Derubano lucciole cinesi, finti poliziotti in cella

Trovati gli indirizzi sui giornali, 4 balordi facevano «irruzione» in casa e razziavano soldi e gioielli. Adesso è caccia ai due complici

Paola Fucilieri

Sono amici Mauro e Paolo. Due quarantenni di Rho con qualche piccolo precedente per ricettazione, ma niente di grave, si capisce: Mauro «tiene» famiglia, è sposato e con figli. Purtroppo i due amiconi, come accade talvolta al bar con il classico bicchiere di troppo, esagerano. E, insieme ad altri due complici - ancora non identificati - pensano di passare al gioco pesante: fingere di essere dei poliziotti, presentarsi, muniti di finti distintivi, alla porta delle prostitute cinesi che mettono annunci per «massaggi», zittire le donne con lo spauracchio delle manette e del rimpatrio coatto, schiaffeggiarle, immobilizzarle mani e piedi e intanto portar via tutto quello che si può dalle loro case: denaro, preziosi, telefonini cellulari, telecamere.
Naturalmente la messinscena non poteva durare all’infinito. E dopo un annetto o giù di lì di bagordi, Mauro L., 39 anni e Paolo M., 37, sono stati arrestati in questi giorni dai carabinieri dell’«antirapine». Arrivati alla banda anche grazie alla collaborazione della comunità cinese.
Tutto comincia nel maggio dell’anno scorso. Uno dei 4 amici con il pallino per gli affari illegali e redditizi, si offre da «cavia» e - dopo un sopralluogo in uno di quei mini bordelli cinesi, dove donnine tra i 30 e i 40 a pagamento offrono sesso come complemento dell’avvolgente e sensuale massaggio orientale - matura la convinzione che, agendo d’impeto e il più rapidamente possibile, la banda possa ingannare le prostitute e arricchirsi a sbafo.
Nonostante i finti poliziotti non abbiano mai fatto irruzione per due volte nello stesso appartamento e sempre in occasioni piuttosto distanti l’una dall’altra dal punto di vista temporale, le lucciole orientali non sono così sprovvedute. E ci mettono poco a fare due più due. La voce dei rapinatori con il distintivo comincia a girare nella comunità cinese. Anche se le prostitute sono ben consce che, denunciando quei loschi tipi, salterebbe fuori la loro «attività», nonchè la loro condizione di straniere irregolari.
A maggio di quest’anno, in via de Conti (zona Maciachini), durante uno dei blitz (messi a segno sempre in pieno giorno) per i finti poliziotti si mette male. Una prostituta rinchiusa in una stanza si ribella e chiede aiuto gridando dal balcone. I balordi, allora, fuggono dall’appartamento, ma le donne li bersagliano con degli oggetti, riuscendo anche a ferirli.

Così, quando i quattro finalmente riescono a sottrarsi e a sparire a bordo della Lancia Lybra di Mauro L. (di cui lui, poi, per intorbidire le acque, denuncerà il furto) i carabinieri hanno già in mano parte della targa dell’auto e il dna dei due amiconi. Ora finiti in manette, in attesa dei complici.

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