In curva pizzo, estorsioni e intimidazioni: "Lo stadio come una terra di mafia"

Così i capi ultrà interisti mantenevano la pace al Meazza

In curva pizzo, estorsioni e intimidazioni: "Lo stadio come una terra di mafia"
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Il metodo mafioso, cui ricorrevano i capi della Curva nel chiedere il pizzo, faceva sì che a San Siro regnasse la pace. Nella nuova ordinanza dell'inchiesta Doppia curva dei pm Sara Ombra e Paolo Storari, che porta in carcere cinque indagati e ai domiciliari altri due, tra imprenditori e capi ultrà, il gip Domenico Santoro parla di una «condotta che evoca meccanismi operativi propri della criminalità mafiosa, capace di imporre il pizzo per la tranquillità nei territori in cui opera: allo stesso modo, la criminalità organizzata celata dietro il paravento della curva Nord impone il pagamento di un prezzo per la tranquillità in quello che è il suo territorio, lo stadio».

Per gli inquirenti Andrea Beretta e Vittorio Boiocchi, ex capi della curva nerazzurra, si sono fatti versare dall'imprenditore Gherardo Zaccagni, gestore dei parcheggi del Meazza, 4mila euro mensili per un totale di circa 60mila euro per due anni. Il gip evidenzia ancora che la «ratio della dazione estorsiva si ravvede dalle capacità minatorie di cui i capi della curva erano intrinseci portatori, non solo in ragione dei precedenti penali, per aver commesso reati violenti, ma, soprattutto, per la posizione rivestita quali apicali esponenti degli Ultras della tifoseria di FC Internazionale, aspetto capace, di per sé, di generare effetto intimidatorio».

L'ordinanza descrive la «estorsione ambientale», cioè «quella particolare forma di estorsione che viene perpetrata da soggetti notoriamente inseriti in pericolosi gruppi criminali, che spadroneggiano in un determinato territorio e che è immediatamente percepita dagli abitanti di quella zona come concreta e di certa attuazione, stante la forza criminale dell'associazione di appartenenza del soggetto agente». In questo caso il «territorio» sarebbe stata la curva Nord.

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