Politica

«Debito pubblico, serve un patto coi Comuni»

Tremonti: «Gli enti locali devono mettere sul mercato i loro patrimoni». Alle Camere la Trimestrale di cassa

da Roma

L’abolizione dell’Ici sulla prima casa e l’aumento a 800 euro delle pensioni minime sono gli «impegni immediati» del centrodestra, se vincerà le elezioni. Recuperare le risorse per finanziare queste misure non è un problema, assicura Giulio Tremonti, ricordando che il provvedimento sull’Ici vale fra i 2 miliardi e i 2 miliardi e mezzo di euro. Ma «l’unico, vero piano per l’Italia - aggiunge il ministro dell’Economia - è rappresentato dall’operazione per abbattere il debito pubblico. Un’operazione fondamentale, che passa attraverso un grande patto fra governo centrale, regioni, province e comuni».
Nel giorno in cui l’Istat conferma il rapporto deficit-pil al 4,1% a fine 2005 (4,2% senza considerare le operazioni di swap sul debito, consentite dalle regole Eurostat), Tremonti rilancia la sua strategia sul debito pubblico. «L’operazione sul debito è fondamentale, e può avvenire soltanto - spiega a Radio 24 - trasferendo elemento dell’attivo patrimoniale dello Stato sul mercato» in sostituzione dei titoli del debito pubblico. Tutto l’attivo che può esere alienato, aggiunge il ministro, è di regioni, province e comuni, e «va venduto agli italiani, in modo che abbiano non più soltanto titoli di Stato, ma anche in attivi che devono essere privatizzati». «Se abbattiamo il debito - osserva - si risparmiano interessi e si fa ripartire il Paese».
Il ministro dell’Economia ripropone anche la possibilità, da parte dei Comuni, di introdurre le «tasse di scopo», per finanziare la relizzazione di un progetto. «È la strada che chiedono tutti i comuni, ed è una strada giusta».
Ieri la Ragioneria dello Stato ha consegnato a Tremonti la relazione trimestrale di cassa, che conferma i numeri anticipati sabato dal ministero dell’Economia. Tremonti nega che i dati sul deficit siano negativi. Il disavanzo delle pubbliche amministrazioni ha raggiunto il 4,2% del Pil (ridotto al 4,1% grazie ad operazioni di concambio sul debito pubblico ammesse dalla Ue) contro il 3,5% del 2004. Nel quarto trimestre 2005, il deficit ha raggiunto il 4,4% del Pil. Cifre che il centrosinistra interpreta come «segnali di regressione». Per Tremonti, bisogna stare attenti a parlare di Italia in declino. «L’indice di Confindustria del primo trimestre è in forte miglioramento, crescono ordini e fatturato, aumentano le esportazioni dei distretti e migliora il clima di fiducia fra le imprese: sono dati buoni». Ma il deficit al 4,2% del Pil? «Questione di decimali, a Bruxelles se ne fregano, i patti con l’Europa sono rispettati», replica il ministro. E contrattacca, rivelando d’aver appena firmato il decreto per il rimborso, con i fondi dei conti bancari dormienti, delle vittime dei crac Cirio e Parmalat, dei bond argentini «e dintorni».

La sinistra, conclude, «sta con i banchieri e i salotti, noi stiamo coi risparmiatori».

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