
Correva l'anno 1985 e la Svizzera orologiera stava faticosamente uscendo dal tunnel in cui si era venuta a trovare dopo il boom dei segnatempo al quarzo provenienti dal Far East e, unitamente al ritorno della meccanica tradizionale Swiss Made, la strada poteva essere trovata attraverso soluzioni inedite che ponessero l'accento su di un savoir-faire territoriale squisitamente elvetico. Fu proprio questo l'assunto da cui partì Tissot, nella seconda metà degli anni '70, per mettere a punto un orologio tagliato dal granito delle Alpi svizzere e figlio di un'idea dello scultore Peter Kunz, che vide la luce nel 1985: era caratterizzato inizialmente dalle tonalità verdi e grigie delle Alpi ma, successivamente, accolse il granito del Ticino, del Vallese, il granito salmone, il serpentino del Gottardo, tutti, rigorosamente, patrimonio naturale rossocrociato. Inevitabilmente denominato RockWatch, il modello fu accompagnato da intense campagne di comunicazione (famoso il claim Creato dalla Natura, portato alla luce da Tissot), installazioni permanenti in Paesi strategicamente importanti e ricerca di minerali esotici, sempre basati sul granito, ma provenienti dall'Australia, dal Brasile, dal deserto del Kalahari, oppure di materiali affini come il quarzo rosa, la sodalite, fino ad arrivare alla madreperla e alla giada (pezzo unico). Infine, la Casa di Le Locle diversificò la creatività su quadranti, strutturati come mosaici di pietra, protetti da vetro zaffiro e animati dalla precisione del quarzo, proponendo, unitamente alla misura di base di 30 mm, una taglia mini da 20 mm ed una maxi da 33 mm. Ovviamente la sfida più ardua riguarda il processo industriale (inclusa la progettazione di macchine e utensili specifici), funzionale alla trasformazione di un frammento di roccia nella cassa di un segnatempo. Investito da un grande successo (nel 1996, si stimano in 800.000 gli esemplari venduti), il RockWatch, nelle sue prime varianti del 1985, prevedeva lancette gialle e rosse, a richiamare i segnavia dipinti sugli alberi e sulle rocce delle Alpi, utili per ritrovare il tracciato di ritorno durante le escursioni. A quarant'anni di distanza, la Casa torna su quel concept, presentando una variante speciale, in serie limitata a 999 pezzi, a rafforzare il legame dell'orologio con le sue origini montuose.
Nello specifico, esse risiedono all'interno dei 4.158 metri dello Jungfrau, vetta delle Alpi Bernesi, nelle cui viscere è custodito un granito grezzo modellato lungo i millenni, nascosto sino ad oggi e protagonista nella suddetta nuova edizione da 38 mm. Il quadrante integrato in granito, protetto da vetro zaffiro, ora è percorso da sfere in ottone nichelate, mentre corona, fondello fissato da 6 viti e inciso con la scritta Jungfrau - Top of Europe - e monoanse centrali sono realizzati in acciaio; il cinturino in pelle nera completa l'insieme, animato da un calibro al quarzo.
Tornando sul processo di lavorazione, i blocchi di granito estratti dallo Jungfrau, sono soggetti a fresatura per ottenere cilindri, tagliati in piccole sezioni, e modellati sul diametro di 38 mm; operazioni di molatura con composti abrasivi rendono la superficie liscia e uniforme. Poi, la pietra viene scavata con precisione submillimetrica per alloggiare il movimento. L'orologio è offerto in una scatola da collezione, a simulare un blocco di granito.