Cultura e Spettacoli

"Spegni il gas...". Il Moro che nessuno ha mai conosciuto

Evi Crotti ed Alberto Magni hanno analizzato più di 400 manoscritti dell'ex presidente della Dc. Un lavoro immenso confluito in un volume: "Così parlò Aldo Moro"

"Spegni il gas...". La grafia del Moro che nessuno ha mai conosciuto

55 giorni cosa sono? Sono il tempo per oscillare tra la fede e la razionalità nelle mani di feroci assassini. L'Aldo Moro che emerge dalle pagine del libro di Evi Crotti ed Alberto Magni (Così parlò Aldo Moro, L'Onda Edizioni) è un uomo che in 400 manoscritti esprime la sua acuta visione politica conciliandola con una fede cristiana incrollabile. Il volume accompagnato dalla prefazione di Umberto Ambrosoli è un viaggio nel Moro intimo che ha nella sua grafia l'incessante vivacità del politico dedicato alla Res Pubblica. " L’analisi della grafia e dei suoi mutamenti nel corso di quei 55 giorni evidenzia in dettaglio l’inevitabile cambiamento – la direzione e il suo progredire – della condizione psicologica dell’allora Presidente della Democrazia Cristiana, ma anche il crescere quotidiano di una già importantissima forza spirituale".

I tre pilastri

Tre sono i pilastri che accompagnano l'analisi di Crotti e Magni: il Moro padre e marito, il Moro cristiano e il Moro statista. Ma è soprattutto nella dimensione della fede e del rapporto con la famiglia che questi scritti hanno un valore inedito. Nella scrittura l'ex presidente della Dc, assassinato dalle Brigate Rosse, conserva un amore incondizionato per la famiglia. Il politico si fa uomo e pensa alla salute dei suoi cari proprio mentre si trova in una terribile prigionia.

Il Moro padre e marito

Scrive Moro alla moglie: "Ad Agnese vorrei chiedere di farti compagnia la sera, stando al mio posto nel letto e controllando sempre che il gas sia spento. A Giovanni che carezzo tanto vorrei chiedessi dolcemente che provi a fare un esame per amor mio". Ed è qui che l'analisi della grafia diventa puntuale e scava dentro l'uomo: "La scrittura piena di scosse e congestioni del gesto grafico avverte della preoccupazione ansiosa circa la salute dei suoi cari. La nota di ossessività segnala un che di protettivo, dal momento che a rischiare la vita è lui stesso più dei suoi cari", scrive Evi Crotti. Parole che sottolineano quanto sia difficile per un uomo che ha avuto un ruolo determinante nella vita pubblica del Paese conciliare il suo essere nel bel mezzo di un rapimento politico con quella premura tipica del padre e del marito attaccato alla famiglia. Una famiglia verso cui lo stesso Moro riversa una fede che lo accompagna per tutti i giorni della prigionia.

L'altro Moro

Ma nel volume di Crotti e Magni c'è anche un altro Moro. Un uomo che oscilla nel tono della scrittura tra la pacatezza e un disperato bisogno di aiuto. Nella scrittura affiora un uomo ferito, deluso e amareggiato. A volte la grafia e il testo dei manoscritti diventano violenti, il tutto per cercare una via di uscita da quel tradimento che lo ha portato in un covo disumano. In molti tratti della scrittura la fierezza, il portamento e la sicurezza dello statista svaniscono. Emerge la paura umana. Il viaggio che propongono Crotti e Magni non è una summa di scritti, ma un attenta visione del Moro politico che perde le sue certezze nella sua prigionia. Smarrito e aggrappato a due ancore: la fede e il calore dei suoi familiari a cui scrive ripetutamente. I 400 manoscritti sono in definitiva una richiesta precisa di sostegno a chi ha deciso di voltare le spalle all'amico Aldo. Il dolore per il tradimento non può sfuggire dal flusso della grafia di Moro. Ed è proprio in questo oscuro baratro che Crotti e Magni accendono la luce della comprensione della scrittura.

La scrittura di un uomo che ha il tempo segnato dalle ore e dai fogli di carta su cui cerca conforto.

Così parlò di Aldo Moro

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