DANZA Il Diavolo si fa spettacolo al Teatro Manzoni

Un «Aperitivo» straordinario lunedì sera alle 21 con la Compagnia di Jacques Heim

DANZA Il Diavolo si fa spettacolo al Teatro Manzoni

Un mélange di arti e di passioni, di quelle che premono per essere espresse e raccontate al pubblico attraverso linguaggi nuovi e codici alternativi. “Prima” europea per la compagnia Diavolo Dance Theater sbarca lunedì sera sulla scena del Teatro Manzoni per un Aperitivo “straordinario” sotto la direzione di Jacques Heim.
«La mia compagnia - racconta il parigino Heim, coreografo e fondatore della compagnia nata a Los Angeles nel 1992 - è costituita da danzatori di differenti formazioni: c’è l’esperto di balletto classico, il ginnasta, il teatrante, il ballerino di danza moderna. Così, il mio lavoro che prende vita sulla scena è un cocktail di queste forme artistiche, ben dosato, misurato e calibrato dagli strumenti di architetti e ingegneri».
Heim prosegue, con Diavolo Dance Theater - Lo spettacolo, un percorso influenzato dalla street dance, dal cinema di Hollywood, dall’estetica, dalla coreografia moderna, dalla tensione acrobatica del movimento, avvalendosi, oltre che della bravura dei corpi scolpiti da un’intensa attività di allenamento, anche di strutture, materiali.
«Volevo che il nome della compagnia facesse riflettere il pubblico americano ed europeo su un concetto che non è quello di un troppo facile e scontato riferimento a Lucifero ma - con dovute analisi e scomposizioni - a differenti suggestioni». Il nome, infatti, si presta a varie opzioni; se è vero che in italiano Diavolo rimanda subito a Lucifero ecco che scomponendolo nelle sue parti fondamentali si ottiene dia-volo, ovvero «giorno» (dia in spagnolo) del «volo» (dal latino), termine che allude alla parola francese diablerie mentre, per i più attenti, la sillaba iniziale può addirittura rimandare a Diaghilev, il fondatore ai primi del Novecento dei Ballets Russes.


«Come dei bambini - racconta Heim -, in un giardino, i danzatori si muovono attorno e a stretto contatto con la struttura. Non esiste un filo narrativo e i ginnasti, accompagnati da musica di vario genere, dall’elettronica alla classica riletta, plasmano con la loro vigoria fisica i temi della scaletta».

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