Cultura e Spettacoli

"La pornografia è finzione. I giovani devono conoscere il sesso reale"

Con il suo libro Rocco Siffredi si mostra come mai fatto fino a questo momento. La sua storia messa e la sua esperienza al servizio dei lettori

Foto © Autuori & Carletti
Foto © Autuori & Carletti

Parlare di pornografia non è semplice. Farlo con Rocco Siffredi, che del mondo del porno ha fatto la sua professione, potrebbe esserlo ancora di meno. Il condizionale però in questo caso è d’obbligo, perché dopo oltre un’ora passata al telefono, l’idea finale che si ha di questo "mondo", è molto più chiara e meno circondata da quell’alone di curiosità mista a tabù. Rocco ha da poco dato alle stampe il suo secondo libro, “Sex Lessons - il mio corso di educazione sessuale” (Mondadori), dove racconta le “curiosità” sulla sessualità. Dalla coppia ai vari desideri, scrivendo il suo personale punto di vista da “amico, non pornostar”.

Come mai ha sentito l’esigenza di scrivere un corso sull’educazione sessuale?

“In realtà mi è stato chiesto. Gabriella Ungarelli che ha editato il mio precedente libro ‘Io Rocco’ (Mondadori), mi ha chiamato dicendo di aver sbirciato sul mio canale YouTube trovando video che potevano benissimo essere educativi anche per le giovani generazioni. Da lì il discorso si è ampliato arrivando fino ai genitori e poi ancora oltre, diventando un manuale molto più completo. Inizialmente l’ho fatto in maniera molto spontanea, anche per avere una sorta di confronto con mio figlio Lorenzo. Con lui nel periodo del lockdown, ci siamo divertiti a realizzare alcuni video che abbiamo chiamato ‘Coronasutra’, su come supportare il sesso ai tempi del coronavirus. In quel periodo sono arrivati molti messaggi da parte di ragazzi che mi esponevano i loro dubbi sulla sessualità. È stato quindi qualcosa che ho fatto per dare a molti la possibilità di non sbagliare negli approcci, una sorta di: 'Tutto quello che ho capito del mondo femminile'".

Dice che si possono educare le persone e anche i ragazzi con la pornografia?

“Non proprio. Già cinque anni fa ho lanciato un campanello d’allarme perché mi sono reso conto che stava crescendo una generazione educata dalla pornografia e questo non va bene. Però se mostrassi tutti i messaggi che mi arrivano ci si renderebbe conto di quanto ci sia bisogno di chiarezza su questo argomento, soprattutto per i più giovani. Sono stato invitato recentemente in un liceo di Firenze per una conferenza sulla sessualità e questo la dice lunga. Oggi i ragazzi sono stanchi delle solite tarantelle. Non si può portare avanti il discorso dicendo: ‘Ai miei tempi...’. Bisogna affrontarli ‘one to one’ e in maniera non troppo scientifica. Con questo non voglio sminuire i psicologi e i sessuologi né dire che ci vuole Rocco Siffredi per insegnare a scuola. Però c'è bisogno di qualcuno che sappia farlo nella giusta maniera. I ragazzi devono capire cos'è il porno, perché si fa e a cosa serve, ma soprattutto che non è educazione sessuale. Il rischio altrimenti è che si bruciano i tempi e si possono avere anche problemi. È importante far comprendere che le performance sui film, che spesso tra i giovani vengono prese ad esempio, non sono la sessualità normale. Però questo non succede, perché i primi ad avere problemi sono quelli che dovrebbero spiegarli”.

Cosa le chiedono i giovani?

“Ho creato l’Accademia del porno, (la Rocco Siffredi Accademy, ndr) e ricevo centinaia e centinaia di mail da parte di ragazzi che vogliono fare i pornostar. A volte mi chiamano anche alcuni genitori per avere rassicurazioni sulla decisione del proprio figlio. Questi ragazzi desiderano vivere un momento di sessualità diversa, dove non sentirsi in colpa. Ovviamente non tutti quelli che partecipano diventano pornostar, ma la maggior parte di loro mi dicono che dopo questa esperienza acquisiscono sicurezza con le donne e risolvono i loro problemi di approccio. Se si arriva a questo significa che si ricevono troppe poche informazioni sulla sessualità, che al massimo arrivano dagli amici, per questo spesso del sesso si ha una visione distorta. Ultimamente ho fatto alcune interviste radiofoniche e con Massimo Giletti, che mi ha chiesto se questa massiccia quantità di pornografia che gira tra i ragazzi tramite i telefonini non li confonda e cambi la loro visione delle donne. Questa cosa io la dico da una vita. C’è purtroppo il rischio che i giovani non capiscono che la pornografia è finzione, e possano vedere in qualsiasi ragazza una pornostar”.

