Uno dei killer della testimone si ispirava ad Al Capone

Al Capone era il mito di Giuseppe Avolio, uno dei due killer di Teresa Buonocore, la donna uccisa a Napoli che aveva testimoniato contro lo stupratore di sua figlia. Su Facebook, Avolio si ribattezza «Giuseppe Capone Avolio». E si presenta così: «Sono cresciuto in mezzo a gente dura. E noi dicevamo che si ottiene di più con una parola gentile e una pistola che solo con una parola gentile». Alberto Amendola, l’altro arrestato per l’omicidio della donna, due anni fa aveva testimoniato a favore di Enrico Perillo, il geometra condannato lo scorso giugno a 15 anni di reclusione per gli abusi su una figlia della Buonocore e su un’altra bambina. Dalle indagini, coordinate dal pm Danilo de Simone e dal procuratore aggiunto Giovanni Melillo, è emerso che i due avevano preparato l’agguato con cura, sincerandosi della posizione delle telecamere e provvedendo a coprire la targa dello scooter con un giubbotto.
Si erano anche precostituiti gli alibi. Che però non hanno retto. Uno dei mandanti sarebbe Lorenzo perillo, fratello del pedofilo finito in carcere dopo la testimonianza della Buonocore. Uno che aveva tentato la strada della politica.

Sicurezza, lavoro, giovani: sono alcuni dei temi chiave della sua campagna su Facebook lo scorso anno in concomitanza con le elezioni amministrative di giugno a Portici (Napoli). Era candidato nelle file del Pdl ma non fu eletto.

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