Decreto, Napolitano: "Non era sostenibile l'esclusione dal voto delle liste del Pdl"

"Non era sostenibile che potessero non parteciparvi nella più grande regione il candidato presidente e la lista del maggior partito di governo", ha scritto sul sito del Quirinale. Il dl "non ha presentato evidenti vizi di incostituzionalità". Rabbia e orgoglio del presidente tradito dai compagni 

Decreto, Napolitano: "Non era sostenibile 
l'esclusione dal voto delle liste del Pdl"

Roma - "Non era sostenibile che potessero non parteciparvi nella più grande regione italiana il candidato presidente e la lista del maggior partito politico di governo, per gli errori nella presentazione della lista contestati dall’ufficio competente costituito presso la corte d’appello di Milano": è quanto scrive sul sito del Quirinale il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in risposta alle lettere di due cittadini, una a favore e l’altra contraria al decreto "salva-liste".

"Decreto unico strumento d'intervento" "I tempi si erano a tal punto ristretti - dopo i già intervenuti pronunciamenti delle Corti di appello di Roma e Milano - che quel provvedimento non poteva che essere un decreto legge", prosegue il presidente della Repubblica. Napolitano spiega che, al di là della ventilata soluzione politica alla mancata presentazione delle liste, c’era la necessità di intervenire tempestivamente.

"Chi governa rispetti i poteri del Capo dello Stato" "Un effettivo senso di responsabilità dovrebbe consigliare a tutti i soggetti politici e istituzionali di non rivolgersi al Capo dello Stato con aspettative e pretese improprie, e a chi governa di rispettarne costantemente le funzioni e i poteri. "La vicenda è stata molto spinosa, fonte di gravi contrasti e divisioni, e ha messo in evidenza l’acuirsi non solo di tensioni politiche, ma di serie tensioni istituzionali. È bene che tutti se ne rendano conto. Io sono deciso a tenere ferma una linea di indipendente e imparziale svolgimento del ruolo, e di rigoroso esercizio delle prerogative, che la Costituzione attribuisce al Presidente della Repubblica, nei limiti segnati dalla stessa Carta e in spirito di leale cooperazione istituzionale. Un effettivo senso di responsabilità dovrebbe consigliare a tutti i soggetti politici e istituzionali di non rivolgersi al Capo dello Stato con aspettative e pretese improprie, e a chi governa di rispettarne costantemente le funzioni e i poteri".

"Nessun vizio di incostituzionalità" Il decreto legge "non ha presentato a mio avviso evidenti vizi di incostituzionalità. Nè si è indicata da nessuna parte politica quale altra soluzione - comunque inevitabilmente legislativa - potesse essere ancora più esente da vizi e dubbi di quella natura". Sottolinea il presidente della Repubblica. "Ho letto con attenzione le vostre lettere e desidero, vostro tramite, rispondere con sincera considerazione per tutte le opinioni dei tanti cittadini che in queste ore mi hanno scritto. Il problema da risolvere - spiega il Capo dello Stato - era, da qualche giorno, quello di garantire che si andasse dovunque alle elezioni regionali con la piena partecipazione dei diversi schieramenti politici".

Le preoccupazioni dell'opposizione "Si era nei giorni scorsi espressa preoccupazione anche da parte dei maggiori esponenti dell’opposizione, che avevano dichiarato di non voler vincere - neppure in Lombardia - per abbandono dell’avversario o a tavolino. E si era anche da più parti parlato della necessità di una soluzione politica: senza peraltro chiarire - aggiunge il presidente della Repubblica - in che senso ciò andasse inteso.

Una soluzione che fosse cioè 'frutto di un accordo', concordata tra maggioranza e opposizioni? Ora sarebbe stato certamente opportuno ricercare un tale accordo, andandosi al di là delle polemiche su errori e responsabilità dei presentatori delle liste non ammesse e sui fondamenti delle decisioni prese dagli uffici elettorali pronunciatisi in materia".


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