Quattro anni fa lo incontrammo in un albergo di lusso milanese, mentre molto in sordina presentava il suo primo cd (che poi zitto zitto ha venduto oltre un milione e mezzo di copie). Era un ragazzino irlandese di Celbridge, contea di Kildare, dallaria sciatta, allapparenza intimidito ma molto deciso nel difendere le sue idee ambientaliste e pacifiste, nel tutelare la sua scelta di ribelle vagabondo.
Damien Rice a quel tempo arrivò in Italia accompagnato da un pugno di ballate acustiche scarne, intimiste, legate ma al tempo stesso affrancate dal folkangloirlandese. Un John Renbourn moderno, un cantautore che è diventato eroe di culto puntando soltanto sullemotività delle sue canzoni, senza troppe promozioni né chiacchiere né spinte mediatiche (anche se pochi giorni fa ha partecipato al Live Earth). «La musica deve funzionare per se stessa, non grazie allaiuto di qualcuno che convince la gente ad ascoltarla - diceva -; le canzoni devono comunicare emozioni, altrimenti nascono false e ipocrite». Sembravano i discorsi di un trentenne in lotta contro i mulini a vento, invece Rice non ha cambiato strada o idea. Piuttosto le sue canzoni hanno fatto centro; non solo nellanima dei suoi ormai affezionati fan, ma anche della gente del cinema. Il suo pezzo più noto ai non addetti ai lavori, The Blowers Daughter, è stato colonna sonora del film Closer (con Jude Law, Natalie Portman, Julia Roberts) e Crimes dallultimo cd 9 è finito nelle musiche di Shrek 3. Senza contare telefilm come Lost (nella cui colonna sonora cè Delicate), Crossing Jordan, Greys Anatomy (che ha preso From a Whisper to a Scream), One Tree Hill (che contiene Grey Room). Eppure i suoi brani sono melanconici, raccolti, con poche concessioni alla spettacolarità.
«Scrivo per soddisfare un mio bisogno interiore, non penso a ciò che succederà dei miei pezzi, ma quando li trasformo in un disco o li suono su un palco vuol dire che credo in loro, che fanno parte della mia vita». Un ragazzo dalla vena artistica fertile e dalle idee precise (è impegnato nel sociale sia contro linquinamento sia in alcune campagne per liberare leader politici arrestati in Africa e in Asia) che si ritrova ad essere una piccola star. Lo scorso dicembre ha suonato addirittura al Conservatorio e stasera il Festival di Villa Arconati si prepara al tutto esaurito per accoglierlo. Al suo fianco non cè più la voce (e a tratti la chitarra e il basso) di Lisa Hannigan; Rice prosegue esibendosi a volte da solo, a volte con Vyvienne Long al cello e Tom Osander alle percussioni. Nel repertorio di stasera riflette tutta la sua delicata poetica, i suoni rarefatti e le liriche ora di denuncia, ora damore ma mai banali e sdolcinate perché - come dice lui - «la vita può essere romantica ma soprattutto è dura e difficile e bisogna raccontarla con lealtà». Cè la sua esperienza di vagabondo in giro per lEuropa (ha girovagato per un pezzo anche in Italia, armato di chitarra acustica, prima di diventare famoso) e i ricordi dei Juniper, la sua prima band con cui debuttò nel mondo del rock pubblicando un paio di singoli di scarso successo prima di trovare la giusta via.
Damien Rice
stasera ore 21
Villa Arconati a Castellazzo di Bollate
ingresso: 28/32 euro
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.