Roma - Meraviglioso, Massimo D’Alema, quando rassicura a modo suo il partito e mette a tacere - ancora a modo suo - le voci di una fronda crescente contro Walter Veltroni: «Problemi di leadership? Per ora non ce n’è». Per ora. Che poi è un vecchio gioco dialettico, negare per affermare, tacere per ribadire. Nel momento in cui spiega che fino alle prossime elezioni (lui indica la scadenza delle Europee) nulla deve cambiare negli assetti di vertice del partito, l’ex ministro degli Esteri suggerisce l’idea che a brevissimo termine, dopo quella fatidica data di giugno, dentro il Pd potrebbe accadere di tutto.
E se non ci fosse questa frase, questo avverbio, questa elegante allusione, mille altri segnali espliciti e non, volontari o meno, dicono che nel Partito democratico si affilano le lame per un redde rationem estremo. Ieri, un’intera pagina de La Stampa di Torino era riempita da un’intervista dell’ex ministro De Castro, oggi vicinissimo allo stesso D’Alema, che sembrava un meraviglioso esempio di taglio e cucito dialettico. Più o meno in ogni risposta negava l’esistenza di un conflitto, ma proprio in ogni risposta seminava il dubbio di un dissenso. E se non fosse sufficiente questo, basta assistere alle grandi manovre degli ultimi giorni, dove a sinistra si rifondano due quotidiani rispettivamente orientati uno verso Veltroni (la nuova Unità di Concita De Gregorio) e uno verso D’Alema (il nuovo Riformista di Antonio Polito). E se poi dalla carta stampata si passa ai media catodici, si scopre che fra solo un mese, sul satellite (ma anche su internet) si contenderanno il campo due canali: uno orientato verso Veltroni, Youdem Tv (la tv ufficiale del Pd), l’altro orientato verso D’Alema, Red Tv (che probabilmente finirà sotto il controllo diretto della sua fondazione Italianieuropei).
Un altro paradosso, infine, vuole che in questo eterno rincorrersi dei due duellanti, anche i ruoli continuano a scambiarsi. Quando iniziò la sfida, nel 1994, Massimo D’Alema si presentava come il «partitista», l’uomo più vicino all’apparato, alla tradizione comunista, mentre era Veltroni l’uomo del nuovo, dell’eclettismo, delle diverse ed eterodosse contaminazioni culturali. Adesso, a 14 anni di distanza, è esattamente l’opposto: Veltroni costruisce un canale che è plasmato per essere un ausorgan, mentre D’Alema ispira una Red Tv che accoglie le opinioni più disparate e affida a Lucia Annunziata il coordinamento di una squadra di giornalisti eclettici, che condurranno a rotazione il nuovo talk show di approfondimento Titoli.
Da una parte il già mitico Andrea Michelozzi, il nuovo mezzobusto di Youdem Tv, capelli bianchi, due orologi al polso (uno veltronianamente sincronizzato con il fuso orario di New York), uno che quando accoglie Gianni Riotta gli dice «grazie per quello che ci regali ogni giorno con il tuo lavoro», uno che mentre conduce lancia appelli alla mobilitazione sociale e alla partecipazione alla manifestazione del 25 ottobre.
Dall’altro lato, invece, c’è una specie di «sporca dozzina» (in senso metaforico, perché in realtà sono quattro di meno), la squadra messa su da Lucia Annunziata che vanta con orgoglio: «Hanno le estrazioni politiche e culturali più diverse, noi non pensiamo che fare informazione politica voglia dire fare informazione di partito».
E allora ecco il pacchetto di mischia, i magnifici otto, c’è Giancarlo Loquenzi, un giornalista di formazione radicale, che ha lavorato per lungo tempo al Foglio; c’è Elisa Calessi, una giornalista progressista ma in forza a Libero; c’è Massimo Bordin, guru e direttore di Radio Radicale; c’è Tommaso Labate, firma del Riformista; c’è Ritanna Armeni, giornalista di Liberazione, ma anche controparte storica di Giuliano Ferrara; c’è Ciccio Cundari, anche lui in forza al Foglio, anche se con una forte identità dalemiana; c’è Oscar Giannino, già vice direttore del Riformista e attualmente direttore di Libero Mercato, l’allegato economico-finanziario del quotidiano guidato da Vittorio Feltri. E poi ovviamente c’è anche lei, Lucia, che insieme a tutti gli altri ha già annunciato che farà tutto gratis, fino alle Europee «per un esperimento e una scommessa professionale». Aggiunge Claudio Caprara, direttore della tv, con understatement, ma anche con malizia arguta e concorrenziale: «Non è vero che due canali del Pd sono troppi, il problema, semmai, è che il doppione sono loro, visto che Youdem Tv, per certi versi, è uno spin-off, una costola della nostra vecchia Nessuno Tv».
Il talk show della Annunziata inizia a novembre, subito dopo le elezioni americane, ed è evidente che anche su questo piano si rinnoverà quell’eterna sfida.
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