La lotta contro i tumori è targata Lombardia. Sia per la cura sia per la ricerca. Oltre allo Ieo di Umberto Veronesi, sono due i poli di eccellenza: il San Raffaele, dove è stato da poco completato uno studio contro la formazione delle metastasi, e lIstituto nazionale dei Tumori, che ha appena ricevuto un certificato per la cura dei tumori neuroendocrini. I ricercatori dellospedale di Don Luigi Verzé hanno scoperto come ridurre la formazione di vasi sangugni tumorali, principale causa delle metastasi. In questo modo è possibile ritardare o addirittura bloccare la crescita dei tumori. Lo studio, coordinato dal ricercatore Michele de Palma e dal direttore dellistituto San Raffaele-Telethon per la terapia genica Luigi Naldini, sarà pubblicato sulla rivista internazionale Cancer cell. In sostanza, si è scoperto come «neutralizzare» una particolare molecola prodotta dai tumori. E questo fornisce una doppia arma contro il cancro: innanzitutto inibisce i vasi sanguigni e poi indebolisce al tempo stesso lattività delle cellule che ne promuovono la formazione. «Il lavoro - spiegano i ricercatori - ha fornito unincoraggiante prova nei modelli sperimentali. Ora sarà importante valutare gli effetti nei pazienti oncologici». «Limportante - aggiunge De Palma - è aver dimostrato che linibizione dellangiopoietina, una molecola prodotta dai tumori, non induce resistenza al trattamento, limitando così la più insidiosa conseguenza del tumore: le metastasi».
Altro risultato non da poco è quello ottenuto dallIstituto dei Tumori diretto da Antonio Colombo. La società scientifica europea per lo studio e la cura dei tumori neuroendocrini, allultimo congresso di Lisbona, ha conferito la propria certificazione di eccellenza allistituto di via Venezian. I medici milanesi infatti sono riusciti a rispettare tutti i parametri richiesti. Per assegnare il riconoscimento sono stati considerati: il numero totale dei ricoveri e degli interventi per tumori neuroendocrini, il rapporto tra diagnosi, interventi chirurgici e terapia medica in modo da evidenziare che una quota consistente delle patologie diagnosticate fosse trattata allinterno della struttura, la percentuale di interventi complessi e trapianti di fegato, la presenza di tac, risonanza magnetica nucleare, laboratori di anatomia patologica, lattivazione di programmi sperimentali e protocolli clinici.
Risultato: listituto ogni anno cura 1500 pazienti con tumori neuroendocrini e il 10 per cento di tutti i nuovi casi di questa patologia registrati in Italia. Ed ha tutte le carte per poter ricevere il marchio di qualità.
Dai laboratori alla cura La guerra ai tumori si vince in Lombardia
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