Quando lo "Sticazzi" è il motto della vita

È un piccolo fenomeno editoriale il libro di Andrea Pietrangeli: "Sticazzi. La suprema via della leggerezza”. Un volume, adottato anche da molti vip, che insegna a vivere con leggerezza

Foto di lisa runnels da Pixabay
Foto di lisa runnels da Pixabay

Arrivato alla terza ristampa con oltre diecimila copie vendute, “Sticazzi. La suprema via della leggerezza” è il sesto libro del ricercatore e scrittore Andrea Pietrangeli. Un piccolo manuale di saggezza, o forse di leggera incoscienza, che nato dal passaparola delle lettrici è stato poi preso dalla casa editrice Spazio Interiore, diventando un fenomeno editoriale. Questo anche grazie ai molti vip, tra cui Thomas Torchio batterista dei Maneskin, che lo hanno preso a esempio e si sono appassionati a questa lettura. Un libro per niente ironico, come il titolo potrebbe far pensare, al contrario è dissacrante, che ribalta totalmente i nostri schemi di vita e quello che abbiamo imparato a fare fin da piccoli. “Funziona- racconta l’autore durante la nostra intervista - solo quando si è pronti a vivere un cambiamento totale, e ad abbandonare tutti i doveri che appesantiscono la nostra vita dal momento in cui nasciamo”. Ma questa non è l’unica cosa, il libro nasce da un lungo percorso introspettivo di Andrea, iniziato dopo la scomparsa di suo padre. Un cammino che lo ha portato a spogliarsi dai doveri, e a capire che per essere felici basta poco.

Secondo lei, “sticazzi” è una parolaccia o una filosofia di vita da imparare?

“È vita pura in azione. Acqua fresca che lava via la pesantezza della nostra esistenza. Basta pronunciarla per sentirsi subito bene. Come per magia”.

Solitamente si pronuncia quando si è arrivati al limite della sopportazione. È successo così anche per lei?

“Da quando è morto mio padre, ho fatto un lungo lavoro di introspezione su me stesso, che è durato sedici anni. Ho iniziato quelli che si chiamano cammini spirituali. Da quel momento in poi invece di scappare dall’idea della morte, delle malattie e del dolore, ci sono entrato dentro. Mi sono confrontato con le mie parti oscure e con quelle paure da cui l’essere umano normalmente scappa. Ho iniziato a viaggiare da solo. Sono andato in India dove ho vissuto tante esperienze che alla fine mi hanno fatto comprendere che ogni cammino spirituale serve per avere poi il coraggio di lasciarlo, e credere soltanto in noi stessi. Questa è un po’ la summa del libro, ovvero dire: 'Sticazzi, qualsiasi cosa mi arriva è bella, perché la vita è bella'. Le persone spesso lo dimenticano, invece, bisogna ricordarselo in ogni momento”.

Da quello che racconta, dire “sticazzi” è un po’ un atto di coraggio, raccontato dentro un libro che non è leggero, ma che si propone di alleggerire la vita...

“È esattamente un atto di forza interiore. È importante sottolineare interiore, e lo spiego bene nel libro, perché se pronunci “sticazzi” all’esterno, quello diventa un bel “vaffa…” nei confronti degli altri. Invece questa parola raggiunge l’apice della potenza, quando tu lo dici alle cose alle quali tieni. In quel momento, lo "sticazzi" ti restituisce proprio la sua grandezza, e ti mostra il capolavoro che sei. Non ti agganci più alle cose del mondo, ma riesci a staccarti dalla pesantezza e dalla gravità. Quando noi nasciamo la prima cosa che proviamo è proprio la gravità che ci schiaccia a terra, la sfida è invece quella di alleggerirsi. In questo periodo, e ho i brividi a raccontarlo, mi contattano ogni giorno moltissime persone che testimoniano come con il libro accade qualcosa di grande nella loro vita. È come se si riconnettessero alla loro parte bambina, quella al di fuori dell’educazione dei grandi. Ritrovano il coraggio di metterla in gioco, e sfidano la gravità della vita che fa sentire tutto pesante”.

Si può considerare un libro motivazionale?

“Sì. Anche se chiarisco che non ha la presunzione di cambiarti, anzi non devi fare proprio nessuna fatica. Quando si inizia ad usare veramente lo “sticazzi”, funziona un po’ come il Viakal, inizia a sciogliere tutti i doveri che si hanno nella vita. Tutte le cose che tengono incastrato l’essere umano in un ruolo. Per questo invito sin dall’inizio i lettori ad essere completamente irresponsabile. Proprio l’opposto di quello che ci hanno sempre insegnato. Quell’irresponsabilità ci fa ritrovare la parte bambina dove ci si può permettere di sbagliare anche cento volte, perché il tempo non è prezioso. Smonta un po’ tutto quello che dentro di noi ci tiene legati all’ansia, al dovere e all’obbligo”.

