Dai nervetti ai sorbetti, pranzo di festa al risparmio

La gastronomia di Peck è meta di turisti, habituée e clienti “traditi” dal negozio di fiducia chiuso per ferie

Davanti a saracinesca selvaggia, una cosa molto giusta l’ha detta Rocco Princi, panificatore e come tale messo alla gogna dall’opinione pubblica: «Basterebbe agevolare a livello di tasse chi non chiude». Ora a molti conviene di più serrare, quindi...
Un caso emblematico è quello di Peck, paradiso nella bontà celebrato nel mondo. Fino al cambio di secolo, gli Stoppani chiudevano per ferie il ristorante in via Hugo in luglio e lo riaprivano in agosto e il loro era il solo stellato attivo sulla piazza. «Si faceva un gran bel lavoro - ricorda Mauro Stoppani, uno dei rampolli della dinastia -. Tutti i buongustai venivano da noi». Con l’arrivo di Carlo Cracco nel 2000, anche lì si è passati al classico stop d’agosto. A cento metri, in via Spadari, la gastronomia resiste anche se la saracinesca rimarrà abbassata da domani a lunedì mattina. Colpa del calendario: aprire sabato avrebbe creato malcontento tra il personale.
Ha detto Mauro: «Tradizionalmente l’incasso di agosto è superiore a quello di luglio e sa perché? Perché gli alimentari più piccoli pian piano vanno in ferie e i loro habituée vengono da noi dove trovano tutto: pane e vino, formaggi e salumi, piatti pronti, frutta e verdura, carne, gelati e dolci». Manca solo il pesce fresco perché a livello di caviale, salmone e cocktail di scampi basta ordinare e pagare. Il turista lo riconosci anche per lo stupore di vedere ognibendidio che attende solo di essere acquistato. Si emoziona fino a farsi fotografare vicino alle bottiglie di Barolo, Barbaresco e SuperTuscans. In questi giorni si aggiungono volti nuovi nostrani, spaesati come un tedesco o un giapponese ma solo perché temono i prezzi di Peck. Sono diffidenti e chiedono se il pollo è fresco o il crudo è dolce e guai se non è di Parma. Poi tu che sei lì in coda per un piatto pronto prima di tornare in redazione, devi morderti la lingua per non scoppiare a ridere. Capita quando accanto a te un marito, solo in città, ordina raffinatezze che preannunciano una scappatella e al commesso farfuglia «sa, vado a cena da mia madre e non voglio che fatichi in cucina». E alla cassa solo contanti per non lasciare tracce. Per mamma? Boom!
Con i ristoranti buoni chiusi, per Ferragosto meglio affidarsi ai consigli di Peck. Due persone possono spendere 100 euro per cibi e vini e concedersi un grande Ferragosto, un menù pensato da Mauro: «Aperitivo con mondeghili, per antipasto nervetti e insalata russa e per primo ricche Tagliatelle alla Bisanzio con pomodorini crudi. Quindi Pollo in gelatina con sottaceti e per dessert sorbetti, evocativo quello al frutto della passione...

Con una mezza di bollicine Franciacorta Brut a 16 euro e una mezza di Curtefranca Bianco a 13, la nostra coppia è a posto e il conto rimare a due cifre».
Per le follie non c’è invece limite: una tartina al caviale 14 euro, insalata di aragosta 160 al chilo, scampi al naturale 250, Sauternes L’Extravagant de Doisy-Daéne 390... La mezza.

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