Qualche giorno dopo lo scoop sulla casa di Montecarlo due esponenti della Destra di Storace, increduli per le rivelazioni choc del Giornale sul pezzo pregiato del patrimonio dell’amica-contessa Colleoni svenduto da An a società offshore dei Caraibi e poi finito nella disponibilità del cognato del presidente della Camera, presentarono un primo esposto ai carabinieri. Così facendo costrinsero la procura di Roma ad aprire un’inchiesta per truffa aggravata, inchiesta che ad oggi procede col freno a mano tirato con i pm nient’affatto intenzionati a interrogare Giancarlo Tulliani, colui che disse a Fini della possibilità di vendere l’immobile monegasco a una società di sua conoscenza. Adesso gli stessi esponenti della Destra, Marco D’Andrea e Roberto Buonasorte, sono tornati alla carica in procura per segnalare, a fini di indagine, quanto tirato fuori non solo dal Giornale dal 27 luglio ai giorni nostri. In quaranta pagine l’integrazione alla denuncia-querela ripercorre le tante, troppe, anomalie dell’ affaire politico-immobiliare e chiede di procedere agli interrogatori, come persone informate sui fatti, dei fratelli Tulliani (Elisabetta e Giancarlo), dello stesso Fini, delle persone che giurano d’aver visto il presidente della Camera a Montecarlo, dei testimoni dei lavori nell’appartamento di Princess Charlotte (dall’ambasciatore Mistretta al costruttore Luciano Garzelli fino al restauratore Terrana).
A VERBALE I DUE TULLIANI E poi chiedono al pm Laviani l’immediata audizione a verbale di chiunque abbia avuto a che fare con mobili e cucina presumibilmente acquistati da Fini e compagna nell’azienda romana Castellucci (dalla titolare al dipendente di quello stesso mobilificio che rivelò d’aver visto il presidente della Camera trattare nel centro commerciale). Ovviamente la richiesta d’interrogatorio è allargata ai protagonisti «internazionali » del pasticciaccio di Montecarlo, a cominciare dal procuratore James Walfenzao che rappresentò la Printemps Ltd nella compravendita dell’immobile di An presente il senatore Francesco Pontone, procuratore dalle mille entrature off-shore al quale il giovane Tulliani a tutt’oggi domicilia le sue utenze personali.
SIGILLI ALL’APPARTAMENTO Per D’Andrea e Buonasorte gliinterrogatori sono ovviamente prodromici a focalizzare l’effettivo ruolo ricoperto da Giancarlo Tulliani, e in subordine quello di Gianfranco Fini, che in due mesi avrebbe dato spiegazioni nient’affatto esaustive se non smentite da successivi riscontri documentali e testimoniali. E per evitare che sull’immobile dei misteri vengano compiuti altri scempi gli uomini di Storace chiedono l’immediato sequestro preventivo «dei beni immobili, beni mobili registrati, universalità di beni mobili, valori ed investimenti finanziari facenti parte del patrimonio devoluto iure hereditatis dalla fu Anna Maria Colleoni alla associazione non riconosciuta Alleanza nazionale e nei confronti di chi attualmente risulti esserne detentore/amministratore, fatta eccezione per i beni che alla data odierna risultassero regolarmente ceduti a terzi».
SOS CASA AI PARIOLI L’istanza viene motivata dal «pericolo che la libera disponibilità di detti beni» possa aggravare «o protrarre le conseguenze del reato per cui si procede. All’uopo si evidenzia che nell’asse ereditario de quo è compreso un appartamento di pregio in Via Paisiello, ai Parioli (15 vani) che, come per l’immobile sito in Boulevard Princesse Charlotte n. 14 in Montecarlo, risulterebbe inspiegabilmente sfitto ed inutilizzato da anni, a far tempo dalla successione testamentaria. Risulterebbe dunque, che il partito An deliberatamente rinunciava a percepirne i frutti » al contrario di quanto faceva la signora Colleoni «che traeva dalla riscossione del canone locatizio di quell’immobile gran parte del suo reddito. In ogni caso,si chiede l’applicazione della misura cautelare reale sull’appartamento di Boulevard Princesse Charlotte n. 14 in Montecarlo». La richiesta di sequestro ha la classificazione «urgente» visto che il Corriere della Sera , appena due giorni fa, dava conto che «due inquiline dello stabile» del Principato avrebbero riferito che«l’appartamento oggetto di indagine era stato posto in vendita».
LA PISTA OFF SHORE Il duo D’Andrea-Buonasorte invita poi il pm a investigare a fondo sul conto corrente cifrato di Giancarlo Tulliani acceso in una banca di Montecarlo. L’obiettivo è quello di capire, attraverso una rogatoria mirata, se su quel riferimento bancario possano essere transitati denari della compravendita o comunque soldi riconducibili a eventuali trattative di cui Tulliani potrebbe esser stato protagonista. «Non sfuggono ai sottoscritti denuncianti le difficoltà in cui incorrerà la magistratura inquirente nel reperimento delle prove di eventuali condotte criminose, essendo coinvolti ed interessati ai fatti oggetto di indagine: società off-shore costituite in «paradisi fiscali»già segnalati tali dall’Ocse; professionisti e broker tenuti al segreto professionale; alte cariche di Stato sia nazionali che internazionali; amministratori di società estere e financo l’Interpol. Tuttavia- scrivono i rappresentanti della Destra - si ritiene che disponendo gli opportuni riscontri sulle movimentazioni bancarie, si potrebbe dare un valido contributo all’accertamento della verità».
IL CONTO CIFRATO Risulterebbe, ad esempio noto, il numero di conto corrente del Sig. Giancarlo Tulliani (c/c n.
175 69 00017 900001 presso Campagnia Monegasque de Banque) per essere impresso su una bolletta (pubblicata dal il Giornale ) relativa alla utenza elettrica dell’appartamento di Montecarlo, inviata presso il domicilio dichiarato dallo stesso presunto conduttore e cioè, presso la sede in Monaco della Timara Ltd, che coincide con il domicilio monegasco del Ssignor Walfenzao, già procuratore per l’acquirente Printemps Ltd del primo contratto di compravendita dell’immobile de quo ».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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