Decalogo per scoprire la verità (che è una bugia ben organizzata)

Un piccolo breviario per maneggiare la realtà, sempre opinabile, e capire che tra noi e i fatti c'è un velo che non si può squarciare

Decalogo per scoprire la verità (che è una bugia ben organizzata)

Milano vuole la Verità. La Milano di Berlusconi e di Mani pulite, dei Moratti e Pisapia, la Milano degli Affari e di Tettamanzi, dedica la Milanesiana curata da Elisabetta Sgarbi alla Verità e alla Bugìa. Ai «mille volti della verità» è stata pure dedicata la Festa della filosofia che si è snodata in vari centri della provincia milanese. Sul Gran Tema bipolare della Milanesiana mi cimenterò stasera ma provo a condensare dieci frammenti di verità per farne una intera. Impresa folle, ma la verità forse si attinge tramite la pazzia.

I. La verità esiste ma nessuno ne detiene il monopolio. Si può avversare la menzogna e poi sostenere che non esiste la verità, solo le interpretazioni? E che la Verità genera violenza e uccide la libertà? Non è la verità a uccidere la libertà, ma chi parla e decide in suo nome, chi se ne arroga l’esclusiva. La verità esiste ed è innocente. Ribellarsi alla verità può essere eroico o tragico, può generare sogni, deliri e opere d’arte, ma la realtà senza verità degrada.

II. La verità è corrotta dai suoi surrogati. La menzogna è insolente, sfacciata. Uccide la verità ma non la corrompe. A corromperla sono le mezze o doppie verità, le verità deviate, le sue controfigure: la norma, il canone ideologico imposto dal potere, dal mercato, dalla setta o dalla casta. La verità, in questi casi, è solo una bugia ben organizzata, potente e codificata. Per Andrea Emo «Mentire viene da mente o viceversa, mentire è la tendenza della mente».

III. L’ipocrisia non è il contrario della verità, ma il suo galateo. L'ipocrisia non è come la menzogna; è un velo dorato sul vivere civile, funge da imene della verità, perché la tutela, ne impedisce lo scempio. La verità attiene allo stato delle cose, l’ipocrisia riguarda la delicatezza nelle relazioni. Chi dichiara guerra all’ipocrisia poi dichiara morta la verità. Squarcia il velo per nulla.

IV. La verità non è rivoluzionaria né reazionaria. Il motto di Gramsci «La verità è rivoluzionaria» si è tradotto in pratica così: la verità è subordinata alla Rivoluzione, è sottomessa al Partito; vero è ciò che giova a esso, falso ciò che a esso nuoce. Così nasce la Pravda, la verità al servizio della menzogna, e muore la verità. Ma si spegne la verità anche se le si antepone l’ordine o le apparenze, per carità di patria, per tutelare i popoli o per non sovvertire lo status quo.

V. La verità combacia con la realtà tramite l’intelligenza. Per San Tommaso la verità è adaequatio rei et intellectus, è il combaciare tra l’intelletto e la realtà. Per Vico il vero e il fatto convertuntur, convergono tramite l’intelligenza. Al vero non basta solo l’evidenza della vita o solo la coerenza del pensiero, ma la verità è la loro unione nuziale. Di rado la verità sorge spontanea e immediata. Più spesso va coltivata e ricercata.

VI. La verità è splendore divino ma abbaglia. Veritatis Splendor, diceva Giovanni Paolo II. Ma il bagliore della verità acceca e a volte esige di velarsi. La pia fraus dei cristiani e le necessarie menzogne platoniche, il bello mentire di Campanella e la dissimulazione onesta di Accetto, il velo apollineo di Nietzsche, sono espedienti per non restare accecati o ustionati dalla verità.

VII. La verità si addice più ai vinti che ai vincitori. La verità per Simone Weil è «l’eterna fuggiasca dal campo dei vincitori». L’ingordigia del vincitore, la retorica del trionfo, l’apoteosi della forza poco si addicono alla verità. Più consona è la malinconia della sconfitta, perché chi perde in terra cerca riparo in cielo, è disarmato, si consola con il vero, finge meno.

VIII. La verità è un pensiero forte in un corpo fragile. Non è vero che la verità alla fine trionfa. La verità spesso è inerme, la sua voce è flebile. Non dispone di grandi poteri, anzi solitamente si oppone ad essi. Al contrario della nostra epoca dominata dal pensiero debole e dai poteri forti, la verità è possente nel pensiero ma è carente nella forza. A volte evidente, a volte segreta, a volte la verità si nasconde nell’evidenza.

IX. La verità fu in principio e sarà alla fine, ma non durante. La verità arriva troppo presto o troppo tardi. Albeggia all’origine, è l’ardore degli inizi, poi si eclissa durante il giorno, si nasconde nella vita e nei suoi compromessi. Poi riemerge al crepuscolo, quando il giorno è sfinito, siamo stanchi di finzioni per vivere e abbiamo fame di verità. La verità sopraggiunge sul calare della notte. Nella vita la verità è spesso un ricordo e un presagio.

X. La verità non si possiede, si ama. Nessuno ha il possesso della verità, al più la sfiora, vi accede in uno squarcio, o la intravede. Nella migliore delle ipotesi la verità ci possiede, ma noi non possediamo lei.

Il massimo a cui possiamo aspirare è di essere amanti della verità, nutrire passione per lei fino a preferirla ad ogni altra cosa. La libertà è il mezzo, la verità è il fine.
In un memorabile aut aut tra Cristo e la Verità, Dostoevskij scelse Cristo. Noi scegliamo la Verità, pur nell’incertezza. Cristo sarà con lei e ci perdonerà.

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