Quanto le è servito scrivere questo libro?

“Questo per me è il sesto libro. In ognuno dei precedenti ho cercato di lasciare andare una mia parte legata a un obbligo. Ho abbandonato l’esperienza, ed esorto tutti a farlo, perché è un peso che non ti permette di fare errori. Con questo libro ho trovato il coraggio di dire al mondo che tutto questo si può fare, e quelli che ci hanno provato, mi dicono che sono avvenute grandi cose”.

Ha diviso il libro in varie sezione, quale tra queste le ha dato maggiore soddisfazione dopo averla scritta?

“Personalmente il capitolo che considero più forte è quello dello “Sticazzi e l’aiuto”, che poi si aggancia allo “Sticazzi e gli altri” e allo “Sticazzi e i social”. Parla di come vedere negli altri esclusivamente parti di noi stessi. Mi sono accorto negli anni, con un lungo lavoro di introspezione, che quando vedi qualcosa che non va nel mondo, in realtà non hai il coraggio di vedere che tu interpreti il mondo sempre in un unico modo. Il mondo è già perfetto così, e sei tu che non te ne accorgi. Se si decide di fare un serio lavoro su noi stessi, si deve comprendere come prima cosa come utilizziamo l'attenzione, perché è uno strumento molto potente e crea la nostra realtà. Altrimenti si rischia di passare tutta la vita all’esterno e lontani dal nostro centro. Questo per me è lo “Sticazzi” più grande, permettermi di lasciare l’altro libero di fare anche esperienze dolorose, senza mettere bocca, a meno che non sia lui a chiederlo. Liberarlo dal mio giudizio ”.

Non crede però che lo “Sticazzi” possa diventare una scusa per non fare le cose?

“Questo è proprio il fulcro. Permettersi di dire “Sticazzi” vuol dire mettersi al centro e diventare totalmente egocentrico. Soltanto in questo modo riesci a contattare il tuo potere e inizi a capire che sei un proiettore di realtà. Per farlo devi entrare in una irresponsabilità che serve a toglierti di dosso i doveri, le regole e le imposizioni. Per fare un esempio, per scrivere questo libro ho lasciato tutto e sono andato a vivere per un anno e mezzo a Fuerteventura. In quel momento mi sono sganciato dai soldi, e dal ruolo che avevo di guadagnare che mi condizionava. Mi sono accorto che così facendo, mi sono liberato dal dovere e dagli obblighi. Ho contattato la mia parte silenziosa. Questo però non significa fregarsene o trovare la scusa per non fare le cose, ma che queste cominciano a funzionare, soltanto quando si è pronti a fare questo ulteriore salto. Il libro ora ha una sua strada, io non la sto più decidendo, cammina da sé”.

È tutto molto bello, mi chiedo però se sia davvero praticabile. Dei soldi, ad esempio, abbiamo tutti necessità per vivere

“Faccio spesso dei laboratori esperenziali (uno spazio il cui scopo è di facilitare l’espressione delle emozioni, delle sensazioni e dei sentimenti, attraverso il linguaggio verbale e non verbale, sviluppando la creatività di ogni individuo ndr) e alcune volte invito le persone a pensare per un’intera settimana alla loro morte, e a non scappare da questo pensiero. Questo perché se si vuole iniziare veramente a vivere, bisogna prima simbolicamente morire. Deve morire nella persona tutta quella parte responsabile. Questo è un atto di coraggio che si può fare soltanto da soli, perché il sistema non lo permetterà mai. Il sistema è perfetto per l’anima perché ti schiaccia e ti stressa finché non si arrivi a fare una mossa di coraggio che ti fa dire: “mollo tutto”. Ed in quel momento cominciano le sorprese”.

Molti Vip hanno abbracciato questa sua filosofia, le ha fatto piacere?

“Molto anche perché per chi fa un lavoro come il loro, questo libro è molto pericoloso.

Bisogna avere il coraggio di dire: “Sticazzi” anche al ruolo che hai, alla maschera che mostri al mondo, quindi l’attore il cantante o il comico che riesce a farlo ha un coraggio immenso, perché è il primo che rimane incastrato in certi finti ruoli per tutta la vita”.

Sticazzi. La suprema via della leggerezza

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