D’Alema e la Concia nei guai per i gay

Qualcuno dica a Bersani e compagni che va anche bene ergersi a paladini politici della comunità omosessuale, ma che almeno si prendano il disturbo di spiegarlo poi ai peones del Pd. Altrimenti i fatti di Pesaro continueranno a ripetersi, e la povera Paola Concia non troverà mai pace. «Sono veramente stufa di essere continuamente insultata per le prese di posizione delle sezioni locali del mio partito» ha dichiarato ieri la deputata democratica riferendosi a quanto accaduto per l’appunto a Pesaro, dove in Comune una mozione per l’istituzione di un registro delle unioni civili è stata affossata anche con i voti di alcuni democratici. «L’episodio - si sfoga la Concia, che all’ultimo gay pride, in quel di Napoli, è stata sommersa di fischi e insulti - è solo l’ultimo della serie».

E di fronte alle proteste dell’Arcigay («Conferma della triste palude controriformistica italiana») è dovuto scendere in campo, nelle vesti di castigatori dei consiglieri ribelli, anche l’ex premier Massimo D’Alema: «Mi dispiace, ma episodi di questo tipo non li ritengo rappresentativi del nostro partito».

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