Come sempre a Genova, ramo calcio, chi comanda è il derby. A quattro tappe dal traguardo, 12 punti in palio, è tutto chiaro come il sole. Canta spudoratamente la Nord, spendendo beffarda benevolenza all'indirizzo del Lecce e scandendo tonitruanti cori di goduria all'annuncio di ogni gol segnato dal Cesena a Bologna e dal Parma a Udine: «Noi vogliamo la Doria in serie B! La Doria in serie B! La Doria in serie B!».
Concomitantemente, disertando la tribuna pasquale, Enrico Preziosi lancia ai «cugini» l'implicito guanto di sfida. Senza dirlo, dice in buona sostanza il presidente del Grifone: «Io non godo per le vostre disgrazie. Vedete bene che non c'è trucco e non c'è inganno. Sportivamente io batto i vostri avversari diretti, Brescia e Lecce in fila, e cavallerescamente vi do appuntamento al derby. Se ci arrivate avendo superato, dopo il Bari, il Brescia, e ci battete, sportivamente vi salvate. Se vi bastoniamo, sportivamente retrocedete».
Il Genoa uscito dalla doppia sconfitta con Cagliari e Juventus era fastidiosamente inchiodato a quota 39 e il programma annunciato da Preziosi, grande e spericolato presidente che sa di calcio e infine dimostra di saper gestire buoni rapporti di vicinato, fu di una semplicità(...)
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