Maurizio De Giovanni ha 54 anni, lavora in banca e l'idea di fare lo scrittore gli è venuta da non molto, soltanto nel 2005. Eppure il suo commissario Ricciardi è tra i più amati dagli amanti del genere «nero» e non soltanto da loro. Fandango lo ha pubblicato per prima, ora Einaudi Stile Libero ha creato un'edizione speciale per i primi quattro volumi delle sue storie tutte ambientate a Napoli durante il ventennio fascista: Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di ognuno e Il giorno dei morti. Il quinto libro, Per mano mia, e l'imminente sesto, Vipera, in uscita il 28 novembre prossimo (pagg. 360, euro 18), sono sempre editi da Einaudi.
Come nasce il suo Ricciardi?
«Per caso. Gli amici mi hanno iscritto per scherzo a un concorso letterario per esordienti al Gambrinus, il famoso caffè storico di Napoli. Si doveva scrivere un racconto giallo. Guardavo fuori dalla finestra. Passò una bimba che gli altri concorrenti non videro. Inventai un personaggio che vedeva qualcosa che altri non vedevano, vedeva la morte. Gli anni Trenta li ho scelti perché il Gambrinus ha un'ambientazione Liberty. Consegnai il racconto per primo. E vinsi il concorso».
Ricciardi avrà vita lunga?
«Non ho niente nel cassetto, non pianifico mai le storie, non ho mai scritto un romanzo in più di venti giorni. Scrivo perché ho contratti e richieste. Nel tempo libero preferisco leggere. Ricciardi è amatissimo, le signore a Napoli mi fermano per strada, anche bruscamente, chiedendomi conto delle sue vicissitudini sentimentali. Perciò continuerà: già si prevedono altri due episodi. Oltre ai seguiti de Il metodo del coccodrillo (uscito da Mondadori) che invece è di ambientazione contemporanea».
Che pensa di Montalbano?
«Preferisco l'altro Camilleri. Ho lavorato per otto anni in Sicilia, ma, pur comprendendolo, di Montalbano trovo ostico l'uso smodato del dialetto».
Troppi commissari in libreria?
«L'investigatore è un veicolo, un argonauta attraverso il quale si racconta una storia che si svolge attorno a un crimine. E il crimine è un detonatore narrativo, proprio come l'amore o un problema sociale».
Giallo e noir sono ancora generi?
«Il genere serve unicamente a ordinare gli scaffali delle librerie. Esistono soltanto romanzi belli e romanzi brutti. Il romanzo nero è un romanzo sociale, che mette le mani nella melma e la rimesta. Perciò va rivalutato dalla ghettizzazione per cui per esempio nessun giallista va al premio Strega o non ha accesso alla critica letteraria paludata».
Il suo giallista sul comodino?
«Il mio grande amore è Ed McBain: il suo 87º distretto è inarrivabile. Ma sono anche un tifoso del nero italiano contemporaneo, che attraversa un ottimo momento: Donato Carrisi, Carlo Lucarelli, Giancarlo De Cataldo, Giorgio Faletti, Gianrico Carofiglio, Massimo Carlotto».
Il miglior giallo?
«Il tribunale delle anime di Carrisi e Tu sei il male di Roberto Costantini».
È stato già deciso che il commissario
Ricciardi avrà un volto e un corpo, quelli di Riccardo Scamarcio. Giusto?«Lui ha interesse a interpretarlo, ma il prossimo anno i Ricciardi escono anche negli Stati Uniti. Il progetto è Fandango. Si attendono sviluppi».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.