«Per la Curia il dialogo con l’Islam ormai è sottomissione e relativismo»

La città, la politica, l’economia, ma non è tutto. Secondo Magdi Cristiano Allam, capolista di «Io amo Milano», europarlamentare e giornalista, lo scontro è anche sui valori non negoziabili.
Onorevole Allam, cosa è in gioco a Milano?
«Milano è la città col maggiore reddito pro capite, e un decimo del Pil italiano. È la capitale, non solo finanziaria ed economica, ma politica, di un’Italia proiettata verso il federalismo. Ma Milano oggi è una calamita per l’immigrazione. Oggi sono 230mila gli immigrati, con criticità che rappresentano un grosso rischio se non si definisce una strategia di integrazione».
Per limitare o per regolare questo flusso migratorio?
«Bisogna definire un livello di convivenza che definisca sicurezza e integrazione. Noi abbiamo proposto di costituire a Milano un assessorato all’Identità, cittadinanza, integrazione e sviluppo solidale - proponendoci di esserne titolari - con il compito di stabilire, partendo dai valori non negoziabili della nostra identità e dalle regole, un modello di integrazione vincolante, in cui apprendimento della lingua, conoscenza della cultura e rispetto delle regole e dei valori non negoziabili sia obbligatorio».
È questo il senso di quel vostro manifesto con la storica immagine della preghiera islamica in piazza Duomo?
«Assolutamente sì, quel 3 gennaio 2009 occuparono piazza Duomo ostentando una preghiera collettiva di fronte al simbolo della Cristianità, e commettendo alcuni reati. Di fronte a questo fatto, due conseguenze: la Curia non ha mai condannato, e la procura non ha mai aperto un fascicolo per i reati commessi. Il lassismo delle nostre istituzioni, per paura o per collusione, ha mandato un messaggio del genere».
A proposito, dalla Curia viene annunciata una «Cattedra del dialogo» fra cristiani e musulmani.
«Non ne ho notizia, ma conoscendo la Curia ambrosiana e i curatori, e tenendo presente gli auspici del cardinale Tettamanzi sulla moschea, sono estremamente preoccupato, perché si opera in un contesto di buonismo, di relativismo religioso e di islamicamente corretto in cui si mette sullo stesso piano tutte le religioni. Ma questo non è dialogo, è sottomissione, e finisce per presentare noi come una landa deserta senza orgoglio e radici. Così finiamo per essere percepiti come una terra di conquista. É la dittatura del relativismo».
Altro marchio della vostra campagna è il manifesto con Sant’Ambrogio e Sant’Agostino. Cosa significa?
«Sant’Ambrogio era di Treviri, oggi si direbbe tedesco. Sant’Agostino di Ippona, un berbero che oggi sarebbe algerino. Ma a Milano realizzano se stessi e assurgono per il loro stretto rapporto con Milano a modello di integrazione.

Ci devono essere valori condivisi. Questo il messaggio rispetto al “mai più” riferito all’occupazione del Duomo o alla rivolta dei cinesi di Sarpi, con quel giovane che sventola la bandiera cinese, assumendo come riferimento la Cina comunista».

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica