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«Dammi un lavoro» e lo uccide con 10 coltellate

Enrico Silvestri

È stato trovato in un lago di sangue, una decina di coltellate alla schiena, riverso sul pianerottolo dove è crollato dopo un inutile tentativo di fuga. Ettore Vitiello, 57 anni, direttore di un’Agenzia per la formazione e il lavoro è stato aggredito all’interno dell’ufficio, ha gridato disperatamente, allarmando i vicini che hanno chiamato la polizia. E mentre arrivavano le volanti e i medici del 118, un paio di testimoni hanno visto fuggire dallo stabile una persona sui sessant’anni, con un coltello sanguinante in mano.
Via Antonelli 3, al Corvetto, edificio di quattro piani, interamente occupato da uffici. Al terzo piano l’Agenzia per la formazione e il lavoro. Nel suo sito si legge «Nati nel 2001 come ente senza scopo di lucro, nel luglio del 2008 diventiamo una s.r.l., occupandoci di ricerca, progettazione, erogazione e coordinamento di attività di formazione e servizi al lavoro». E ancora «Siamo accreditati presso la Regione Lombardia e la Regione Sicilia per le attività di formazione e per i servizi al lavoro e in possesso della certificazione di qualità». La dirige Ettore Vitiello, nato il giorno di Santo Stefano del 1953, sposato, un figlio. Abita con la famiglia in via Nicola Romeo al Gratosoglio ed è solito fermarsi fino a tardi al lavoro, un ufficio «open space» diviso solo da vetrata. Verso le 19 entra l’assassino.
Cosa sia successo è purtroppo abbastanza facile da intuire: tra i due scoppia un violento alterco. I vicini li sentono alzare la voce. Poi le grida si fanno strazianti, urla di paura e di dolore, mischiate a invocazioni di aiuto. Le poche persone ancora presenti nello stabile chiamano la polizia, poi si affacciano sul pianerottolo. Vitiello è steso a terra, faccia in giù, la schiena straziata dalle coltellate, almeno dieci, forse di più. La striscia di sangue si allunga fino all’interno dell’Agenzia, fino all’ufficio della vittima. Sempre i testimoni raccontano di una persona al suo fianco, che si stacca al loro arrivano. È l’assassino. Sul fatto sia lui pochi dubbi, impugna ancora il coltello usato per uccidere. Lo descrivono alla polizia come un uomo robusto, un metro e ottanta, sui 60 anni, barba incolta, cappotto scuro e scarpe da ginnastica. Altri lo incrociano fuori in fuga precipitosa mentre cerca di nascondere il grosso coltello da cucina. Dopo pochi minuti la strada è tutto un riflesso rosso e blu dei lampeggianti delle volanti e delle ambulanze del 118. Ma c’è poco da fare. Il cuore della vittima non batte più, i medici cercano inutilmente di rianimarlo, alla fine devono arrendersi.
La mobile sta ora cercando di venire a capo del delitto. Cercando di capire «chi e perché» abbia ucciso Vitiello. Trattandosi di un’Agenzia per la formazione è abbastanza probabile che l’assassino sia una persona disoccupata che ha seguito qualcuno dei numerosi corsi, anche di lingua italiana. Anche per questo non si esclude che il killer possa essere uno straniero.

Dramma nel dramma il dolore della famiglia dell’ucciso. Moglie e figlio sono giunti in via Antonelli pochi minuti dopo la polizia. Li hanno visti disperarsi increduli quando un agente ha raccontato loro la triste realtà.

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