da Milano
Giancarlo Cimoli è isolato. An, Lega, Udc, Tremonti hanno preso le distanze, solo Gianni Letta lo sostiene ancora. Fonti informate ritengono che i tempi siano brevi: dieci giorni. O Cimoli riuscirà a compattare le banche per ricapitalizzare la compagnia entro il termine perentorio del 31 dicembre, oppure dovrà lasciarne ad altri la guida. A Cimoli si rimprovera di aver «riempito lAlitalia di ferrovieri», facendo perdere alla compagnia molte competenze specifiche. Dopo aver decapitato quasi tutta la prima linea di dirigenti e aver messo mano al personale, la divisione in due del gruppo - vera «polpa» del piano industriale - è ancora da realizzare. Il costo del petrolio viene interpretato come un pretesto, più che come la vera causa dellaggravarsi dei conti: chi - come Alitalia: 25 euro a biglietto - ha introdotto una sovrattassa carburante , ha «girato» sulla clientela il maggior costo. Banca Intesa, secondo buone fonti, avrebbe già ritirato la sua disponibilità, in queste condizioni, a ricapitalizzare la compagnia: Deutsche Bank sarebbe rimasta sola. Il decreto sui requisiti di sistema, oggi bloccato, potrebbe riemergere a breve, con una nuova gestione: è considerato un presupposto per laumento di capitale. Ma è anche un bel paradosso, perché per aiutare lAlitalia in crisi si prevedono regali di Stato anche a quanti, italiani e stranieri, in crisi non sono.
Ma la compagnia fallirà? Questo non è immaginabile, vista la proprietà pubblica e le elezioni (quasi) imminenti. Praticamente escluso è anche il ricorso alla legge Marzano, in base alla quale gli azionisti scompaiono: come lo spiegherebbe il Tesoro (62%) ai cittadini? Inoltre i 750 milioni di obbligazioni in circolazione andrebbero dritti dritti a gravare sul bilancio dello Stato.
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