Daniel Fishman racconta l’epopea dei «talianin»

Quando erano gli italiani a emigrare. «Il chilometro d’oro. Il mondo perduto degli italiani d’Egitto» di Daniel Fishman (Guerini e Associati, pp. 231, 18 euro, prefazione di Magdi Allam), racconta dei cosiddetti «talianin», gli italiani costretti ad abbandonare l’Egitto allora sotto protettorato britannico, ma anche la propria storia, i beni e i ricordi. Un idillio spezzato nel 1956 dallo scoppio della guerra di Suez, quando tutti gli stranieri del Cairo «vennero sputati come semi di cocomero da Nasser fuori dal Paese in cui vivevano», non prima però di aver sperimentato l’umiliazione dei campi di internamento.

Su due piedi, imprenditori, intellettuali, tecnici, figli degli operai del canale di Suez dovettero lasciare quella che consideravano la loro terra, quando ormai lo scontro tra il panarabismo di Nasser e gli strascichi della politica coloniale britannica e francese avevano preso una direzione irreversibile. Tra i «talianin» che hanno fatto fortuna una volta rimpatriati, ricordiamo Giuseppe Ungaretti, Anna Magnani, il futurista Marinetti e la cantante Dalida.

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