Leggi il settimanale

De Magistris va a caccia di voti riciclando i veleni di Why Not

Un groviglio. L’inchiesta omnibus sulla cosiddetta P4 assomiglia ad un gigantesco cesto in cui si può trovare di tutto. Gli appalti sulla sicurezza di Palazzo Chigi, i contratti pubblicitari dell’Eni. Le manovre sui vertici dell’intelligence militare. E tanto altro ancora. C’è da perdersi in quel labirinto che, a sentire i pm di Napoli Henry John Woodcock e Francesco Curcio, porterebbe sempre a due o tre persone elle loro manovre spericolate. Ma, naturalmente, c’è chi ha la bussola, beato lui, per orientarsi in quel mondo oscuro. È Luigi De Magistris, l’uomo che visse due volte. Ha vissuto una prima esistenza come pubblico ministero, ne vive una seconda come leader emergente dell’Italia dei Valori.
De Magistris è un tipo tosto: uno che non crede alla separazione della carriere, non solo fra pm e giudici, ma anche nella stessa persona: fra il De Magistris pm e il e Magistris politico. Quando era Pm, a Catanzaro, De Magistris mise sotto inchiesta Luigi Bisignani, il potente giornalista che di questa evocatissima P4 sarebbe il capo dei capi: erano i tempi gloriosi di Why Not. Erano i gorni in cui una claque di fan adoranti tributava al pm calabrese la standing ovation perenne per la sua azione contro i poteri forti. Poi, a furia di inseguire i mille tentacoli dell’inchiesta Why Not, De Magistris perse per strada quei poteri, talmente forti da apparire evanescenti, e lasciò la magistratura.
Ora che studia da sindaco e vorrebbe diventare il primo cittadino di Napoli, De Magistris torna alla carica e disegna il profilo del solito Bisignani, burattinaio dei burattinai, coniugabile al passato, al presente e al futuro.
Piccolo dettaglio, ricordato dal Fatto quotidiano, la posizione di Bisignani alla fine di Why Not e dopo infinite suggestioni, fu archiviata. Con un bel nulla di fatto. Tanto fumo e niente arrosto. Ma quello fu un incidente di percorso, ci spiega il tribuno, anzi quella è la prova provata del gigantesco complotto che Bisignani avrebbe messo in atto. Allora come oggi. «Se vogliono sentirmi - l’ex magistrato - sono disponibile, in qualsiasi momento, perché sono convinto che l’inchiesta napoletana ha inquadrato il cuore del sistema». Che, va da sé, lui aveva già inquadrato con Why Not. Why Not finì in un gran polverone, la P4, almeno per ora, è una nebulosa, ma lui è pronto a cucire le indagini di ieri e quelle di oggi con il nome di Bisignani. «Luigi Bisignani - spiega al Fatto l’ex pm - è il detonatore finale della miccia che, da tempo, avevano piazzato su di me e sulle mie inchieste: è un elemento fondamentale nell’esito nefasto della mia carriera in magistratura». Di più: «Non fu archiviato da me. L’inchiesta mi fu sottratta ed era già in mano ad altri». Così, coniando l’immagine del detonatore finale, De Magistris stabilisce la continuità fra l’azione della procura di Catanzaro e l’assalto giustizialista dell’Italia dei valori e consacra Woodcock come proprio erede. Why Not viene idealmente travasata dentro la P4 in una sorta di Spectre continua.
L’europarlamentare non chiarisce però lo spessore di un’indagine che avanza, per il momento, con discrezione, a colpi di interrogatori e perquisizioni. Giusto l’altro ieri, come ha anticipato il Giornale, la polizia giudiziaria ha «visitato» gli uffici milanesi di Francesco Micheli, uno dei più noti finanzieri italiani, azionista di riferimento dell’Italgo, la società che ha vinto l’appalto da 9 milioni di euro per la sicurezza dei sistemi di telefonia e trasmissione dati della presidenza del Consiglio. Ci mancava proprio Micheli in un parterre già affollato, una passerella calpestata da un plotoncino di vip: il presidente del Copasir Massimo D’Alema, sentito come teste così come il vice Fini Italo Bocchino, e poi le ministre Mara Carfagna e Stefania Prestigiacomo, oltre al direttore generale della Rai, Mauro Masi. Secondo il sito Dagospia, a sua volta risucchiato dalle parole di Bocchino in uno dei filoni laterali dell’indagine, «non è casuale che oggi la magistratura si sia accanita nello stesso momento contro Berlusconi, Cesare Geronzi e Luigi Bisignani: uomo vicino a Gianni Letta e, secondo i pm, ispiratore di molte nomine pubbliche».

I boatos si susseguono e si parla di arresti imminenti. Intanto, Bisignani si prepara ad un incontro con i pm che potrebbe risultare decisivo: l’appuntamento, in teoria per rendere dichiarazioni spontanee ma poi chissà, è per il 15 marzo.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica