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L’antica cisterna torna alla luce: la scoperta nel museo di Castiglione Olona

Proseguono gli scavi archeologici, effettuati dall’esperto Roberto Mella Pariani, di Archeo Studi Bergamo, sotto la direzione di Daniela Locatelli, della Soprintendenza competente

L’antica cisterna torna alla luce: la scoperta nel museo di Castiglione Olona

In attesa del sesto centenario della collegiata di Castiglione Olona, in provincia di Varese, in programma per il prossimo 7 gennaio, proseguono gli scavi archeologici al museo, effettuati dall’esperto Roberto Mella Pariani, di Archeo Studi Bergamo, sotto la direzione di Daniela Locatelli, della Soprintendenza competente. Un primo sondaggio è stato realizzato a novembre 2020, in relazione al progetto “Collegiata Terra Cielo”, finanziato da Fondazione Cariplo. Dovendo collocare la gru necessaria al rifacimento della copertura dell’antica canonica, si è ritenuto importante approfondire un dato emerso durante alcune indagini geofisiche, condotte nel 1998. Nella zona antistante l’edificio, infatti, il georadar aveva segnalato una grande cavità, dai margini molto regolari, la cui sommità era poco sotto al piano di calpestio.

Grazie a queste preziose indicazioni, l’archeologo ha circoscritto un’area precisa, della quale si è scelto di indagare una porzione marginale, e ha intercettato la volta in mattoni di un ampio spazio sotterraneo. Attraverso un piccolo buco è stata introdotta una sonda che ha confermato l’ipotesi che si trattasse di una cisterna, ancora in grado di captare l’acqua. Una scoperta importante, poiché il ritrovamento coincide con quanto testimoniato in una fonte storica dell’epoca del cardinale Branda Castiglioni. Nel 1431 Francesco Pizolpasso, vescovo di Pavia e futuro arcivescovo di Milano, fu ospite del cardinale; l’anno successivo scrisse il De architectura sacrae sedis Castelleonis, in cui illustrò tutto ciò che aveva potuto vedere a Castiglione Olona.

Interessante la descrizione del chiostro quadrangolare, non più esistente, che poggia sul lato della Collegiata verso quello che oggi è il bel giardino del complesso. All’interno del chiostro Pizolpasso segnalò la presenza di una cisterna, alimentata dall’acqua piovana, convogliata dai tetti. Era infatti una necessità primaria, in un contesto privo di fonti acquifere, poter disporre di acqua ad uso dei canonici che qui risiedevano, ma anche di coloro che ruotavano intorno al castello, appena ricostruito per volontà del cardinale Branda; in caso di assedio, era fondamentale un’abbondante scorta d’acqua, utilissima anche per spegnere eventuali incendi. Lo scorso 31 maggio è stata avviata una nuova fase di scavo archeologico che ha portato alla luce l’accesso alla cisterna.

Le future fasi dell’indagine sono al vaglio della Soprintendenza, in accordo con la proprietà della parrocchia Beata Vergine del Rosario. In attesa di ulteriori sviluppi, emerge già l’eccezionalità del ritrovamento al museo, anche in relazione al sesto centenario della collegiata, durante il quale non solo si festeggeranno i suoi capolavori artistici, ma si potranno anche raccontare in modo più compiuto pagine di vita del luogo. Reperti trovati nella terra finora smossa, come frammenti di ceramica o parti di recipienti in pietra ollare, annerite dal fuoco, potranno essere studiati. E chissà che si riesca a mettere a fuoco anche qualche capitolo della storia pre-Branda, come già accaduto per lo scavo condotto nel 2002, presso l’edificio oggi adibito a locanda della collegiata, dallo stesso archeologo Roberto Mella Pariani.

“Il rinvenimento della cisterna attestata ai tempi della ricostruzione quattrocentesca del castello e dell’edificazione della collegiata – afferma l’arciprete Ambrogio Cortesi –evidenzia, in maniera comprensibile a tutti, il significato del motto latino scelto per il sesto centenario della fondazione della Collegiata: Edificavit unacum castro. Le meraviglie artistiche e religiose della chiesa e del battistero non sono da leggere come gemme isolate, ma come le eminenze del rinnovamento della Castiglione antica, impresso dal cardinale Branda.

Lo stesso museo della collegiata oggi si interpreta così: non come collettore di preziosi capolavori, ma un complesso articolato di edifici, opere d’arte e artigianato, e persone in stretta relazione tra di loro e con la comunità”.

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