D’Alema contro Cl, l’ora del disprezzo dopo tante lusinghe

Luigi Amicone

Massimo D’Alema ha detto che «Una donna che vive il dramma dell’aborto e va in un consultorio pubblico non può trovare i militanti di Comunione e Liberazione». Buona questa proscrizione ad personam. Ma cosa proporrebbe il presidente dei Ds per riconoscere e perciò impedire a questi cittadini (evidentemente di serie B) l’accesso ai pubblici consultori? Di cucirgli su una manica una bella stella gialla, azzurra, panaché? O di denunciarli come nemici del popolo e passarli con le armi come succede in Cina? Pare incredibile che nell’anno 2005, in Italia, un politico che sembra addirittura avere mire presidenziali si permetta affermazioni del genere. Un lapsus? Può darsi. Smentirà, dirà che non intendeva proprio dire così, che l’agenzia AdnKronos ha preso un abbaglio. O, come suole dire D’Alema, che «tanto i giornali scrivono quello che vogliono». Intanto, diciamo che Massimo D’Alema è un tale che non ha avuto remore a partecipare al Meeting ciellino di Rimini. E non vent’anni fa, ma nel 2003 (c’era già stato nel 1991). Perciò, intanto diciamo che D’Alema è un tale che al meeting ciellino di Rimini ci è andato. E di corsa. Sbavando per l’invito e intrattenendosi in amabile conversazione (c’ero anch’io) con quelli che mai e poi mai il buon ex segretario della Fgci vorrebbe trovare in un consultorio. Intanto, a proposito di giornalisti ignoranti, il 29 agosto del 2003, al Meeting ciellino, nel salottino che fungeva da camerino alla grande sala in cui si sarebbe tenuto l’incontro con il leader diessino (c’ero anch’io, perciò mi piace ricordarlo al nostro amabile Presidente dei Ds) Massimo D’Alema compulsava avidamente notizie di agenzie stampa. Che purtroppo non sapeva interpretare.
Quante volte lo abbiamo detto? Si può non condividere niente dei ragazzi di don Giussani. Ma li abbiamo visti tutti, da trent’anni a questa parte, che cosa sono, come vivono e cosa fanno, con tutti i limiti comuni agli esseri mortali, in questo e in altri settantacinque Paesi del mondo. Opere di educazione, solidarietà, carità, imprese. Proprio in questi giorni hanno promosso un appello, non contro qualcuno o qualcosa come chiunque è capace di fare in questo Paese, dove se scioperi tutti i giorni, okkupi e sfasci le vetrine sei un giovane ad alta sensibilità sociale, ma se cerchi di tirare fuori migliaia e migliaia di ragazzi dal vuoto e dalla noia, se provi a coinvolgerli in un percorso di impegno positivo e di costruzione civile, la sinistra (con l’eccezione del povero ed emarginato riformista) non sottoscrive e ti dice «embè, che notizia?». Dunque, proprio in questi giorni i ciellini hanno promosso questo «appello per l’educazione del popolo» che è stato già sottoscritto da decine e decine di uomini di cultura, giornalisti, uomini di spettacolo. I quali pare non siano rimasti per nulla schifati del fatto di trovarsi davanti a quelli che l’altisonante D’Alema chiama sprezzantemente e razzisticamente «i militanti di Comunione e Liberazione». Stiamo parlando di gente – i sottoscrittori dell’appello promosso da Cl - come il direttore del Giornale o la cantante Mina, dell’attore Franco Branciaroli o dell’uomo di spettacolo Fiorello. Massimo D’Alema naturalmente non sottoscrive. E allora, visto che lui dice di capire bene almeno i poveri e le sofferenze altrui, perché non si unisce ai 150mila volontari aggregati da Cl nel più grande evento di carità popolare che si svolge in Italia? Stiamo parlando della giornata di raccolta di viveri di prima necessità promossa da una decina d’anni a questa parte dal Banco Alimentare e che quest’anno si svolgerà oggi in cinquemila supermercati. Si cali la pettorina da volontario così come un tempo si calava in testa il passamontagna. Faccia anche lui un po’ di spesa per i poveri come faranno milioni di italiani.

E poi torni ai convegni dei Ds, dica cosa ha visto di tanto sconveniente nella testimonianza pubblica di Cl il Lider Maximo che vorrebbe togliere ai ciellini la patente costituzionale di circolare liberamente - come qualsiasi cittadino italiano può e deve fare - dove e come vuole.

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