«Dagli hotel di lusso ad asso del computer»

Quando l’hanno convocato il 25 novembre scorso per dirgli che l’avrebbero licenziato non ci voleva credere. «Come lasciarmi a casa?». Due giorni più tardi, la lettera con la buonuscita. E ora, che succede? «Sai com’è, a 44 anni, dopo aver lavorato una vita, essere liquidato in quel modo. C’è di mezzo anche l’orgoglio». Direttore d’albergo. Anzi: ex direttore d’albergo, quadro B. La riscossa di Paolo Bugada comincia l’inverno scorso, durante una delle sue solite passeggiate per portare a spasso il cane. «Mi ero preso una decina di giorni di riposo. Andavo in giro, guardavo le persone e incrociavo sempre gli stessi. E mi chiedevo: ma lavoreranno o no?». Lui che ha girato nelle catene alberghiere internazionali più importanti, di rimanere lì a far nulla, nemmeno a pensarci. «L’alternativa era fare il portiere con quei turni di notte massacranti». Niente da fare. Meglio iniziare a guardare internet e spedire qualche curriculum.
«Mi sono accorto di avere difficoltà con il computer e ho cominciato a studiarlo. Prima come hobby, poi ho aperto il pc, ci ho messo le mani dentro e ho iniziato a fare qualche lavoretto». In fondo, non era l’unico a non avere dimestichezza con le cose elettroniche. In fondo, chissà quanta gente non sa come leggere un file che ti arriva in un formato strano oppure le persone più anziane che nemmeno sanno bene come si accenda un computer. Detto fatto. «Ho scoperto che c’è tantissima gente che non era in grado di aprire un documento. E diventi schiavo di questa cosa, perché non puoi fare nulla». E poi l’idea: mettere in rete, sul sito di annunci di lavoro, la sua nuova professione, insegnante di informatica a basso costo. «Mi sono arrivate sette chiamate dopo la pubblicazione on-line. Ho cominciato con i genitori del mio condominio.

Spiegavo loro come poter controllare il computer che usano i figli». Ora che ci pensa, sa che quelle lezioni sono state la sua salvezza. «Mi hanno aiutato molto. Finché non sei tu a perdere lo stipendio, non capisci cosa vuol dire. Ma quando tocca a te, allora sì che è dura».

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