(Fanta)classici e web T'immagini la Bovary ai tempi di YouPorn?

Per fortuna i vari Dante, Cervantes, Flaubert & Co. non usavano i social network. Avrebbero ammazzato amori, passioni e... orrori

(Fanta)classici e web T'immagini la Bovary ai tempi di YouPorn?

«È funesto a chi nasce il dì natale», meno male ai tempi di Leopardi non c'era Internet perché chissà i commenti trucidi del popolo della Rete se Giacomino l'avesse messo come status. «A pessimista comico!», «A gobbo!», «A depresso, e fatti 'na pippa!».
Ma soprattutto la maggior parte delle poesie d'amore e romanzi struggenti sarebbero stati diversi negli sviluppi, e molto più mosci, perché il fascino delle muse ispiratrici è essere impenetrabili, impossibili.
Ve li immaginate Francesco Petrarca a letto con Laura o Dante con Beatrice? Sono femmine fatali perché invenzioni degli autori, perché non le conoscevano. Silvia può essere affascinante se guardata dalla finestra, chissà cosa avrebbe postato su Facebook alle sue amichette, magari «C'è un orribile sfigato che mi fissa dalla finestra tutti i giorni» e addio beltà e occhi ridenti, e fuggitivi, appunto.
D'altra parte il fascino è tutto nella distanza, lo spiega lo stesso Leopardi nello Zibaldone quando viviseziona l'effetto poetico come costruzione artificiale: per lui la poesia era solo intrattenimento e illusione, mi spiace per i poeti che credono lui credesse nella poesia come agnizione di chissà cosa.

Così tutto il Don Chisciotte, il capolavoro di Miguel de Cervantes capostipite di tutti i romanzi, si fonda sull'irraggiungibilità di Dulcinea del Toboso, e certo che poi te la immagini chissà come. Ma anziché mandarle Sancio sarebbe bastato chiederle amicizia su Facebook o seguirla su Twitter, e magari capire non era una principessa ma solo una contadinella pure racchia, e credo perfino a Don Rodrigo sarebbe passata ogni fantasia su Lucia, altra racchia dichiarata tale da Alessandro Manzoni alla fine dei Promessi sposi. Insomma, secondo voi cosa mai avrebbe potuto twittare di interessante Lucia?
Anche il Narratore della Recherche poteva fare a meno di stipulare patti di fedeltà o mandare il suo autista a pedinare Albertine: era sufficiente dotarla di un iPhone e chiederle di inviargli la posizione su Whatsapp ogni cinque minuti, e magari anche qualche video di verifica. E sarebbe stato molto difficile per lei andare a fare le cosacce lesbiche con le sue amichette fanciulle in fiore. Un messaggio del tipo «Marcel, stacco il telefono per due ore» era già prova certa di un tradimento. Senza considerare che un amante maligno di Albertine, come è successo a Belèn, avrebbe potuto postare su Youporn un video porno intimo, e credo il Narratore lì si sarebbe suicidato senza mai arrivare a Il tempo ritrovato.
Figuriamoci la famosa scena della carrozza di Madame Bovary, sarebbe finita prima o poi su Youporn, e oggi non staremmo qui a chiederci cosa avranno mai fatto in quella carrozza. E di certo Werther non si sarebbe mai innamorato di Lotte se su Facebook lei non avrebbe scritto uno status in cui annunciava di essere promessa sposa di Alberto. Magari Zuckerberg, avesse inventato Facebook nell'Ottocento, avrebbe aggiunto la voce «Promessa sposa».

Vale anche per gli uomini, con i social network avrebbero perso ogni fascino, sarebbero diventati immediatamente ridicoli quando non oggetto di pubblica derisione. Pensate a come sarebbe stato preso per il culo uno come Woland de Il maestro e Margherita, il quale avrebbe messo nelle «info» del profilo di essere l'incarnazione di Satana, al massimo avrebbe sedotto Isabella Santacroce. Io credo che nemmeno tutta la romanzeria sui campi di concentramento avrebbe retto con Internet, qualcuno sarebbe riuscito a caricare un video su Youtube con uno smarthphone di straforo, è successo a Abu Ghraib per molto meno, figuriamoci a Auschwitz. Anna Frank sarebbe riuscita a twittare: «Qui ci stanno ammazzando tutti, hanno fatto i lager!», e inglesi e americani e francesi sarebbero intervenuti molto prima che deportassero Primo Levi, perché nessuno avrebbe potuto far finta di non sapere. Ma la vera catastrofe romanzesca sarebbero state le dichiarazioni d'amore. Nell'Ottocento non potevi dichiararti se non eri veramente fuori di testa, se non ci avevi pensato e ripensato, non potevi dichiararti così su due piedi, c'erano delle procedure da seguire, e questi innamorati romantici si ossessionavano dei loro stessi insuccessi, per questo si innamoravano, e poi si deprimevano, e infine si uccidevano. L'amore, si sa, è un'autosuggestione che si alimenta del suo stesso fallimento.

Per esempio, Gustav von Aschenbach non sarebbe mai morto a Venezia carico di desideri inespressi, lì al Lido come un mammalucco sfigato a sbavare spiando il suo ragazzo efebo al Lido senza avere il coraggio di spiccicare una parola. Oggi Aschenbach avrebbe chiesto amicizia a Tadzio su Facebook e gli avrebbe mandato un messaggio semplice semplice: «Ehi, bello, vuoi scopare?».

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