L' Ultima cen a di Leonardo è ridipinta su fondo nero, i contorni di Gesù e degli apostoli in rosso-porpora, con il colore sgocciolante, fluido. La guardi da lontano e «le sagome delle figure umane evocano quelle delle montagne nel paesaggio tradizionale cinese: l'affresco di Leonardo da Ultima cena si trasforma in Ultima veduta », così racconta il suo ideatore. Basterebbe questo olio su tela - 4 metri di lunghezza per uno e mezzo di altezza, realizzato nel 2011 - a riassumere il Viaggio in Italia di Wang Guangyi, uno tra i più importanti artisti cinesi viventi. Fino al 20 settembre la sua opera è in mostra al museo di Villa Rufolo, nell'ambito del Festival di Ravello: una trentina di lavori, sotto la curatela di Demetrio Paparoni, raccontano di una poetica in continuo confronto con l'arte occidentale. In mostra, oltre a The Last Supper ispirata all'opera leonardesca, il ciclo dedicato alla Sindone e quello a Don Chisciotte.
Wang Guangyi è diventato famoso all'estero per i suoi ritratti dedicati a Mao, realizzati a tinte forti ora con il colore sgocciolante ora coperti da una griglia ortogonale, ma etichettare la sua arte come ironica sprezzatura pop nei confronti di Pechino è scorretto. Guangyi è una figura che spiazza: non cerca lo scontro ma lavora di cesello, è interessato alla trascendenza e meno alla politica.
Prendiamo le griglie nere che disegna sui quadri, una delle sue cifre stilistiche: per capirle dobbiamo fare un salto indietro nel tempo. All'epoca della rivoluzione culturale cinese, le griglie erano uno strumento molto utile: aiutavano gli artisti nelle proporzioni quando erano chiamati a realizzare le gigantografie dei «cari leader». A metà degli anni Ottanta, Guangyi e un gruppo di pittori del Nord della Cina cominciano a guardare con curiosità all'arte europea e la riflessione sul senso della fede entra prorompente nella loro produzione artistica. Le griglie assumono allora un ruolo nuovo: se prima servivano alla costruzione del dipinto e rimanevano sullo sfondo, invisibili, con Wang Guangyi tornano in superficie, in primo piano. La griglia è il sotto-testo necessario a ogni fede, ciò che facciamo finta di non vedere: l'artificio è svelato, ogni rappresentazione (Mao, il Papa, la Coca-Cola) è umanizzata, non c'è più nulla di grandioso. «Spesso il suo lavoro è confuso con il political pop : in realtà Guangyi è interessato a capire che cosa regge il meccanismo della fede. Quando dipinge i soldati maoisti con il pugno alzato e la scritta della Coca-Cola, non lo fa con ironia o sarcasmo», spiega Paparoni. Certo, la lezione di Andy Warhol è evidente, ma è l'arte del raffinato Joseph Beuys quella cui trae maggiore ispirazione, specie nei progetti che s'interrogano sulle questioni di fede più delicate della nostra società. «L'arte del Tao», la definisce Paparoni. Ogni opera è frutto di un lungo lavoro concettuale e infiniti disegni preparatori (come mostra il catalogo edito da Tramontano Arte).
Quando si parla di arte cinese contemporanea, il pensiero corre subito a Ai Wei Wei, alla repressione del regime nei suoi confronti, agli ironici video di denuncia su Youtube e alle polemiche (compresa quella recente dell'artista americano Richard Serra che lo ha accusato di essere in fondo un prodotto comodo alla propaganda cinese).
Possiamo davvero però ridurre a un singolo nome tutta la complessa produzione artistica cinese contemporanea? Wang Guagyi in patria è un uomo libero - per quanto può esserlo un artista in Cina. Fisico asciutto e volto dolente, è artefice di opere che ci interrogano senza sconti sulla fede, quale imposizione di un credo assoluto, e sulla spiritualità, quale ricerca dell'essenza e della verità.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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