A metà del 1800 il cardinale John Newman scriveva: «C'è qualcosa di pauroso, di diabolico nelle torture inferte a chi non ci ha mai fatto del male, non può difendersi ed è completamente in nostro potere». Si riferiva alla vivisezione, che, contrariamente a quanto si pensi, non si esaurisce con lo stagliuzzare organismi viventi, ma si riferisce in generale agli esperimenti condotti sugli animali al fine di trarne prersunti benefici per l'uomo. La storia della medicina positivista (iniziata nell'era cartesiana) è piena delle conseguenze che gli errori della vivisezione hanno portato proprio alla specie umana, che rimane un'entità psicofisica assolutamente unica e irripetibile. Ormai la sperimentazione su ratti, cani, scimmie e altre decine di specie animali, completamente diverse dall'uomo comincia a essere superata dall'uso di modelli computerizzati, di analisi statistiche sofisticate e dalla stessa sperimentazione sull'uomo, tappa obbligatoria per qulunque progresso della medicina. E' di pochi giorni fa l'invocazione di John Gearhart pionere delle staminali dell'Università della Pennsylvania: "Abbiamo disperatamente bisogno di sapere come queste cellule si comporteranno negli umani". Come a dire, basta giocherellare con topi e ratti, per poi dover ricominciare tutto da capo sull'uomo, perdendo tempo prezioso e imboccando strade fuorvianti. Senza contare che gran parte della vivisezione riguarda, ancora oggi, prodotti destinati alla bellezza umana o a togliere le macchie dagli slip. A partire dall'8 settembre il Parlamento europeo esaminerà la revisione della direttiva 86/609, sull'utilizzazione degli animali per scopi scientifici. La previsioni sono talmente fosche che il manifesto La coscienza degli animali, già sottoscritto da migliaia di cittadini, invia una lettera ai parlamentari europei di ogni parte politica, di cui mi faccio latore. «Onorevoli», si legge nell'accorato appello, «la revisione che il Parlamento europeo si appresta ad esaminare non persegue con sufficiente determinazione l'obiettivo di ricercare e diffondere metodi alternativi alla sperimentazione sugli animali, pratica che offende il sentimento collettivo. Inoltre condanna ad una morte ingiusta quanto inutile anche gli animali d'affezione. A puro titolo d'esempio ricordiamo che la bozza approvata dal Consiglio europeo apre alla sperimentazione su cani e gatti randagi, consente il riutilizzo di animali già sottoposti ad esperimenti, permette la sperimentazione senza anestesia, autorizza interventi invasivi su animali per scopi didattici e ammette procedure di tortura quali il nuoto forzato fino all'esaurimento o l'isolamento di cani o primati per lunghi periodi. Si tratta con tutta evidenza di pratiche crudeli nei confronti di esseri che hanno un elevato livello di sensibilità e, in molti casi, sviluppano veri e propri sentimenti simili a quelli dell'uomo. Ammettere questi atti di violenza non ci sembra certo in linea con i principi delle istituzioni civili né indispensabile per gli scopi scientifici che tutti vogliamo perseguire». «Vi chiediamo», si conclude l'appello, «di essere al nostro fianco dalla parte delle migliaia di animali che ogni giorno soffrono in silenzio».
Lo firmano Michela Vittoria Brambilla, Umberto Veronesi, Franco Bergamaschi, Vittorio Feltri, Antoine Goetsche, Don Luigi Lorenzetti, Dacia Maraini, Susanna Tamaro, Franco Zeffirelli, Renato Zero.
Sono certo che, alle firme dei garanti, si aggiungeranno quelle dei cittadini comuni. Comincio io.
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