Bologna Altri guai giudiziari per Flavio Delbono, ex numero due della regione Emilia Romagna ed ex sindaco di Bologna. Alle accuse di truffa, peculato e pressioni indebite per le vacanze con la segretaria-fidanzata Cinzia Cracchi camuffate da missioni istituzionali, se ne è aggiunta una assai più pesante: corruzione in concorso.
La procura ha aperto un nuovo fascicolo riguardante il bancomat che Delbono aveva dato a Cinzia. Una tessera magnetica che lallora vice del governatore Vasco Errani aveva ottenuto da un carissimo amico, Mirco Divani, titolare di una società che lavorava per il centro unico di prenotazione sanitaria (Cup) della regione.
I nomi di Delbono e Divani compaiono per primi in questo secondo fascicolo (le indagini sul primo filone sono state chiuse lo scorso 18 marzo) nato anchesso dalle dichiarazioni della Cracchi. I pm e la Digos di Bologna vogliono scavare nei rapporti tra i due «compagni di salsicciate». Divani è titolare di una società informatica che, dal nulla, comincia a lavorare per il Cup poco dopo che Delbono ne era diventato vicepresidente. Di anno in anno il giro d'affari cresce fino a superare i 350mila euro: il tutto senza gare d'appalto ma attraverso numerose consulenze e affidamenti diretti. Delbono, vicepresidente della regione, aveva proprio la delega per seguire i progetti informatici, in particolare lo sviluppo del Cup dove, tra l'altro, ha piazzato a lavorare Cinzia dopo la rottura della relazione.
Nel 2004 Divani consegna a Delbono un bancomat relativo a un conto corrente che aveva aperto presso Farbanca, un istituto atipico, dotato di un unico sportello, la cui operatività è riservata al mondo sanitario, in particolare le farmacie. Perché Divani, un informatico, tiene un conto presso una banca di farmacisti? Perché consegna a Delbono il bancomat da cui sono stati prelevati circa 50mila euro in quattro anni? A che cosa si deve il fatto che il tetto ai prelievi bancari sia salito da 600 a 1000 euro mensili proprio in coincidenza con le maggiori consulenze acquisite da Divani? E come mai, finita la storia d'amore, Flavio offre a Cinzia 40mila euro per recuperare quel bancomat e le chiede di non farne parola con il magistrato?
Il sospetto degli inquirenti è che il bancomat fosse un modo con cui Divani «ringraziava» Delbono degli incarichi ottenuti dal Cup, società per azioni a capitale interamente pubblico. Gli interessi dellimprenditore informatico coincidevano con quelli del pubblico ufficiale. Lipotesi, secondo i legali dellex vice di Errani, non tiene. «Evidentemente per proseguire nel secondo filone di indagine la procura aveva la necessità tecnica di ipotizzare un reato. Nel merito non c'è alcun atto che regga tale ipotesi», hanno detto gli avvocati Gateano Insolera e Paolo Trombetti. Gli accertamenti, comunque, proseguono. E a tutto campo. La Digos, con il nucleo della polizia tributaria della Guardia di finanza, vuole verificare le consulenze assegnate a Divani non solo dal Cup ma pure dalla Regione Emilia Romagna. Su questo filone degli appalti, che vede anche liscrizione nel registro degli indagati di altri personaggi, la Procura mantiene il massimo riserbo.
Intanto da martedì Cinzia Cracchi non lavora più al Cup: la Regione, di cui è dipendente, lha destinata allIstituto per i beni culturali dellEmilia-Romagna, dove la signora perderà lindennità speciale di mille euro lordi mensili che aveva ottenuto con Delbono come sua segretaria, e aveva conservato al Cup in virtù di una delibera regionale che non convince i pm.
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