Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
Signor Direttore,
in merito allarticolo pubblicato dal Suo giornale il 30 dicembre firmato da Paolo Giordano e intitolato «Moro, polemica sulla fiction», desidero precisare quanto segue. Da quasi trentanni conduco una battaglia solitaria contro potentissimi mulini a vento e della quale immagino lesito, senza per questo potermene esimere in quanto significherebbe tradire la memoria di mio padre. Ragion per cui affido alla Sua cortesia brevissime considerazioni. 1) Il produttore della fiction Pietro Valsecchi riferisce di avermi cercata senza trovarmi. È improbabile, per non dire impossibile: avrebbe infatti potuto facilmente rivolgersi a Maurizio Costanzo, al Senato della Repubblica, alle case editrici, ai giornalisti, al Partito Radicale ecc. 2) Purtroppo non ho alcun potere, tantomeno quelli di veto, su di una fiction, ma avrei voluto essere preparata al dolore che mi provocherà un programma del genere e invece non sono stata neanche preavvertita (e neppure la lettera pubblicamente promessa da Valsecchi è mai arrivata). 3) La famiglia Moro come realtà unitaria non esiste più dal 1978, ma esistono cinque reduci non interscambiabili tra di loro. 4) Aldo Moro non appartiene a nessuno e nessuno può rivendicare la sua storia perché è stato lasciato solo a morire. Ma, finché ci sarò io, mi batterò perché si parli di lui con rispetto e nel rispetto della verità.
Dico no ai brigatisti sceneggiatori in tv della fiction su Moro
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