Si chiama "It’s not plastic" ed è un sito per educare al bello

L’esperienza e il gusto di un chirurgo plastico si trasformano in un blog che parla d’arte e di altro...

Si chiama "It’s not plastic" ed è un sito per educare al bello

Si chiama «It’s not plastic» (naviga) ed è un blog, a cui corrisponde anche uno spazio facebook, davvero unico nel panorama della rete. Uno strano incrocio tra scienza arte e cultura. A gestirlo un chirurgo plastico di fama mondiale, Luciano Lanfranchi, con la passione per l’arte e che vuol creare un gusto estetico, congiungendo la sua professionalità, il suo «senso» del corpo umano ai canoni universali del bello.
Si tratta quindi di un esperimento molto particolare e lontano dai canoni con cui normalmente si pensa alla chirurgia estetica. Insomma uno spazio di riflessione sulla «ricerca della bellezza a tutti i costi, sulla mania del “ritocco” che purtroppo continua a “sfornare bambole di plastica”». Non che nel blog o sul sito ci si fossilizzi su questioni meramente tecniche relative alla chirurgia. L’idea di Lanfranchi è piuttosto quella di un’educazione al gusto fatta anche attraverso l’ironia, o esaltando la diversità. Ad esempio il bel post dedicato alla bellezza del corpo “imperfetto” dell’atleta paraolimpica Maya Nakanishi che priva di una gamba e priva anche dei fondi per partecipare alle para olimpiadi ha deciso di posare nuda per il fotografo Takao Ochi. Come spiega Lanfranchi nel blog: «È un corpo che rompe i canoni. Ma con grazia. È un corpo che si mette in mostra rivelando una menomazione con garbo. È un corpo, infine, che si mostra così com'è, senza pretendere di essere altro. Ma è anche un corpo che, dal punto di vista medico, evidenzia la funzionalità dei “pezzi di ricambio”, opere perfette di bioingegneria con cui i chirurghi hanno spesso a che fare. Un corpo “imperfetto” a un medico non fa paura, è un organismo da rendere efficiente con l’aiuto di tecniche, strumenti e studi».


Ecco allora che questo piccolo “museo in rete” che spazia dalle collezioni di Melanie Seligman, una designer americana che ha la particolarità di utilizzare per la realizzazione delle sue creazioni, materiali impiantabili (come per esempio protesi d’anca, ginocchio, ecc.) provenienti dal mondo medico, alle sculture di sabbia di Liset Castillo. E così si educa al bello, che quasi mai sembra di plastica.

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