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Dalai Lama: genocidio culturale, stato di terrore Olanda, assalto all'ambasciata cinese dell'Aja

Forte denuncia del Dalai Lama che parla anche di "stato di terrore" e chiede un'inchiesta internazionale ma dice: "Si facciano pure le Olimpiadi, niente boicottaggio". Il governo in esilio: 80 le vittime degli scontri, 3 morti in Cina. Assalto all'ambasciata cinese dell'Aja

Dalai Lama: genocidio culturale, stato di terrore 
Olanda, assalto all'ambasciata cinese dell'Aja

New Delhi - Il Dalai Lama ha denunciato che in Tibet da parte della Cina è in corso un «genocidio culturale e a uno stato di terrore» . Lo ha dichiarato in un’intervista televisiva da Dharamsala, in India, dove è in esilio. Il leader spirituale dei biddhisti tibetani nella stessa intervista ha inoltre chiesto che venga avviata un’inchiesta internazionale sui fatti di Lhasa. «Noi vogliamo autonomia, non separazione», ha aggiunto il Dalai Lama che però non ha chiesto il boicottaggio delle Olimpiadi di Pechino: i Giochi si facciano pure.

Il governo in esilio: 80 morti Il governo tibetano in esilio in India ha confermato che sono 80 i morti negli scontri fra monaci e forze di sicurezza cinesi. Ieri lo stesso governo in esilio aveva parlato di 30 morti, anche se riferiva di voci di oltre cento vittime, mentre il governo cinese ha confermato solo 10 morti.

Tre vittime im Cina Le proteste dei tibetani dilagano oltre Lhasa, nella provincia cinese di Sichuan, al confine con il Tibet; e purtroppo le proteste fanno registrare anche in Cina delle vittime. Lo hanno riferito fonti locali. Almeno tre tibetani sono rimasti uccisi dagli spari della polizia, in seguito alle proteste scoppiate a Sichuan, una delle quattro province cinesi al confine con la regione himalayana del Tibet.

Truppe cinesi verso Lasha Duecento veicoli da trasporto truppe si starebbero dirigendo verso Lhasa, capitale tibetana, dove le autorità cinesi hanno imposto il coprifuoco: lo ha reso noto la televisione di Hong Kong, precisando che ogni mezzo può trasportare dai 40 ai 60 militari. Attivisti tibetani affermano che la polizia cinese ha sciolto usando bastoni e gas lacrimogeni una manifestazione di «migliaia» di monaci buddhisti nel monastero di Amdo Ngaba Kirti, in una zona a popolazione tibetana della provincia cinese del Sichuan. Secondo gli attivisti la manifestazione si è svolta alle 11.30 locali della mattina (le 4.30 in Italia). I monaci hanno gridato slogan come «lunga vita al Dalai Lama» (il leader tibetano che vive in esilio in India) e «vittoria al Tibet». Altri due monasteri del Sichuan, quello di Bumying e quello di Ompo, sarebbero stati circondati dalle forza di sicurezza cinesi, secondo gli attivisti.

YouTube oscurato Il sito internet YouTube è stato oscurato oggi in Cina dopo la diffusione di un video che mostra le sanguinose manifestazioni a Lhasa, la capitale del Tibet. L'accesso al sito è stato bloccato dopo che sono state messe in rete immagini delle dimostrazioni e della città in stato d'assedio, massicciamente presidiata da militari e polizia. Le uniche immagini ampiamente diffuse da due giorni dalla televisione cinese mostrano soltanto tibetani a Lhasa che danno l'assalto a negozi gestiti da cinesi e che danno fuoco ad automobili della polizia. La tv non ha mostrato immagini della polizia, che pure è presente in forze, secondo diverse testimonianze. Il Tibet è chiuso ai giornalisti stranieri, tranne a quelli che erano riusciti ad entrare con un permesso speciale prima dell'inizio delle manifestazioni, lunedì a Lhasa, in occasione del 49/o anniversario della partenza forzata del Dalai Lama. 

