Controcultura

L’omologazione è peggio del fascismo ma annegherà nel suo "Petrolio"

Quando fu assassinato, Pasolini era alla vigilia di un grande cambiamento, che si coglie nel romanzo postumo sul Potere. Vedeva arrivare la società globale e i suoi catastrofici effetti.

L’omologazione è peggio del fascismo ma annegherà nel suo "Petrolio"

P asolini cento anni dopo, dallo scandalo, parola che ne ha segnato l'esistenza, alla celebrazione. Dal punto di vista editoriale, insieme con Le lettere (Garzanti), l'evento più importante è la nuova edizione di Petrolio, il romanzo incompiuto, uscito postumo nel 1992 con la supervisione di Aurelio Roncaglia. Maria Careri e Walter Siti (autore anche della importante postfazione) hanno ripreso in mano il magmatico faldone dattiloscritto conservato al Gabinetto Vieusseux di Firenze. Il risultato è una edizione più generosa con il lettore, nel senso che, attraverso una serie di accorgimenti grafici, vengono presentati per la prima volta i numerosi passi espunti da Pasolini. Motivazione: probabilmente alcuni paragrafi soppressi sarebbero stati recuperati o riscritti o spostati. Careri e Siti hanno dunque cercato di congetturare il risultato finale del lavoro di Pasolini. Tra le parti inedite è saltata fuori una pagina che era stata tolta dal faldone, non si sa da chi, probabilmente prima che si facesse l'edizione del 1992 (e anche dopo). È una pagina al termine della quale, senza soluzione di continuità temporale rispetto al testo, Pasolini scrive a macchina «Appunto da distruggere». È l'unico luogo in cui Pasolini afferma in modo esplicito che il protagonista Carlo aiuta Eugenio Cefis a uccidere Enrico Mattei. Il testo prosegue. Carlo prende parte anche all'organizzazione dell'omicidio di Cefis stesso, durante il funerale di Fanfani. Fatto ovviamente mai accaduto nella realtà: è una direzione distopica, che nel resto del libro non è mai percorsa. Il libro ha tanti livelli di lettura. C'è la pista politica, che corre in parallelo ai famosi articoli «corsari» pubblicati sul Corriere. C'è una pista esoterica: il genocidio culturale e l'omologazione consumistica forse condurranno a una apocalisse dalla quale rinascerà l'umanità. C'è una pista psicologico-sessuale: alla fine del romanzo, il protagonista Carlo e il suo doppio, dopo aver provato esperienze sessuali inconsuete, si trovano entrambi castrati. C'è una pista stilistica: Pasolini prova a riscrivere le regole del romanzo, a partire dal modello, il Tristram Shandy di Laurence Sterne. Inoltre Petrolio si presenta come una edizione critica di un romanzo in fieri, con l'aggiunta di una parte multimediale (foto e documenti, altra novità dell'edizione). Siti, nella postfazione, sostiene che Pasolini non avesse ancora deciso quale fosse il messaggio finale. Dal punto di vista politico, Petrolio va nella direzione di un tetro entusiasmo (come La nuova gioventù, la rivisitazione con importanti aggiunte delle poesie friulane scritte da ragazzo). La società si riduce a niente, la storia umana vale una risata. È l'altra faccia, come sempre contraddittoria quando c'è di mezzo Pasolini, del celebre «Io so».


Di fronte a Petrolio, viene inevitabile chiedersi cosa sarebbe diventato Pasolini se non lo avessero ammazzato nel 1975. Era a un passo da un grande cambiamento. Sensibile come pochi ai mutamenti sociali, aveva intuito l'arrivo di una forma perfetta di regime costruito con l'assenso degli uomini ridotti a consumatori. Peggio del fascismo: il nuovo regime avrebbe colonizzato anche i desideri e le fantasie, luoghi inaccessibili alle camicie nere. La natura stessa del potere era in rapida mutazione. I parlamenti nazionali contavano sempre meno rispetto ai board di un nuovo tipo di Stato, senza confini: l'azienda multinazionale. Ed ecco il futuro. Il mercato globale ha una sola regola: l'efficienza. I consumatori devono essere uno identico all'altro e desiderare le stesse cose da prodursi in serie, con redditizie economie di scala. Ogni differenza deve essere cancellata, in nome e con la scusa della tolleranza. Il cambiamento è veloce e globale, dunque travolge tutto ciò che è lento e locale. Istituzioni come famiglia e chiesa sono obsolete e saranno abbandonate o svuotate di senso, come la politica tradizionale. Anche piccoli imprenditori, partite Iva e commercianti sono un freno a mano. Sono condannati all'estinzione. Pasolini picchiava duro anche a sinistra: il progresso non può consistere nel mettere un televisore in ogni casa. La «contestazione» si è rivelata funzionale al capitalismo. Può aver senso cancellare la morale tradizionale e l'autorità. A patto di inventarsi un nuovo modo di essere tolleranti, illuministi, liberi. Il Sessantotto non ne è stato capace, ha involontariamente rimosso gli ultimi ostacoli all'affermarsi del capitalismo delle grandi concentrazioni. Quando si apre La meglio gioventù o L'usignolo della Chiesa Cattolica si capisce che esiste un mondo da salvare se vogliamo restare umani, incluso tutto il male e tutte le perversioni di cui siamo capaci. Il male non è meno importante del bene, in questo mondo in cui tutti si candidano a essere più buoni attraverso quell'inconcludente (ma non innocente) gioco di parole chiamato «politicamente corretto».
C'è molto di più. C'è un disperato messaggio nella bottiglia rivolto agli avversari. In una poesia della Nuova gioventù, Pasolini si rivolge a un giovane fascista, invitandolo a creare una «destra sublime». Sono versi in friulano, li leggiamo ora nella traduzione di Pasolini: «Difendi il prato tra l'ultima casa del paese e la roggia. I casali assomigliano a Chiese: godi di questa idea, tienila nel cuore. La confidenza col sole e con la pioggia, lo sai, è sapienza santa. Difendi, conserva, prega!». E ancora: «Dentro il nostro mondo, dì di non essere borghese, ma un santo o un soldato: un santo senza ignoranza, o un soldato senza violenza».

Sublime, davvero.

Commenti