È quindi un problema maschile?

“No è un incontro di situazioni distorte tra i due sessi che poi diventano esplosive. Il maschio quando è giovane ha gli ormoni a mille, non capisce più niente e si comporta di conseguenza. Questo è un altro problema portato dalla poca informazione sulla sessualità. Se questi ragazzi avessero ben presente cosa significa la parola consenso, se qualcuno gli spiegasse che non è un gioco e si rischia la galera, magari non gli verrebbe in mente di fare quelle cose lì. Stessa cosa per le ragazze: se si conoscesse l’effetto che si ha sui ragazzi, non si invierebbero segnali 'sbagliati'. Inoltre, dico attenzione ai video: io li faccio per mestiere, ma quelli che arrivano sui telefonini e che vengono scambiati sono molto pericolosi. Ci sono donne che si sono suicidate per il 'revenge porn' e su questo non si scherza”.

Cosa c'è nei film porno che non succede nella vita?

“Sullo schermo dobbiamo sempre esagerare, mostrare una donna tre volte più desiderosa di una normale, creare situazioni surreali soprattutto in questo periodo. Se noi emulassimo le pratiche del 90% di quello che si fa a casa, la gente dormirebbe con i nostri film. Sono 35 anni che faccio porno e ho sempre saputo che è il pubblico che decide quello che dobbiamo, ma mai come in questo periodo si ricerca il sesso estremo”.

Perché?

“Perché la vita è diventata estrema e il porno ha sempre rispecchiato la faccia della società. La gente oggi ha bisogno di vivere emozioni forti, di una sessualità molto 'animale', almeno in ‘visione’, perché poi non è detto che facciano le stesse cose in camera da letto. Però quello che va compreso bene è che il nostro è un lavoro industriale, sono delle performance preparate da professionisti. Dobbiamo dare l'impressione che quello che si vive è sesso alla massima espressione, moltiplicata per dieci. Sullo schermo ci sono tutti ragazzi superdotati in erezione per ore ed è ovvio che poi il ragazzino che li guarda si chiede perché lui non ci riesce. Nessuno spiega che questi pornostar, soprattutto quelli della nuova generazione, sono tutti dopati. Nessuno racconta che è lavoro di finzione come quando si fa un film d'azione dove si spara ma la gente non muore. Se è questo che vedono i teenager sui telefonini, succede poi che i maschi si spaventano e crescono con mille insicurezze, e le ragazze rischiano magari di bruciare le tappe”.

Perché secondo lei c’è questa attrazione morbosa verso la pornografia, ma anche una sorta di pudore nel parlarne?

“Perché ognuno di noi ha dentro quella specie di animale che ogni tanto arriva e ha bisogno di quel tipo di sesso. Una volta che lo abbiamo fatto, lo reprimiamo e non deve più esistere. Questo è l’atteggiamento che c’è nei confronti del porno. Io come personaggio l’ho sempre vissuto in maniera naturale, ed è forse questo il segreto del mio successo, ma in realtà è sempre stato un problema per tutti, anche da parte di chi mi invita in tv. Vogliono il personaggio ma non tutto quello che si porta dietro, perché ricorda quell’animale di cui parlavo prima. Nella vita di tutti i giorni siamo abituati a vedere le cose più terribili; violenza, guerre, bambini che muoiono, tutte le cose più brutte sono diventate immagini normali e quasi non ci fanno più effetto. Anche il nudo femminile è stato sdoganato. L’unico tabù che è rimasto è solo quello del sesso, e parlo proprio dell’organo sessuale maschile. È come se facesse parte della nostra vita, ma non venisse riconosciuto”.

Nel libro parla di questo riferendosi a molte pornostar che in qualche modo hanno rinnegato il loro passato...

