Cronaca locale

Una via dedicata a Berlinguer ma nessuno capisce il perché

L’assessore Lucia De Cesaris lo ha annunciato, in modo un po’ irrituale con un messaggio lasciato su una pagina facebook. Non si capisce bene a chi la decisione sia stata comunicata e non si sa ancora quale sarà la strada prescelta. Quel che sfugge è il senso dell’operazione

Una via dedicata a Berlinguer ma nessuno capisce il perché

A Milano ci sarà una via o una piazza intitolata a Enrico Berlinguer. L’assessore Lucia De Cesaris lo ha annunciato, in modo un po’ irrituale con un messaggio lasciato su una pagina facebook. Non si capisce bene a chi la decisione sia stata comunicata e non si sa ancora quale sarà la strada prescelta, ma niente di tutto ciò sembra decisivo. Quel che sfugge è il senso dell’operazione. Il segretario del Pci è stato un leader molto amato dai comunisti e molto stimato anche dagli avversari - e ciò ne conferma la qualità umana. Si può aggiungere che toponomastica italiana è piena di scelte senz’altro più eccentriche, per cui si può presumere che non ci saranno barricate contro Berlinguer. Restano le perplessità per una scelta che sembra dettata da quello spirito di parte a cui la sinistra milanese vincitrice delle elezioni sembra doversi aggrappare con sempre maggiore insistenza per «fidelizzare» i suoi elettori (vista le difficoltà). Berlinguer ha poco a che fare con Milano, non solo biograficamente. Non ha avuto incarichi istituzionali ed è stato un leader politico lontano (se non ostile) a quell’idea di modernità di cui Milano da sempre è simbolo - e che ha trovato semmai la più autentica incarnazione nel suo avversario, Bettino Craxi (la cui via è stata invece archiviata). Non è un caso se l’unica eredità politica berlingueriana che viene richiamata è proprio quella «questione morale» tuttora controversa e spesso usata (dai suoi epigoni) come un’arma politica proprio contro la sinistra riformista. L’impressione è che la scelta di intitolare una via a Berlinguer corrisponda al desiderio di seppellire un riconoscimento proprio a quel socialismo riformista che invece era molto milanese.

Ma governare una città dividendola non è mai una scelta lungimirante.

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