DEDICATO AI CRITICI DI GASP

DEDICATO AI CRITICI DI GASP

Spesso, quando parlo di sport, lo faccio perchè penso sia la miglior metafora di una città. Ecco, oggi è uno di quei giorni.
Perchè la straordinaria vittoria del Genoa di mercoledì sera, il cui merito va quasi esclusivamente a Gasperini, penso sia la miglior lezione per tanti genoani - che hanno fatto di tutto per dare ragione a Osvaldo Bagnoli quando sosteneva che i peggiori nemici del Genoa sono i suoi tifosi - e per tanti genovesi. Gli stessi che chiedevano di cacciarlo via fino a ieri, «perchè è un presuntuoso», «perchè non si può giocare con la difesa a tre in serie A contro il Milan», «perchè va bene giusto per il Crotone», «perchè ha voluto Paro e Konko, che tornasse pure in B» e via di questo passo.
Per la cronaca, in genere erano gli stessi che, dopo tre partite, l’altr’anno chiedevano la cacciata di Gasperini perchè aveva voluto e faceva giocare Juric, forse l’unico giocatore davvero indispensabile di questa squadra. E, sempre per la cronaca, erano gli stessi che invidiavano Novellino - sì quel signore che con un attacco atomico veleggia nei bassifondi della classifica con il suo Torino - «perchè quello sì che è un grande allenatore». E che, magari, fra le righe ricordano con piacere il gioco «concreto» di Vavassori in serie C. Non scherzo, è tutto vero, tutto certificato. E certo l’informazione sportiva locale non ha aiutato a smontare questa robaccia. Anzi.
Anche io personalmente - sia sul Giornale, sia a Primocanale che mi offre l’occasione di parlare di calcio - ho criticato Gasperini per alcune scelte delle scorse giornate: non capivo perchè giocasse Milanetto, che senso avesse insistere su Di Vaio in quelle condizioni, soprattutto il motivo per cui Leon passava i suoi pomeriggi pallidi e assorti in panchina.

Ma, nelle critiche - con l’ottima compagnia di Claudio Onofri, Giovanni Porcella e Luca Russo - ho sempre tenuto la barra ben ferma su un punto: l’unico vero motivo per criticare Gasperini era il rischio che potesse snaturare il suo gioco, (...)
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