazzola. Ma nel suo pantheon ci sono anche i ruoli di funzionario dello Stato (magistrato o commissario) in un periodo in cui vanno di moda i rivoluzionari. Poi c'è il personaggio pubblico, che si fa ritrarre in manette sulla finta prima pagina di Paese sera sotto il titolo: «Arrestato Ugo Tognazzi. È il capo delle BR». È un falso della rivista Il male e scatena i polemisti di mezza Italia. Lui, invece di intavolare pensosi dibattiti sulla satira, taglia corto: «Rivendico il diritto alla cazzata». La carriera di Tognazzi si può ripercorrere in questi giorni grazie alle iniziative nella sua città natale (il 27 ottobre cadeva il 25° anniversario della morte).

È il luogo giusto per celebrarne il ricordo. Nell'attore c'è molto della terra in cui è nato. La concretezza che può scadere nella grettezza o rivelarsi un formidabile antidoto contro la retorica. L'aria sorniona, il mezzo sorriso che può nascondere la depressione ma anche la sorprendente zampata ironica. La tranquillità che sembra apatia ma è il pudore di un uomo in realtà goloso della vita in tutti i suoi aspetti. Tognazzi rende universale questo modo di essere grazie al talento inimitabile. Comunque, a chi è nato da quelle parti pare di poter dire quando lo vede sullo schermo: Io lo conoscevo bene.

Per saperne di più

Le mostre - "La voglia matta. Il cinema di Ugo Tognazzi" fino al 10 gennaio 2016 al Museo del Violino di Cremona "33t d'autore.

Il cinema di Tognazzi attraverso 33 manifesti d'autore" fino al 22 novembre presso la sede di Tapirulan a Cremona.
Libri - "Io lo conoscevo bene. Viaggio semiserio nei personaggi di Ugo Tognazzi" di Elena Mosconi (Cremona Produce edizioni, pagg. 150, euro 15)

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