Giorgia Meloni sta lavorando per esportare il modello italiano di contrasto all'immigrazione irregolare in Europa. Ieri, a margine del Consiglio europeo, la premier ha guidato la riunione informale degli Stati membri favorevoli a «soluzioni innovative in ambito migratorio».
Oltre all'Italia ne fanno parte Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Germania, Grecia, Lettonia, Malta, Polonia e Svezia. Ma nello specifico in cosa consistono le soluzioni innovative a cui fa riferimento il gruppo? Anzitutto Ursula von der Leyen ha sostenuto la necessità di accelerare ulteriormente i negoziati relativi al Regolamento rimpatri e alla lista europea di Paesi di origine sicuri. Si tratta di due temi su cui il governo italiano si è molto speso e che rappresentano per Giorgia Meloni passaggi chiave nella revisione europea delle politiche migratorie. Sono però condizioni necessarie ma non sufficienti se non accompagnate ad altre misure a cominciare da una riflessione sulla capacità delle Convenzioni internazionali di rispondere alle sfide della migrazione irregolare. Non a caso si tratta di uno dei punti che verrà affrontato nella riunione tra funzionari sull'immigrazione che si terrà a Roma il prossimo 5 novembre annunciata dalla stessa Meloni.
C'è un altro aspetto della linea italiana ad essere stato recepito ed è una comune risposta europea alla sfida migratoria, non a caso i leader presenti alla riunione si sono trovati d'accordo nel continuare un coordinamento non solo nell'ambito Ue e Consiglio d'Europa ma anche «nei diversi contesti internazionali per promuovere più efficacemente l'approccio europeo ad una gestione ordinata dei flussi migratori» come spiega una nota di Palazzo Chigi.
Nel momento in cui verrà definitivamente approvato il nuovo regolamento Ue sui rimpatri, entreranno in vigore una serie di novità fortemente volute anche dall'Italia che sanciranno un cambio di rotta sulle politiche migratorie. Anzitutto l'obbligo di cooperazione da parte dei migranti nella procedura di rimpatrio, in secondo luogo l'estensione dei trattenimenti nei centri di detenzione fino a 24 mesi. C'è poi la proposta di introdurre rimpatri in Paesi terzi anche in assenza di legami personali e intervenire sulla rimozione della sospensione automatica delle espulsioni in caso di appello.
Misure che si accompagnano all'attività del governo italiano sul fronte interno che hanno portato nel 2024 a un calo significativo degli sbarchi rispetto al 2023 anche grazie a un approccio a 360 gradi sull'immigrazione basato sulla «difesa delle frontiere, rimpatrio di chi non ha diritto a rimanere sul territorio dell'Ue, lotta ai trafficanti e alle partenze illegali attraverso una cooperazione paritaria con i Paesi di origine e di transito». Risultati che sarebbero ancor più consistenti se potesse entrare in funzione il progetto dei centri migranti in Albania.