Milano, Fuori Salone e bellezza catartica, l’ospitale salotto della creatività

L’appuntamento del Fuori Salone, palcoscenico urbano del design, attrae visitatori da tutto il mondo. Milano, perfetta padrona di casa, apre il suo salotto alla bellezza catartica e alla creatività

Milano, Fuori Salone e bellezza catartica, l’ospitale salotto della creatività

Milano è l’eleganza decontractée.

Una signora sicura di sé che non indugia in atteggiamenti snobistici fuori moda.

É cosmopolita per vocazione ma protegge con sapienza la sua anima più tradizionale che convive discreta e si modella senza snaturarsi, presentandosi impeccabile ad ogni grande occasione.

E sorride agli stranieri che la frequentano.

Che in questi giorni sono più numerosi del solito, attratti da uno dei più affascinati eventi dell’anno: Il Salone del Mobile e il Fuori Salone, ambientato in città.

Ma Milano è equilibrata e non si lascia travolgere dalla folla, piuttosto osserva i suoi ospiti e li riceve, accogliente, nel salotto urbano dove il mondo non vede l’ora di accomodarsi.

Ristoranti e dheor al completo, qualche composta coda in attesa di un tavolo libero.

Luci soffuse, conversazioni gioiose ma discrete. Cortili verdi come esplosive giungle ordinate. Spazi inconsueti che brillano di creatività. Oasi di design. Angoli dove architettura, storia e arte moderna flirtano discrete. Compostezza e buon gusto.

E bellezza a profusione.

Passeggiando nel quartiere di Brera, sede del Brera design district, si ode tutto il mondo in sottofondo.

Greco, arabo, irlandese, spagnolo (e catalano) suonano squillanti.

Un accento tedesco sotto le mentite spoglie dell’inglese si sovrappone a conversazioni in francese dove gallicismi e espressioni anglofone si alternano per rendere la comunicazione con dei russi più fluida, mentre degli italiani scambiano informazioni con alcuni cinesi in un accento americano.

Non che qualche espressione in dialetto milanese non si senta, anzi, anche quella si amalgama agli accenti napoletani, bresciani e milanesi doc.

Ma è il linguaggio dell’amore per il design l’idioma ufficiale che accomuna tutti.

A seguire il suo suono si arriva dritti a leggiadre feste, adornate da celebrativi Franciacorta e Champagne che si passano lo scettro e danzano brillanti nei calici riservati agli ospiti di eventi privati.

Un pubblico affascinato: l’ingrediente principale di un melting pot, anzi di una finissima ed elegante coppa di cristallo ricolma di bellezza.

Dove l’armonia regna e la folla pacifica ondeggia a ritmo lento.

Edonista, osserva e ammira.

E si innamora: di un tessuto, una tappezzeria, una ceramica, un pezzo di alto artigianato, una poltrona.

E la osserva, la scruta, la prova, la accarezza con mano, poi la immagina e forse la desidera nel proprio salotto o nel prossimo progetto di arredo.

Un inno alla bellezza che si fa democratica. Che nessuno si sognerebbe mai di ferire o violare.

Banditi i corteggiamenti estenuanti, la si può approcciare ovunque. È di tutti ed è lì per tutti. Con il suo potere catartico e trasformatore che eleva gli animi, alleggerisce, unisce e infonde religioso rispetto restituendole il suo prezioso valore.

Intanto gli affari perdono per strada l’ansia da profitto e si adattano dolcemente all’idea che in questo palcoscenico privilegiato di Milano ci si presenti soprattutto per seminare e regalare bellezza agli sguardi.

Il business dei numeri può attendere.

Eccola in tutta la sua eleganza questa signora che, in punta di piedi, apre porte e portali. Schiude palazzi dagli scenografici cortili come scrigni adatti a pezzi d’arredo unici.

Amica della creatività e maestra nell’attrarre e trattenere spontaneamente la bellezza senza costringerla, Milano è la perfetta padrona di casa.

Conosce le regole del galateo, decontracté e sicura di sé.

E del fatto che anche l’anno prossimo tutti vorranno nuovamente sedere nel suo salotto.

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