Licei occupati, notte bianca, manifestazioni. Slogan e striscioni, spesso suoni vuoti. La protesta del mondo della scuola (studenti e professori insieme, ma solo in sfilata) contro la riforma Gelmini prosegue, cresce, ma si nutre di se stessa, più che di fatti. Il decreto rimane un totem sullo sfondo: da abbattere, indipendentemente dal contenuto.
E allora, che cosa c'è di vero nelle accuse al ministro, quelle prima «suggerite» dai sindacati e poi accolte sulla fiducia da insegnanti e ragazzi? Il punto più contestato sono i tagli alle spese della macchina scolastica, gigantesca e dispendiosa e non sempre oculata. L'obiettivo è risparmiare quasi 8 miliardi in tre anni, che il ministro vuole reinvestire, in parte, proprio nella scuola. Quindi: non è vero che la riforma toglierà risorse agli istituti e non è vero che lascerà gli insegnanti a secco. È il contrario: dal totale risparmiato due miliardi saranno destinati, in parti quasi uguali, all'innovazione da un lato e, dall'altro, a gratificare i docenti con un bonus annuale da 5 a 7mila euro. I soldi per l'innovazione sembrano pochi? Fino ad ora, nel bilancio dell'Istruzione, occupano un microscopico 0,3 per cento.
Sul maestro unico circolano fraintendimenti plurimi (innanzitutto: sarà sempre affiancato da un docente di inglese), il più ideologico è quello secondo cui costringerà molte elementari a ridurre il tempo pieno, penalizzando i bimbi più poveri. Non è vero: grazie al maggior numero di maestri disponibili, il tempo pieno aumenterà del 50 per cento.
Un'altra bugia clamorosa, forse motivata dal terrore dei ragazzi di dover studiare di più, riguarda le ore di lezione. Gli avversari della Gelmini hanno gridato alla riforma «repressiva e autoritaria» e lo slogan, magari, ha tratto in inganno tanti studenti, convinti che dovranno rimanere ancora più tempo fra i banchi. Non è così: ai tecnici e professionali le ore passeranno da 36 a 32 a settimana, nei licei da 33 a 30. Il principio, che a qualcuno potrà sembrare pericoloso, è che conti di più la qualità del lavoro, non la quantità.
È vero che in molte scuole sarà abolito il tempo pieno?
È da settembre che i sindacati
attaccano la riforma
Gelmini su questo
punto, sostenendo che il ritorno
al maestro unico provocherà
anche una riduzione
del tempo pieno. Eppure
il ministro ha chiarito,
fin dall'inizio, che sarebbe
avvenuto l'esatto contrario:
«Con il maestro unico
il tempo pieno aumenterà,
non ci sarà una diminuzione
del servizio». La previsione
è che aumenti del 50
per cento e, a garantirlo, ci
sarà il fatto di avere un numero
maggiore di maestri
a disposizione: visto che ci
sarà un insegnante per
classe, infatti, nelle scuole
primarie ci saranno più docenti
«liberi».
È vero che i tagli
alle spese
ruberanno risorse
per l'innovazione?
È vero che la riforma prevede
risparmi significativi:
quasi 8 miliardi in tre
anni. Ma il ministro ha
chiarito di non voler penalizzare
la formazione e l'innovazione.
Anzi. Il piano
prevede di reinvestire parte
dei soldi risparmiati
(due miliardi di euro) in
parte per gratificare i prof
e, in parte, per l'innovazione
delle scuole. Cioè quella
voce del bilancio dell'istruzione
che, fino ad
ora, ha rappresentato un
misero 0,3 per cento (rispetto
al 97 per cento costituito
dagli stipendi). I soldi
saranno investiti per le dotazioni
tecnologiche, il rinnovamento
delle strutture
e la formazione.
È vero
che per risparmiare
sono penalizzati
gli stipendi dei prof?
Al contrario. I soldi risparmiati
grazie ai tagli
alle spese in eccesso saranno
destinati a innalzare
il livello di prestigio degli
insegnanti attraverso
dei «premi» in denaro. Si
tratta dei famosi due miliardi
da dividere fra innovazione
e gratifiche agli insegnanti.
A questi ultimi
dovrebbero toccare circa
850 milioni di euro, a partire
dal 2010, in forma di bonus
annuale che varierà
fra i 5mila e i 7mila euro.
All'inizio il bonus riguarderà
una cerchia ristretta di
insegnanti; poi, dal 2012,
il «premio» sarà destinato
a 257mila insegnanti, cioè
circa il 40 per cento del totale.
È vero
che gli studenti
avranno
più ore di lezione?
Fra le accuse degli avversari
al ministro Gelmini
c'è quella secondo cui la
riforma sarebbe «autoritaria
e repressiva» e, fra le
bugie che hanno trovato
orecchie disponibili (soprattutto
fra gli studenti),
perfino che saranno aumentate
le ore di lezione.
Ma è l'esatto opposto: alle
superiori sono previste meno
ore settimanali. In particolare,
negli istituti tecnici
e professionali è in programma una
riduzione delle
ore da 36 a 32 alla settimana;
nei licei classici,
scientifici, linguistico e delle
scienze umane è prevista
una diminuzione del
monte ore da 33 a 30 alla
settimana.
È vero
che per fare cassa
è stata abolita
l'educazione civica?
Anche in questo caso è
vero l'esatto contrario.
Una delle novità della riforma Gelmini
è proprio quella
di aver reintrodotto lo
studio dell'educazione civica come
materia obbligatoria
nelle scuole. L'apprendimento
dei principi della
Costituzione, quindi, diventa
uno dei cardini dell'educazione
dei ragazzi.
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