“Sono soprattutto le donne. Mi viene in mente Eva Henger. L'ho sentita più volte non voler parlare di porno quasi a volerci mettere una pietra sopra. Anche Selen in un paio di interviste racconta di essere stata quasi costretta. Io avevo vent' anni quando ero sul set con lei e il suo fidanzato, e posso dire che con la sessualità si divertiva. Quando poi è diventata mamma ha avuto bisogno di cambiare. Capisco anche che in Italia una donna che fa la pornostar non è come un uomo. Quello viene visto come figo, al contrario la donna come una poco di buono. Siamo purtroppo abituati a volere la moglie degli altri troia, ma la nostra santa. L'uomo italiano in generale ama le donne sessualmente molto forti donne che osano, ma in realtà poi non tutti le sposerebbero".

Anche lei racconta di aver avuto queste crisi...

“Per tanti anni ho vissuto con il senso di colpa nei confronti di mia moglie e dei miei figli, perché stavo sul set a fare porno e pensavo che non era giusto nei loro confronti. Non vedevo il mio come un lavoro, ma come un divertimento. Poi sull’’Isola dei Famosi’ ho fatto una profonda analisi e sono riuscito a capire che il mio era solo un problema mentale, perché mia moglie e i miei figli non mi hanno mai fatto pesare nulla. Ero io che mi creavo tutto questo perché in qualche modo era legato all’educazione e a come ci hanno fatto vivere il sesso come qualcosa di sporco. Questo riprende il discorso che facevo prima su Selen e sulla sua decisione di rinnegare il passato. Basterebbe che pensasse di aver vissuto quello che voleva e che oggi è una mamma contenta. Invece quasi nega il passato continuando però a usare il suo nome per fare pubblicità al suo centro estetico. Mi dà fastidio l’incoerenza. Quando me lo chiedono dico sempre che la vera pornostar italiana era lei. Più di Moana che era sessualmente asettica. Grande donna, grande intelligenza, ma non aveva il sesso dalla sua parte: Selen sì. Ovviamente comprendo anche che affrontare questo genere di critica per lei sarà stato molto difficile”.

La critica però è sempre più nei confronti delle donne, siamo ancora una società maschilista?

“Purtroppo sì, anche se le cose piano piano stanno cambiando anche grazie all’ accettazione sessuale di genere. Bene o male stanno sempre più venendo fuori le persone che hanno bisogno di dichiarare la loro sessualità. La gente non vuole più nascondersi e questo in piccola parte aiuta un po’ di più le donne, che scelgono di esprimere una sessualità colorata”.

Che funzione ha la pornografia nella nostra società?

“A prescindere da tutto quello che ho detto prima, sono stati fatti dei veri e propri studi su questo argomento. È stato visto che ha aiutato coppie a risolvere i loro problemi. Oppure è di grande aiuto per le persone sole. Serve alle forze armate o alla marina militare che passa tre, quattro mesi in navigazione. Su questo mi viene in mente un episodio divertente: sono un appassionato di volo durante una manifestazione di elicotteristi della arina militare, un ammiraglio mi ha detto: “Tu non sai che compagno di viaggio sei stato per noi, per la tua sessualità che non tradisce mai”. Posso continuare all’infinito, parlando anche delle donne che sempre di più guardano il porno per comprendere meglio la sessualità o delle persone che non hanno disponibilità economica, che è attualmente la vera discriminazione. Ci sono mille i motivi per dire a cosa serve. Però come in ogni cosa c’è anche la parte negativa, ovvero gli imbecilli che trasferiscono la pornografia nella vita reale”.

Come impatta questo sull’industria del porno?

“Stiamo avendo molte restrizioni. Ad esempio ora una donna deve dirti sempre sì. Non c’è più il gioco delle parti. Questo per tutti quello che accade e mi riferisco anche al movimento del #MeToo, anche se in quel caso la sessualità c’entra poco. Non puoi più mostrare ad esempio la fantasia di essere presa da uno sconosciuto in un ascensore. Quelle cose lì ora non sono più contemplate”.

C’è il grosso problema dell’emulazione e la linea tra piacere e violenza è davvero minima. Basta guardare la cronaca ogni giorno per capire quanto la finzione spesso diventi una realtà violenta, non crede?

