di Gian Marco Chiocci e Massimo Malpica
Ricordate la preveggenza di Massimo D’Alema che a pochi giorni dall’apparizione della Vergine D’Addario annunciò, urbi et orbi, una «scossa» imminente per Silvio Berlusconi? Ricordate quell’annuncio del 14 giugno 2009 a In mezz’ora dell’Annunziata? Bene. Forse non ricordate che l’esponente del Pd era collegato da una masseria nel Salento il cui proprietario era l’avvocato pugliese Salvatore Castellaneta, detto Totò. Ovviamente dalemiano, vicinissimo a Nicola La Torre (nato a Fasano come lui, e pure presente quel giorno), a Roberto De Santis (già socio di Ikarus con D’Alema, coinvolto in un’indagine romana del ’99 su un giro di escort con altri amici del Lìder Massimo, in rapporti d’affari nella società Milano Pace realizzata a Sesto San Giovanni e sponsor di Fare Metropoli, la fondazione di Penati) e all’imprenditore Enrico Intini, dalemiano pure lui, il cui nome spunta nel filone Finmeccanica. Filone, che a Roma, sul versante Enav, coinvolge un altro dalemiano di ferro come Morichini.
Castellaneta è al centro del filone-stralcio di Finmeccanica. È soprattutto tra gli indagati nell’indagine sulle escort a Palazzo Grazioli perché, secondo la procura di Bari, avrebbe reclutato proprio Patrizia D’Addario per sfruttarne «l’attività di prostituzione esercitata a vantaggio di Silvio Berlusconi presso la sua residenza romana».
La notizia è dirompente, e cavalcabile dai cultori del complotto. Perché a infilare la D’Addario nel letto del premier per i pm sarebbe stato lo stesso uomo nella cui casa pochi mesi dopo D’Alema metteva tutti in guardia dalle scosse in arrivo per il Cavaliere che proprio da quella storia sarebbero arrivate. È stato Castellaneta a soffiare la notizia all’amico D’Alema? Difficile dimostrarlo, difficile non pensar male. Se è vero che a Castellaneta i pm contestano l’associazione a delinquere finalizzata a «beneficiare indirettamente dei vantaggi economici che il Tarantini, al quale era legato da rapporti di affari, avrebbe conseguito attraverso l’aggiudicazione di commesse da parte delle società» vicine a Finmeccanica come SelProc, Selex Sistemi integrati, e Seicos.
Tra queste ruota il ruolo di «consulente» che il già citato Intini affidò a Giampi, che in questa veste riportò Intini da Bertolaso grazie ai buoni uffici di Berlusconi e cercò di spendersi per agevolare contatti tra l’imprenditore dalemiano e, appunto, la galassia Finmeccanica. Dettagli che lo stesso Intini ha dichiarato a verbale: «Mi trovai con Tarantini a parlare con tecnici di Finmeccanica impegnati in vari progetti (...). Ho incontrato anche Metrangolo, membro del Cda di Seicos» al quale Tarantini avrebbe passato – secondo la procura barese – le ragazze Niang Kardiatou e Fadoua Sebbar.
Questo a marzo, proprio quando Intini stipula la consulenza con Giampi: 150mila euro alla C.G. consulting. Ma nel settembre 2008, racconta Intini, «Tarantini chiese di parlarmi (...) per cimentarsi nel settore delle consulenze». Dove avvenne l’incontro in cui Tarantini offre i suoi servigi all’imprenditore d’area dalemiana? «A Bari, nello studio dell’avvocato Castellaneta».
Tra i sospetti degli inquirenti la possibilità che tramite l’ingenuo Tarantini il gruppo imprenditoriale vicino a D’Alema mirasse a incrementare il proprio business con Finmeccanica e altri grandi gruppi. Giampi sarebbe stato il passepartout per sdoganare politicamente la lobby pugliese. Facevano gola a tanti i 320 milioni di euro del contratto tra Palazzo Chigi e la società presieduta da Guarguaglini per fornire materiali Hi-Tech alla protezione civile, nel 2008. A gestire il contratto per conto di Finmeccanica sono la Selex e la Selex Sema, il cui responsabile tecnico, Domenico Lunanuova, viene citato da Intini quanto parla coi pm baresi: «L’appuntamento con Lunanuova mi fu fissato da Tarantini e partecipò anche lui». Giampi, a quanto racconta Intini, gli avrebbe anche organizzato due incontri con Paolo Berlusconi. E Secondo quel che racconta Vespa nel libro Donne Di Cuori Berlusconi (Silvio) non venne però mai informato da Tarantini «degli incontri con D’Alema».
Ingenuo, agente d’affari sotto copertura o testa di ponte per interessi bipartisan? La partita giocata da Tarantini è ancora da decifrare. Di certo c’è invece il sorprendente ruolo di primo piano ricoperto nell’affaire D’Addario, a detta dei pm, da un uomo, Castellaneta, legato a doppio nodo al clan del politico che quel terremoto aveva pronosticato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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