Protesta in Europa Un gruppo di dimostranti ha tentato di fare irruzione all'ambasciata della Cina all'Aja, durante una manifestazione di solidarietà col Tibet, distruggendo una parte delle recinzioni esterne dalla sede diplomatica di Pechino. Tre persone, che erano riuscite a penetrare sul terreno attorno all'ambasciata, sono state arrestate. I manifestanti hanno anche strappato la bandiera cinese per issare il vessillo tibetano, scandendo gli slogan 'Cina go home' e 'Lunga vita al Dalai Lama'. Gli organizzatori della protesta hanno fatto appello alla calma e hanno invitato a proseguire la manifestazione pacificamente. Circa trecento persone hanno manifestato a sostegno del Tibet davanti al palazzo di giustizia di Bruxelles. Dopo avere pregato in memoria delle persone uccise negli scontri a Lhasa, i manifestanti hanno invocato il boicottaggio dei giochi olimpici di Pechino. "Un paese che non rispetta i diritti umani non può organizzare i giochi" hanno affermato gli organizzatori della manifestazione, dove molti partecipanti si sono presentati imbavagliati e altri hanno innalzato cartelli con la scritta "Lunga vita al dalai lama" e "Stop alle uccisioni in Tibet". Al termine della manifestazione sono state date alle fiamme alcune bandiere cinesi.

Sit in a Roma "Siamo preoccupati che ci sia un massacro in Tibet, perché lì è all'opera il regime più brutale del mondo". Lo ha detto il presidente della Comunità tibetana in Italia, Thupten Tenzin, intervenendo nel pomeriggio ad un sit-in promosso a Roma dai Radicali, dai Verdi e dalla Sinistra Arcobaleno davanti all'ambasciata della Cina per protestare contro, hanno detto, la repressione in Tibet. Tenzin ha aggiunto che "già dopo la repressione nel 1989 ci sono stati 20 anni di arresti, deportazioni, torture avvenute nel silenzio. Questa volta - ha aggiunto - vogliamo che le Nazioni Unite facciano qualcosa di concreto per impedirlo". Davanti all'ambasciata della Cina, nel quartiere Parioli, sono confluiti circa 200 manifestanti. 

D'Alema: sul boicottaggio decida la Ue Il boicottaggio delle Olimpiadi "é un argomento che non fa parte della campagna elettorale, ma deve essere esaminato a livello di Unione Europea". Lo ha detto il vice presidente del Consiglio e ministro degli esteri, Massimo D'Alema, parlando con i giornalisti a Bari poco prima di partecipare a un convegno nazionale dell'unione degli studenti. "Non ho né frenato né accelerato. Essendo il ministro degli esteri, è giusto che di questa questione ne discuta nelle sedi proprie".

Fini:repressione grave, ma no al boicottaggio "La repressione cinese in Tibet é intollerabile, ma non credo che questo debba autorizzare a chiedere il boicottaggio delle Olimpiadi". Lo ha detto il presidente di An Gianfranco Fini a margine di una manifestazione elettorale a Catanzaro. "Anche perché - ha aggiunto Fini - proprio i giochi olimpici rappresentano un'occasione che può aiutare il popolo cinese a scoprire i valori della libertà".

Parigi: no al boicottaggio, ma fere piena luce La Francia è contro il boicottaggio delle Olimpiadi, ma auspica che "sia fatta piena luce, il più rapidamente possibile, sugli avvenimenti preoccupanti in Tibet, e che siano liberati i manifestanti pacifici messi in prigione". E' quanto ha dichiarato il sottosegretario francese ai diritti umani, Rama Yade, che ha chiesto alle autorità cinesi "di far prova della più grande moderazione e di lavorare ad un ritorno alla calma". Secondo Yade "nella storia, i boicottaggi non sono forzatamente efficaci.

Ma la Francia attira l' attenzione sulla concomitanza dei Giochi olimpici con questa aspirazione tibetana di cui la Cina deve tenere conto".

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