“Credo che il discorso vada ampliato non soltanto al porno, ma anche ad esempio ai film o ai videogiochi violenti. Negli Stati Uniti c’è un vero e proprio problema e non parlo dei film amatoriali che vengono messi online. Parlo di pornografia legale fatta da professionisti. Noi abbiamo dovuto tirare i remi in barca proprio per questa problematica dell’emulazione. Tutto questo è dovuto ad una mancanza di educazione. Aumenta ogni giorno la violenza sulla donna, questo perché nessuno insegna che una compagna non ti appartiene, non è una tua proprietà e che le cose nella vita possono cambiare. Mio figlio è da 10 anni sempre insieme alla stessa ragazza, ma nonostante questo io gli spiego che le cose possono cambiare. Nella vita noi non apparteniamo a nessuno, questo andrebbe fatto comprendere bene”.

Stiamo uscendo dal periodo di restrizioni dovute al Covid, quanto è stata importante in quella fase la pornografia?

“I miei video messi in rete durante il lockdown hanno avuto un traffico spaventoso da tutto il mondo. Credo che i siti porno abbiano creato più dipendenza in questo anno che negli ultimi dieci”.

Scrive di essere un uomo fortunato, è molto sicuro si sé, vorrei capire se ha delle fragilità...

“Sono pieno di fragilità, la mia vita è un misto di quelle ma anche di fermezza. Sono un iperattivo, mia moglie mi dice che non riesco a stare mai fermo e devo sempre inventarmi qualcosa. Ho appena fatto una serie porno in 8 puntate ed è la prima volta che qualcuno lo fa. Ora riparto con l’Accademia, ho una serie su Netflix e faccio altre cose, ma in realtà sono una persona estremamente ansiosa. Ho visto le immagini del bambino della funivia del Mottarone insieme al papà poco prima dell’incidente, e sono stato triste per due giorni. In quell’immagine ho rivisto mio figlio alla stessa età quando facevamo le gite. Anche mia moglie è molto sensibile ma a differenza mia, riesce ad essere distaccato. Io no, anche se poi mi scatta qualcosa e divento forte. Una sorta di trasformazione che mi ha molto aiutato nella vita. A parte questo sono un uomo fortunato. Nella vita ho avuto solo dipendenze sessuali e niente altro. Ho una moglie intelligente che mi ama e due figli che sono due ragazzi che mi rispettano, e non mi hanno mai visto come un papà particolare. A vent’ anni quando ho deciso di fare questo mestiere mi avevano detto che sarebbe stato infernale e che non avrei mai avuto una famiglia, e invece…”.

Forse è stato anche bravo a crearla?

“Bravo sì ma fortunato di più. Perché non è facile con una vita come la mia”.

Che tipo di padre è?

“Un padre come tutti che ama la propria famiglia. Quando ho avuto il mio primo figlio Lorenzo è stato un vero momento di felicità straordinaria. Quando è nato il secondo, ha rinnovato quella gioia. Sono sempre stato con loro e ho cominciato a soffrire di ansia proprio da quando è nato Lorenzo. Mi ricordo che la notte andavo sempre a controllare se respirava. Sono stato un papà molto presente”.

Se uno dei suoi figli fosse stato una femmina?

“Avrei voluto moltissimo una bambina e con lei sarebbe stato lo stesso. Ho vissuto la sessualità dentro casa in maniera normale, parlando tranquillamente dei miei film. I miei figli hanno capito da subito che tipo di lavoro faceva il papà e perché durante le premiazioni era sempre circondato da tante donne. Probabilmente con una femmina avrei avuto forse qualche difficoltà a spiegarle perché ho deciso di fare porno. La curiosità femminile è più forte di quella maschile. L’unica problematica vera sarebbe stata in Italia il bullismo a scuola, anche se credo che qualche battuta l’abbiano fatta anche ai miei figli e per un maschio può essere anche più difficile, se messo a confronto con il padre”.

Da quello che ha scritto si percepisce che ama molto le donne, e non parlo solo fisicamente, intendo nella totalità del loro essere. È così?

“Sono la mia vita. Ho fatto un film romantico 15 anni fa uscito in America e una giornalista del New York Times intervistandomi mi ha detto una cosa meravigliosa: che guardando alcuni dei miei film porno si era resa conto che facevo sesso con la testa di una donna. È stata per me una rivelazione. Dalle donne ho avuto tutto e con le donne ho deciso di vivere la mia vita. Quando stai sul set 25 giorni al mese e fai sesso con due ragazze al giorno, condividi con loro la vita.

Oggi i miei film sia da produttore che da regista sono fatti con la testa delle donne, mai con quella di un uomo”.

Sex Lessons di Rocco Siffredi

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