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Il design milanese dà spettacolo

Nell’era delle contaminazioni culturali, dove il cinema si mescola con la moda e il teatro con l’arte contemporanea (cresce l’attesa per il Flauto Magico di Peter Brook in tandem con il poeta della visione William Kentridge) ecco che sul palcoscenico irrompe anche il design. Perchè no, si direbbe, vista la popolarità di un linguaggio estetico che pervade i modi di vita e che, durante i fatidici giorni del Salone del Mobile, vede fiumane di persone di ogni età abbandonarsi felicemente alla sicurezza degli oggetti. Così, per la prima volta, il Piccolo mette in scena un immaginario collettivo che a Milano, capitale dell’arte applicata, porta i nomi di Ettore Sottsass, Achille Castiglioni, Vico Magistretti, Marco Zanuso, Roberto Menghi, Giuseppe Viganò. Un mondo di «compassi d’oro», e un immaginario popolato di lampade ad arco, fruttiere, chaise-longue, librerie e quant’altro, prodotti dal fior fiore dell’industria «interior» made in Italy come Artemide, Cassina, De Padova, Flou, FontanaArte, Fredericia, Fritz Hansen, Campeggi, Kartell, O-Luce, Schiffini, Olivari. Emblematico anche il titolo scelto per la pièce diretta e interpretata da Laura Curino e che deutterà venerdì al Teatro Studio di via Rivoli: «Mani grandi senza fine», liberamente tratto dai versi di Gino Paoli e che ha l’originale pretesa di mettere sulla scena «nascita e ascesa del design a Milano», attraverso l’espressione artistica e umana dei suoi guru, quelli che per decenni hanno impresso il loro segno nelle case degli italiani e sulle «bibbie» del design italiano come Domus, Arca, Interni, Abitare. Più che una pièce sarebbe meglio parlare di un grande omaggio, quasi una celebrazione visto che, tra l’altro, proprio in questi giorni si festeggia il cinquantesimo anniversario del Salone del Mobile. Certo meno importante dell’Unità d’Italia, ma è pur vero che, se la storia si fa innovando, fare la storia è il senso della politica, sottolineano i promotori del progetto da cui nasce lo spettacolo, ovvero «Realizzare l’improbabile - il design a Milano, ascendenze e prospettive». I promotori sono l’architetto Manolo De Giorgi, lo scrittore e docente Andrea Kerbaker, il progettista Italo Lupi. Sul palcoscenico Laura Curino, già magistrale interprete al Piccolo di altri «ritratti» come Adriano Olivetti e Il Signore del cane nero, fa rivivere al pubblico le storie e le idee dei grandi designer lombardi, veri demiurghi dell’estetica della quotidianità. In fondo ci sembra, dice la Curino, che quei volti «abbiano frequentato le nostre case, tanto i loro segni sono ancora vivi e presenti negli oggetti da loro creati. Occorrerebbero giorni e mesi per raccontare quelle straordinarie storie. Nella scena ritroveremo quelle voci, quelle teste, quelle mani eccezionali.

Li ricorderemo, certo, ma soprattutto godremo ancora un po' - almeno nello spazio rituale del teatro - della loro preziosa, gioiosa, vitale, geniale compagnia». Nel comitato degli sponsor, Fondazione Bassetti, Cosmit e le Camere di Commercio di Milano e Monza. A dimostrazione che se la cultura ha bisogno dell’impresa, qualche volta è vero anche il contrario.

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